25 gennaio 2011

Poesia del degrado umano: Gummo



Fra i vari registi americani di cui sono follemente innamorato, c'è anche Harmony Korine. Gummo è stato il suo secondo film (se teniamo conto di Kids) e mostra la "vita" degradata e nichilista di alcune "famiglie" di una piccola città dell'Ohio, qualche anno dopo il passaggio di un uragano che ne ha distrutto le case.



I personaggi hanno le stesse sembianze trascurate degli edifici distrutti in cui vivono, i bambini vagano senza meta per le strade con le loro biciclette in cerca di gatti da uccidere, frequentano figlie con la sindrome di down prostituite dallo stesso padre, guardano senza speranza le macchine che passano su una delle tante superstrade anonime, sniffano vernice dai sacchetti di carta. Gli adulti senza lavoro che si divertono stupidamente a petto nudo in una cucina sporca, picchiandosi allegramente, rompendo sedie e bevendo qualcosa che non è acqua sporca.



Personaggi fra il surreale e l'iper-realistico, senza un preciso senso logico o scopo di racconto. Il quadro totale di Gummo è una splendida poesia del degrado umano, le più infide bassezze fisiche e mentali che in qualche modo riescono ad essere meno spregevoli della felice ipocrisia in cui vivono persone più fortunate. Senza vere colpe, sono come animali persi nei loro istinti ingenui, che hanno rinunciato alla razionalità e alla sensibilità, unica salvezza per sopravvivere alla loro esistenza squallida.

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