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The Greasy Strangler è un film affascinante del 2016 diretto da Jim Hosking, una storia unta, sporca, trash e demenziale, a tratti estremamente violenta e sessualmente sporca, ma sempre senza prendersi mai troppo sul serio (caratteristica che ormai ho capito sia essenziale per ogni mio apprezzamento artistico).
I protagonisti di The Greasy Strangler sono padre e figlio (Ronnie e Brayden), due persone sovrappeso, sporche, maleducate e sociopatiche, che vivono in una casa disordinata, lurida e unta fino all’estremo. E’ proprio l’unto, il grasso che cola e affoga ogni cibo nel piatto a ispirare il titolo del film e a essere elemento fondamentale della sua trama spastica e imprevedibile.
Il rapporto tra Ronnie e Brayden è altamente psicolabile, il padre scontroso che raccoglie qualche soldo facendo da improbabile guida turistica per i luoghi legati alla storia della Disco Music, il figlio ormai over-40, pelato e disoccupato che non ha altro posto dove vivere e si fa ospitare in cambio di aiuto nei disco-tour e nel preparare pranzi e cene pieni di grassi, olio che unge salsicce e bacon già altamente calorici, con il padre che richiede ad alta voce ancora più olio, ancora più grasso, ancora, ancora!
Questo quadretto bucolico di famiglia fuori dagli schemi viene movimentato da due eventi improvvisi e a guardare bene altamente improbabili. A quanto pare Ronnie di notte si trasforma nel Greasy Strangler, lo strangolatore unto, un essere che sembra uscito dai vecchi b-movie trash anni 50, un essere che gira per la città uccidendo gente un po’ a caso con effetti speciali degni dei migliori film amatoriali. In parallelo, Brayden ha trovato una ragazza, un'inquietante donna che gli fa avancé durante uno dei disco-tour e ha una bella perversione per gli uomini viscidi e per le scoregge durante l’intimità.
Senza neanche stare a parlare oltre del perchè The Greasy Strangler è un capolavoro del trash artistico LULZ, dai un’occhiata al trailer qui sotto e se il film ti incuriosisce puoi comprarlo in DVD su Amazon oppure scaricarlo da qualche torrent intanto che ci pensi meglio.
Non consigliato ai deboli di cuore, a chi si impressiona facilmente e a chi ha problemi di colesterolo.
The Rambler è un film del 2013 scritto e diretto da Calvin Reeder, giovane regista poco conosciuto con all’attivo solo un paio di lungometraggi (The Rambler e The Oregonian), che è tuttavia già riuscito a guadagnarsi l’attenzione degli spettatori dai gusti un po’ bizzarri e prendersi numerosi complimenti dagli amici di 366 Weird Movies.
Ci ho messo un bel po’ di tempo prima di vedere un suo film, perchè in qualche modo le sfumature “horror” di cui leggevo nelle varie recensioni (e che si possono intuire dai trailer) un po’ mi preoccupavano. Mi sarebbe dispiaciuto se le stranezze promesse si fossero rivelate dei semplici pretesti di contorno per raccontare una storia dell’orrore per amanti del genere. Fortunatamente, almeno in The Rambler, non è così e il film contiene un favoloso viaggio surreale dalle infinite interpretazioni e significati.
Pur non riuscendo a raggiungere il livello di nonsense artistico totale che si sarebbe potuto immaginare con un pizzico di follia onirica in più, The Rambler è un riuscito miscuglio di allucinazioni misteriose e personaggi bizzarri, che lo avvicinano al cinema dei più famosi David Lynch e David Cronenberg.
La trama del film percorre il viaggio del protagonista dalla sua uscita di prigione verso il ranch del fratello, con immagini tanto care ai classici road-movie, come piccole cittadine in mezzo al deserto americano, strade perdute, ragazze a cavallo, bar malfamati, polvere, chitarre e sole soffocante. In mezzo a questo tranquillo pellegrinaggio, sogno (incubo?) e realtà si mischiano senza limiti, con strane luci nel cielo, ragazze che scompaiono e riappaiono all’infinito sotto altri ruoli dalle stesse sembianze, macchine in grado di registrare i sogni su VHS, nane attraenti, scienziati pazzi, incontri di lotta senza speranze, personaggi inquietanti che arrivano direttamente da un’altra dimensione dell’inconscio.
Le sfumature delineate da sangue, incidenti violenti e mostri inspiegabili sono forse i punti meno affascinanti del film e rimane un po’ il dubbio che siano stati inseriti per poter dare una collocazione meno indefinita al film e aiutare così lo spettatore intimorito dall’astratto. Fortunatamente queste derive horror-gore non limitano la potenzialità onirica del film. The Rambler riesce a essere un perfetto esempio di tutto quello che amo nel cinema più libero di poter giocare con i piani infiniti dell’immaginazione, tra sogno, incubo e realtà.
Non svelo altro per non rovinare le sorprese, se questa non-recensione e il trailer qui sotto vi hanno incuriosito, potete comprare il DVD di The Ramblersu Amazon.it a circa 12 euro o da Play.com a circa 6 euro. Naturalmente potete anche vedervi una preview cercando prima qualche torrent su Google, poi se vi piace ricordatevi di supportare il regista però. Buona visione!
Da questa sua passione per il cinema sono nate opere come “Hurlements en faveur de Sade”, in cui gli spettatori si ritrovavano davanti a uno schermo bianco con delle voci, oppure nero in completo silenzio (per quasi mezz’ora), uno schiaffo diretto sia al pubblico medio che non accettava / capiva tale affronto, che verso gli autoproclamati cinefili d’avanguardia che non ne potevano capire la presa in giro. Altri film dai titoli evocativi come “Sur le passage de quelques personnages à travers une assez courte unité de temps”, "Critique de la séparation" e "Réfutation de tous les jugements" riprendevano la tecnica situazionista del detournement, utilizzando spezzoni di altri film o telegiornali, foto e ritagli di riviste, per analizzare la situazione dell’uomo moderno e dei mass media attraverso le loro stesse immagini, rivoltandone il significato.
Non è mia intenzione descrivere o esaurire in questo post tutta l’importanza e le caratteristiche rivoluzionarie (sia nel senso di “un cambiamento rispetto al solito” che di “un cambiamento sociale e politico”) del cinema di Debord, che può essere approfondito meglio in altri siti (su Il Cinema di Guy Debord, Introduzione ai film di Guy Debord, appunti sul pensiero di Guy Debord, La fine dell'illusione: il cinema di Guy Debord o il détournement come metodo compositivo), ma di proporre a ogni appassionato di cinema la lettura del libro pubblicato nel 2001 grazie a Enrico Ghezzi e Roberto Turigliatto, dal titolo “Guy Debord (contro) il cinema”. Una raccolta di articoli scritti in diversi anni da numerosi autori oltre a Debord, un volume essenziale per chi ama l’arte del racconto su pellicola come ricerca continua della verità umana e del superamento di ogni limite hollywoodiano.
Mi sembra inutile aggiungere altro, se non trascrivere qui sotto alcune citazioni dal libro, frasi sparse con cui capire meglio i contenuti e le sensazioni che potete trovare in questa raccolta dedicata a un uomo e a un “movimento” che ha voluto colpire duramente la superfice lucida del cinema per farla riflettere su sè stessa. Se poi vi interessa, potete comprare “Guy Debord (contro) il cinema” da Amazon (14 euro) oppure prenderlo in prestito dalla vostra biblioteca di fiducia. Buona lettura!
Le rare opere della mia gioventù sono state speciali. Bisogna ammettere che le univa un gusto della negazione generalizzata. Era in grande armonia con la vita reale che conducevamo allora.
L'arte moderna era stata, e per poco tempo sarebbe stata ancora, critica e rivoluzionaria.
Io ho esordito con un film senza immagini, il lungometraggio "Hurlements en faveur de Sade", nel 1952. Lo schermo era bianco sulle parole, nero durante i momenti di silenzio, 24 minuti. "Le condizioni specifiche del cinema permettevano di interrompere l'aneddoto con delle masse di silenzio vuoto". Sollevati dall'orrore, i cineclub gridavano troppo forte per sentire il poco che avrebbe ancora potuto sconcertarli nel dialogo.
Ognuno esita tra il passato che vive nell’affetto e l’avvenire morto già nel presente. Non prolungheremo le civiltà meccaniche e la fredda architettura che conducono alla fine della corsa verso passatempi annoiati.
Una malattia mentale ha invaso il pianeta: la banalizzazione. Ognuno è ipnotizzato dalla produzione delle comodità, fognatura a sfogo diretto, ascensore, stanze da bagno, lavatrici.
Enemy è un film del 2013 / 2014 diretto da Denis Villeneuve e basato su di un romanzo di José Saramago dal titolo “O homem duplicado”, anche se potrebbe essere scambiato facilmente per un adattamento cinematografico di una novella di Kafkaco-diretto da David Lynch e David Cronenberg. Perchè in Enemy tutto, dalla fotografia ai temi surreali / inquietanti (come quello del “doppio sè”) non fa altro che ricordarci i qui citati autori, anche se con uno sviluppo più lineare, al gusto di thriller psicologico nonsense.
Anche se a mio parere si sarebbe potuto fare qualcosa di molto più interessante e onirico, Enemy riesce a entrare con successo nella lista dei film bizzarri che consiglio vivamente di vedere a ogni appassionato di immaginario, sopratutto per come conclude tutta la questione aperta, o per meglio dire come la lascia aperta a infiniti significati.
Non conosco le differenze con il libro, ma nel film la trama ci racconta di un professore universitario che guardando casualmente un film nota tra i personaggi un attore identico a lui, in tutto e per tutto: lineamenti, fisico, voce. Da qui inizia la sua ricerca paranoica per scoprire di chi si tratta e per cercare di incontrarlo, con in mezzo discorsi di critica sociale, totalitarismo della finta libertà, freddi rapporti interpersonali, paura e curiosità verso il mondo che ci circonda… e ragni, grandi ragni pelosi. Che significato diamo a tutto ciò? Quello che più vi piace immaginare, e come si legge nei titoli iniziali del film "chaos is order yet undeciphered".
Tra le note random l’attore principale di Enemy è Jake Gyllenhaal, ovvero il protagonista di Donnie Darko. Il trailer del film non è particolarmente utile per capire se vi possa piacere il film, anche perchè personalmente l’ho apprezzato solamente al suo termine, ma cercatevi uno streaming o un download da qualche parte con Google e dategli una possibilità, poi se vi è piaciuto compratelo in DVD quando uscirà. Buona visione!
Black Moon è un film del 1975 scritto e diretto da Louis Malle, regista che ho amato con My Dinner With Andre ma di cui il resto della filmografia non mi ha mai attirato in modo particolare. Tra gli altri film da lui girati, l’unico che in qualche modo ha stuzzicato la mia curiosità era proprio questo Black Moon, uscito in italiano con il titolo tradotto “Luna Nera”, le cui descrizioni lo delineavano come una specie di Alice in Wonderland in versione dark.
Ero un po’ dubbioso a riguardo, ma anche grazie all’ottimo articolo su 366 Weird Movies a un certo punto mi sono deciso a guardare Black Moon, ed è riuscito a superare ogni mia aspettativa: una pellicola favolosa che riesce a trasmettere tutto il fascino del cinema surreale, per qualcuno nosense e quindi dagli infiniti significati.
Nell’introduzione di Black Moon seguiamo una ragazza che corre in macchina su una strada deserta, investe a random un tasso, finisce davanti un gruppo di uomini soldato in guerra contro donne soldato, e fugge per delle lande desolate e un po’ nebbiose, che finiranno per essere una specie di tana del bianconiglio, in cui cadere per ritrovarsi in un mondo anche più strambo di quello da cui stava scappando, una villetta di campagna con personaggi e animali decisamente bizzarri.
Black Moon è un film che gioca con l’immaginario onirico, con i simboli e le metafore, per raccontare il conflitto esistente fin dall’alba dei tempi, fra uomini e donne, fra giovani e anziani, figli e genitori, tra maschile e femminile, adolescenza ed età adulta; una serie di dialoghi strambi e fantastiche allucinazioni che in qualche modo possono davvero essere avvicinati al libro di Lewis Carroll, ma in versione più oscura e multistrato, con unicorni nani, amici ratti, fiori che soffrono, chiamate radio da altri spazi-tempi, suoni, canti e allegorie che non si prendono mai troppo sul serio.
Non sto a scrivere altro per non rovinare tutta l'imprevedibilità di Black Moon, ma se queste parole sparse vi hanno incuriosito, date un’occhiata ai video qui sotto e poi cercate un torrent su Google o guardatelo in Streaming da Youtube, tanto Louis Malle è morto quindi non gli arriveranno mai i soldi (comunque se volete averlo in DVD, potete trovarlo su Amazon.it a circa 18 euro). Buona visione!
Wrong Cops è un film del 2013 scritto e diretto da Quentin Dupieux, musicista / regista che ho apprezzato con Rubber e che ho poi amato con quel capolavoro surrealista di Wrong. In Wrong Cops Quentin si mantiene su livelli più lineari e meno onirici rispetto al precedente film, ma anche in questo caso la pellicola si rivela un mix incantevole di personaggi strambi e situazioni assurde.
Come si può capire dal titolo, in Wrong Cops ci troviamo a seguire dei bizzarri poliziotti durante la loro vita fatta di vendita di stupefacenti dentro topi morti, sequestri di passanti, uccisioni per sbaglio, lezioni di gusti uditivi, giornaletti porno gay, borse piene di denaro, ricatti, pervertiti che abusano del loro distintivo, il padre di Laura Palmer che fa il capitano e Marilyn Manson sciupato come non l’avete mai visto, il tutto condito da tanta musica elettronica più o meno ripetitiva e catchy. Un po’ un richiamo a film in stile “Scuola di Polizia” ma molto più surreale che demenziale.
Wrong Cops dura 1 ora e 20 minuti, non vi sto a dire altro per non spoilerarvi troppo, guardatevi il trailer qui sotto e poi se vi piace potete cercarvi un download su qualche torrent o comprarlo su Amaton IT. Buona visione!
Wrongè un film del 2012 scritto e diretto da Quentin Dupieux, registra che ho scoperto a caso durante uno dei nostri cineforum grazie a Rubber, altro film geniale che nasce come parodia dei film horror ambientati in una cittadina di un deserto americano, ma che finisce per essere un bellissimo omaggio al cinema nonsense.
Allo stesso modo Wrong entra violentemente a far parte della lista dei miei film preferiti di sempre, ovvero nella lista dei film più infinitivamente sensati, onirici e surreali che ho io abbia visto fino a oggi. Wrong va visto con tutta la meraviglia di una allucinazione, in cui ci troveremo a seguire la scomparsa di un cane e i tentativi del suo padrone di ritrovarlo, tra dialoghi assurdi con personaggi strani, palme che si trasformano, capacità telepatiche con gli animali, uffici piovosi, negazioni sulle corse, associazioni filantropiche segrete, parti sulla spiaggia, forse morti, sogni premonitori, detective con la passione per le feci, fatture non pagate e giardinieri francesi. Posso dire altro? No, altrimenti vi rovinerei tutta la meraviglia di Wrong.
Aggiungo invece altre informazioni random parallele, ad esempio che Quentin Dupieux è stato anche conosciuto da chi ha vissuto a fine anni '90 con lo pseudonimo di Mr. Oizo, nome che usa nella sua carriera musicale in cui viene simboleggiato da un pupazzetto giallo che sicuramente molti di voi ricorderanno, se siete abbastanza vecchi.
Come già successo con Schizopolis, Wrong potrebbe benissimo essere una "commedia" diretta da David Lynch, per l'aurea onirica che abbraccia tutto il film senza prendersi mai troppo sul serio, un leggero viaggio nel piano immaginario che potrebbe benissimo accadere durante il sonno a qualsiasi possessore di un cane. E a me neanche piacciono i cani! Buona visione, bau.
Escape From Tomorrow è uno di quei film senza senso dagli innumerevoli significati, che non puoi comprendere se non sei incline al meraviglioso mondo dell'inconscio onirico e delle allucinazioni da incubo, quell'immaginario cinematografico che è tanto caro a registi come David Lynch. Si perchè questa prima pellicola di Randy Moore è un viaggio allucinante (che non si prende mai troppo sul serio) nella mente di uomo di mezza età, sposato con figli, impiegato americano, che durante un weekend a Disney World viene sottoposto al più grande degli incubi moderni: la paura della noia quotidiana nella ricerca di emozioni forti e distrazioni.
I paralleli con i leit motiv lynchiani si possono forse trovare anche nelle figure più o meno archetipiche del doppio e dell'uomo sovrappeso che gira su uno scooter elettrico per disabili (una figura sottoposta a "nanismo" da seduta statica per troppi Mc Donald?). Ma non dobbiamo vedere Escape From Tomorrow nel confronto con altre opere del cinema surreale, perchè la sua bellezza sta nel portarci in un mondo affine a quello di ogni paranoia più o meno inconscia nella mente di un uomo medio moderno, alle prese con la crisi economica, il divertimento a ogni costo, la famiglia più dovuta che voluta, il matrimonio senza basi profonde, le seduzioni dell'immaginario femminile / maschile, l'immaginazione oscura che irrompe nella vita per proteggere dai traumi.
Il film segue numerose sottotrame tra l'inquietante e l'assurdo, arricchito da momenti in cui la realtà si mescola con la fantasia, non quella del terribile luogo conosciuto come "Parco dei Divertimenti", ma quella delle visioni indotte dall'esaurimento mentale di un uomo che non riesce a reggere / leggere il proprio inconscio. Sono allucinazioni o paranoie che giocano con i complotti capitalisti, esperimenti sci-fi, epidemie mortali, desideri sessuali, complessi di Edipo, tensioni di coppia, timori famigliari, tentazioni adolescenziali, attese snervanti, cadute nell'alcool, magie fantasy, principesse, streghe e l'imposizione del divertimento esterno per fuggire a sè stessi.
Escape From Tomorrow è un film interessante anche per il suo sviluppo, in cui Randy Moore ha registrato tutte le scene all'interno di Disney World senza il permesso della Walt Disney Company o delle persone coinvolte sullo sfondo degli attori, filmando ogni scena "abusivamente" con una piccola telecamera digitale simile a quelle usate dai normali turisti in gita al parco, per poi editare tutte le scene lavorando in Korea. Bellissimo il contatore sul sito ufficiale che segna le "NUMBER OF HOURS SINCE RELEASE THAT WE HAVEN'T BEEN SUED". Pur con i limiti di un film girato di nascosto, il regista è riuscito a immortalare sulla pellicola una bellissima fotografia, composizioni in bianco e nero che giocano con luci e ombre, movimenti della camera che contribuiscono all'aria di nausea e illusione espresse dalla storia.
Potete comprare Escape From Tomorrow in Streaming da Amazon.com, scaricare in download su iTunes, cercare qualche Torrent su Google, aspettare l'uscita in DVD, oppure aspettare che venga trasmesso al cinema anche in Italia (ahahah, certo!). Buona visione e attenti all'influenza dei gatti.
Finisterrae è un film spagnolo del 2012 diretto daSergio Caballero, che si inserisce perfettamente in quella sezione di cinema onirica e surreale che alcuni spettatori poco sensibili forse definirebbero senza senso, senza vedere l'infinità di significati che si manifestano al suo interno. Un film dalle tematiche molto serie che non si prende troppo sul serio.
In Finisterrae seguiamo 2 fantasmi, di quelli con il lenzuolo in testa e 2 buchi per gli occhi, che percorrono il Cammino di Santiago per trovare qualcosa, incontrano per la strada innumerevoli situazioni metaforiche, che ogni persona sensibile può decifrare come meglio preferisce, in simboli della propria vita, della crescita, della società, del trovare sè stessi e la persona che ci completa, dell'introspezione personale, del mondo dei sogni che ogni notte ci regala una migliore spiegazione su quello che sentiamo e che qualche volta non comprendiamo immediatamente e in certi casi mai.
Nota di merito per la colonna sonora del film, tra cui spicca il gran pezzo dei Suicide, Ghost Rider. Non c'è molto altro da dire su Finisterra, perchè è uno di quei film che non si può raccontare senza disperderne il fascino, quindi se questa breve descrizione e il trailer qui sotto vi incuriosisce, cercate un Torrent e se poi lo amate potete comprare il DVD su Play.com a circa 25 euro o su Amazon IT a circa 21 euro. Buona visione!
Twin Peaks è una serie TV composta da 30 episodi circa, trasmessa negli USA dall'aprile del 1990 al giugno del 1991, scritta e diretta da David Lynch e Mark Frost, diventata presto un cult per il suo stile particolare e i personaggi bizzarri, caratteristiche che all'epoca non erano certo comuni per un telefilm. Per il pubblico di oggi, abituato a serie TV più complesse e "strane", Twin Peaks può non avere lo stesso impatto, ma lo spettatore sensibile non può che rimanere affascinato dall'atmosfera che questo serial TV riesce ancora a trasmettere.
. Se vuoi solo sapere chi ha ucciso Laura Palmer, guarda questo video (spoiler ovviamente)
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Va subito messo in chiaro che Twin Peaks è stracolmo di sottotrame e personaggi che sembrano essere stati presi da una telenovelas trash di basso livello, con intrecci sentimentali al limite del ridicolo, coppie che si tradiscono per formarne di nuove che poi vengono nuovamente tradite per motivi random, siparietti comici che non fanno molto ridere, casualità costruite davvero poco credibili. Eppure.. Twin Peaks non è solo questo, fortunatamente!
Quello che rende speciale Twin Peaks è probabilmente il tocco di David Lynch, che è riuscito a deformare questa soap opera ambientata in un paesino sperduto nei boschi tra gli USA e il Canada, inserendoci personaggi surreali e affascinanti, su di tutti l'agente speciale dell'FBI: Dale Cooper. Cooper è un investigatore dall'aria ingenua ma dall'enorme sensibilità reale e immaginaria, fissato con il caffè nero e le torte ripiene di frutta, che parla con un registratore a cassette per mandare appunti a una (forse inesistente) assistente, la notte sogna nani che ballano e strane stanze dalle tende rosse. Possiamo dire che l'aura magica di Cooper da sola riesce a sostenere tutto il fascino della serie e ogni sua apparizione risolleva le sorti dei contorni più o meno inutili da telenovelas.
La trama centrale di Twin Peaks (almeno per la prima stagione) è sicuramente interessante e contorta: gira attorno alla domanda "Chi ha ucciso Laura Palmer?" un mistero avvolto da oscure figure, segreti familiari, demoni onirici, conflitti giovanili, spaccio di droga, affari internazionali e i problemi quotidiani di tutte le persone che vivono in questo sperduto paesino. Purtroppo il problema di Twin Peaks è quello di perdersi rovinosamente verso la metà della seconda stagione, dopo che il colpevole dell'omicidio di Laura Palmer viene scoperto (nell'episodio 09, che sarebbe stato un finale perfetto), la serie cade in una lunga successione di episodi tra il noioso e il fastidioso, in cui il fascino onirico viene a mancare e la storia viene sorretta e diluita da inutili intrecci amorosi che non interessano a nessuno.
Questo accadde a causa delle pressioni del network televisivo che vide un abbassamento degli ascolti e dopo aver intimato di svelare il colpevole nel tentativo di riaccendere l'interesse, decise più volte di cancellare la serie, facendola terminare prima del previsto. I due autori persero interesse nella direzione di Twin Peaks, lasciando ad altri il compito di scrivere e dirigere molti degli episodi.
Fortunatamente gli ultimi episodi della seconda serie vengono nuovamente diretti con cura da Lynch e Frost, che riescono a risollevare la qualità della storia e a concludere egregiamente un telefilm sviluppato come "soap opera" stramba e addensato con siparietti sentimentali che farebbero storciare il naso anche alle più annoiate casalinghe. Non va dimenticato inoltre il bellissimo film Twin Peaks: Fuoco Cammina Con Me, un prequel del telefilm diretto da Lynch nel 1992, che racconta in dettaglio e sogni tutto quello che accade prima della morte di Laura Palmer.
Di nota come in tante altre produzioni dirette da Lynch, le bellissime musiche di Angelo Badalamenti, con leit-motiv e canzoni che entrano subito nell'immaginario personale e collettivo, sottolineando i momenti importanti della storia, ma anche le scene più trash, con sottofondi adatti a ogni occasione.
Insomma, tra una cosa e l'altra, vale la pena di vedersi 2 stagioni di Twin Peaks? A mio parere la cosa migliore da fare è guardarsi la prima serie e le prime 9 puntate della seconda serie fino a che non comincia ad annoiarvi, per poi passare direttamente agli ultimi 3 o 4 episodi e concludere con il film. In questo modo potete godervi Twin Peaks nel pieno delle sue qualità e poi eventualmente se avete tempo in eccesso, potete anche vedervi le puntata in mezzo alla seconda stagione :P
Nota importante per ogni videogiocatore: la visione di Twin Peaks è necessaria per apprezzare a pieno quel capolavoro di Deadly Premonition, miglior gioco di sempre su Twin Peaks anche se non è realmente su Twin Peaks (però lo è!).
Potete comprare Twin Peaks in DVD da Amazon IT o Amazon UK, IBS oppure Play.com a circa 30 euro per la versione "Definitive Gold Box Edition" (solo inglese (?) ma conviene per prezzo e contenuti). Oppure se volete prima vederne qualche episodio per capire se vi piace, cercate un download su Torrent o qualche streaming online. In ogni caso, buona visione!
Schizopolis è un film del 1996 scritto e diretto da Steven Soderbergh, regista che di solito è conosciuto per roba tipo la trilogia di Ocean's Eleven, Twelve e Thirteen, sarà forse che questa pellicola è stata uno dei suoi più grandi insuccessi commerciali, ma fortunatamente per noi pubblico difficile, una delle sue creazioni più interessanti e originali.
Il modo migliore per descrivere Schizopolis è: se David Lynch decidesse un giorno di dirigere una "commedia", forse il risultato sarebbe molto simile a questo. Senza perdermi in spoiler che rovinerebbero la visione del film, in Schizopolis possiamo trovare personaggi a metà tra il reale e il surreale, scene oniriche, cambi di ruoli, situazioni inconcludenti, leader politico-religiosi, sdoppiamenti personali e infinite interpretazioni sul significato del tutto.
Il film può essere definito nonsense da chi non comprende la bellezza dell'immaginazione, apertura mentale sottolineata dal fatto che Soderbergh ha diretto il tutto senza uno script preciso, liberamente inventando i dialoghi prima di ogni scena e lasciando grande spazio all'improvvisazione.
Perchè parlo di commedia lynchiana? Perchè i temi trattati in Schizopolis sono sempre ironici e non si prendono mai troppo sul serio, pur toccando concetti molto seri come il linguaggio umano, la società e la comunicazione interpersonale. Musichette sghembe e personaggi bizzarri non possono che regalare vari sorrisi tra un WTF e l'altro. Al contrario della cinematografia di David Lynch in cui il mondo onirico è esplorato dal punto di vista degli incubi e delle ossessioni, qui si tratta di sogni leggeri tra le noie della vita quotidiana.
Sembra che il film sia abbastanza difficile da reperire originale (costa un po', oppure è in riordino), potete comunque cercarlo online su qualche Torrent grazie a Google e poi se vi piace, potete provare a comprare il DVD su Amazon UK o Amazon IT a circa 10 euro. E come racconta uno dei personaggi nell'introduzione al film: se rimanete confusi da Schizopolis non vi preoccupate, è solo colpa vostra. Buona visione!
Synecdoche, New York è un film del 2008 scritto e diretto da Charlie Kaufman, conosciuto ai più per aver scritto le sceneggiature per film come Eternal Sunshine of the Spotless Mind e Being John Malkovich. Avevo adocchiato Synecdoche, New York già da un paio di anni, dopo averne letto ottimi pareri da fonti per me affidabili, ma non ero mai stato convinto a pieno nel vederlo, forse per i trailer e i riassunti della trama che non riescono a svelare tutta la complessità del film, forse per la durata di oltre 2 ore.
Insomma, tra una cosa e l'altra, ho guardato Synecdoche, New York solo qualche settimana fa, quando finalmente mi sono deciso a prendere un po' di tempo e dedicarmi a capire meglio cosa si nascondeva in quelle 2 ore di cinema Kaufmaniano.
Di cosa parla quindi Synecdoche, New York? Personalmente lo vedo come una complessa metafora dell'introspezione personale, simboleggiata dal teatro e da attori che recitano i ruoli di sè stessi o di altri che interpretano a loro volta qualcun'altro o sè stessi. Confusi? Si, è normale se non avete ancora visto il film. E' la vita di una persona con molteplici strati di problemi personali e interpersonali, che ha bisogno di vedersi dall'esterno per capire cosa gli stia succedendo o forse solo di mostrarsi per farsi capire a chi gli sta attorno. Ma è anche la storia di un regista teatrale che decide di organizzare la più grande e sconclusionata opera catartica che sia mai stata concepita, una ricostruzione della città di New York all'interno di un grande stadio, dove la vita quotidiana viene reinterpretata in un'infinita serie di scatole cinesi che mostrano sè stesse allo specchio.
Alla fine delle 2 ore, effettivamente Synecdoche, New York è entrato nella lista dei miei film preferiti. Una pellicola spessa che ha bisogno di tutto il tempo e l'attenzione per essere seguita, organizzata su più piani narrativi, spaziali e temporali che convivono nello stesso istante, al di fuori di ogni logica narrativa e cinematografica, una grande biografia onirica sul malessere, al termine della quale probabilmente troverete un'infinità di intepretazioni su quello che avete visto, ascoltato e provato, senza essere ben sicuri di chi fosse realmente il protagonista, chi fossero gli attori, chi fossero i personaggi, chi fossero gli spettatori.
Preferisco non raccontare altro della storia o delle scene e delle trovate spaziotemporali che mi hanno più colpito per la loro genialità, per evitare spoiler e non rovinarvi le soprese. Se siete un po' incuriositi e se apprezzate i film che non hanno un solo senso, potete comprare Synecdoche, New York in DVD su Play, Amazon UK o Amazon IT a circa 7 euro. Oppure se volete prima darci un'occhiata, lo trovate facilmente cercando su Google qualche torrent. Buona visione!
Songs from the Second Floor (titolo originale "Sånger från andra våninge") è un film svedese del 2000, scritto e diretto da Roy Andersson. Ho già parlato di questo regista con il post sul bellissimo Du Levande (You The Living) e anche in questo caso c'è una strana magia melanconica nelle sue immagini in movimento, colori sempre tendenti a un grigio che per qualche motivo mi danno l'impressione di un paese dell'Est Europa immobilizzato nel periodo della guerra fredda, ricco di simboli e metafore dell'intera società occidentale.
Da IMDB leggiamo che Songs from the Second Floor è una storia semplice e complessa sull'uomo e il suo bisogno di amore, la sua confusione, la sua vulnerabilità, le sue bugie, gli abbandoni e l'eterno desiderio di compagnia e conferme esterne. Possiamo anche aggiungere che il film è una bella allegoria dell'alienazione quotidiana, dei problemi dell'economia capitalista, della sopravvivenza personale nel mediocre mondo moderno, con tutte le sue straordinarie patologie ed eccezioni.
Ci sono impiegati sottomessi al sistema, uomini di potere alla ricerca continua di nuovi business, uomini di religione negli estremi della loro fede senza domande, mariti e mogli che non si conoscono, crisi economica, una città apatica e allo stesso tempo ostile, cori e canzoni che escono da allucinazioni metropolitane, incendi e polvere e fumo, maghi e dottori, ingorghi stradali e morti, la demenza della senilità e la demenza delle cariche arbitrarie, topi e spazzatura, corpi nudi e distaccati, fantasmi del passato e del futuro, borghesia e povertà. Insomma, tante cose da osservare per poi riflettere su dove immaginazione e realtà vadano a toccarsi.
Potete comprare il DVD di Songs from the Second Floor da Amazon UK, Amazon IT o Play a circa 9 euro. Eventualmente su Youtube al momento c'è anche tutto in streaming, sottotitolato in inglese. Buona visione!
Songs from the Second Floor Trailer:
Songs from the Second Floor Film completo in streaming:
Holy Motors è un film francese del 2012 scritto e diretto da Leos Carax, pellicola che probabilmente non verrà mai distribuita in Italia (ma chissà) e in uscita in DVD in inglese / francese solo a gennaio 2013 (forse). Quindi c'è poco da fare, se volete vedere adesso Holy Motors, dovete per forza cercarlo in streaming online oppure scaricarlo da qualche torrent.
Ma perchè dovreste vedere questo film? Di cosa parla Holy Motors? La trama e i significati sono aperti a molteplici interpretazioni, qualcuno poco sensibile potrebbe anche dire che questo film non ha senso, ma in realtà possiamo vederci infiniti sensi. Holy Motors potrebbe quindi essere una metafora delle innumerevoli maschere indossate dalle persone ogni giorno, un Pirandello cinematografico con tocchi surreali, che non si prende mai troppo sul serio.
Insomma, il protagonista del film sembra inizialmente essere un ricco uomo d'affari con il bizzarro hobby di travestirsi nelle maniere più disparate, oniriche, allucinate. Eppure con il proseguire degli appuntamenti con queste maschere, la sua stessa identità andrà a svanire, confondendo la realtà con la finzione, la vita con il cinema, l'essere con l'apparire, le aspettative negli altri con quelle in sè stessi. Un attore dai molteplici ruoli, che non sa più chi vuole, deve, sembra, essere; un uomo come tanti altri dunque, che interagisce con le comparse più o meno reali della sua vita. O comunque, qualsiasi altra cosa vi passi per la testa.
Inutile dire altro, il bello di Holy Motors è di guardarlo senza sapere troppo. Poi se vi piace, comprate il DVD quando sarà disponibile. Buona visione!
Cosmopolis è un film americano del 2012 diretto da David Cronenberg, basato su un libro di Don DeLillo. Non mi dispiace Cronenberg come regista (Videodrome, La Mosca, Il Pasto Nudo) e di questo Cosmopolis ne avevo letto bene, ma il fatto che il protagonista fosse Robert Pattinson (il tizio della saga di Twilight) mi aveva un po' limitato l'interesse nel vederlo. Fortunatamente alla serata cineforum di ieri alcuni amici hanno proposto di vedere proprio Cosmopolis e fuck, è entrato velocemente tra i miei film preferiti di sempre.
Come sintetizzare la trama e i concetti espressi in Cosmopolis? La migliore frase che mi passa per la testa per descrivere il film è proprio "la risposta umana alle oscillazioni di un cristallo di quarzo". Cosmopolis è una bellissima finestra sul mondo contemporaneo, con tutte le sue contraddizioni, le problematiche economiche e sociali, la disfunzione umana, l'organizzazione del tempo e dello spazio secondo logiche di mercato, la sopravvivenza in questa realtà che ha ormai superato la peggiore delle distopie immaginarie.
La scelta fatta da Cronenberg (o dal reparto marketing) di usare Robert Pattinson come protagonista del film (Eric Packer), ben si sposa con il ruolo del suo personaggio, ricco adulto all'apice della sua carriera, un dipinto disgustoso e affascinante dell'uomo medio contemporaneo, parallelamente apatico e fragile, incapace di vedere la decadenza del mondo se non negli indici di borse e banche, sposato con una donna che non conosce, disperde il suo ego tra sesso e denaro, insicuro e nascosto dietro a formidabili sicurezze esteriori, continuando a rimanere vuoto eppure carico di pensieri sconclusionati.
I dialoghi sono uno splendido miscuglio di testi sociali e filosofici, discorsi che non portano a niente, domande di cui si confonde l'importanza lasciate senza risposte, persone che parlano a sè stesse credendo o fingendo di stare parlando con qualcuno, nessuno ascolta o capisce tutt'altro, si cambia di continuo argomento, eppure si torna sempre sugli stessi problemi: l'essere umano e la sua società. A volte i personaggi che Eric incontra nel suo viaggio in auto sembrano quasi allucinazioni uscite da un sogno delirante, forse è lui stesso che non esiste e proprio per questo cercherà, brancolando nella notte, l'unica certezza che può farlo sentire vivo.
Si potrebbero anche trovare innumerevoli metafore sulla lussuosa limousine, sulla ricerca ossessiva di un parrucchiere con la seggiola girevole e gli specchi, sui topi usati come moneta, sulla curiosità nel sapere gli anni di una persona, sulla condizione di una prostata, sui rumori delle città che si accumulano fin dai primi secoli dell'industrializzazione. Eric non è un individuo, è l'intera società di cui facciamo parte. Senza dimenticare il sughero, inserito per insonorizzare la limousine, che fa comunque passare il rumore, ma dopotutto l'importante è il sapere di aver messo del sughero, no?
Come vedere Cosmopolis? Al cinema credo sia ormai sparito dalle sale, il DVD è in prenotazione per metà novembre, ma se avete fretta sicuramente lo potete visionare nell'attesa grazie a qualche torrent o in streaming cercando su Google. In ogni caso, buona visione.
Lost Highway (Strade Perdute in Italia) è un film del 1997, scritto e diretto da David Lynch. Dopo Eraserhead, è probabilmente il mio secondo film preferito di questo regista: oltre 2 ore di inquietudine dell'inaspettato, un thriller che ribalta gli usuali schemi del genere per saltare nel mondo degli incubi, dove tutto è contrario e sinonimo di tutto.
Come raccontare Lost Highway senza perdersi in spoiler dannosi per chi non l'ha ancora visto? Immaginatevi un sogno, dove tutto sembra normale, ma piano piano appaiono situazioni e personaggi che hanno dell'assurdo, che rendono il vostro respiro sempre più affannoso. Videocassette lasciate davanti la vostra casa su cui siete registrati voi stessi mentre dormite. Personaggi inquietanti che siete sicuri di non conoscere, lunghe strade provinciali illuminate solamente dai fari della vostra auto, storie di mafia e donne misteriose, uomini pericolosi, feste di alta borghesia, officine di meccanici d'auto; a un certo punto voi stessi non siete più gli stessi, siete altri, altrove, ma nella stessa situazione, eppure al contrario.
Inutile cercare un senso razionale in Lost Highway. Come molti altri film di David Lynch, Strade Perdute è un perfetto esempio di cinema onirico, dalle molteplici interpretazioni, dove l'ansia viene creata distruggendo le aspettative e capovolgendo i ruoli, creando figure e situazioni che hanno lo stesso fascino del risveglio dopo un lungo e complesso incubo talmente contorto da incuriosire, più che spaventare.
Potete comprare il DVD di Strade Perdute un po' d'appertutto: su Amazon IT a circa 7 euro, su IBS a circa 8 euro, magari c'è anche nel supermercato sotto casa vostra o potreste vederlo a random la notte su qualche canale televisivo locale. Buona visione!
The Limits of Control è un film americano del 2009, scritto e diretto da Jim Jarmush, un'intima caricatura dei generi cinematografici, che ribalta le abituali caratteristiche che potremmo aspettarci da una pellicola su di un killer. Al centro del racconto infatti, un assassino professionista e la sua missione per elimiare un potente uomo americano. O per meglio dire, al centro del racconto c'è tutto quello che sta attorno all'obiettivo.
Il particolare interessante di The Limits of Control è il non mostrarci alcuna scena di azione vera e propria, non vediamo uccisioni o sparatorie. La camera e lo spettatore seguono solamente i tempi morti del viaggio, le attese, i dialoghi, i silenzi e le pause che esistono tra le attività che possiamo solo immaginare al di là della pellicola. Bevute di caffè in bar europei, incontri con personaggi bislacchi che dovrebbero consegnare informazioni essenziali per la missione, scambi di oggetti e sguardi, spettacoli folkloristici, canzoni, strumenti musicali, donne tentatrici con cui non accade nulla.
The Limits of Control è un film sulla propria fantasia, che unisce nella nostra mente i personaggi, le parole, i momenti, le sensazioni sparse nel tempo monotono che viene spesso dimenticato dal cinema popolare .Lentezza e concentrazione, il sogno quasi apatico di un uomo e del mondo caotico che lo circonda. E poi, c'è Bill Murray.
Potete acquistare il DVD di The Limits of Control su Play.com a circa 6 euro, credo non sia mai uscito in italiano, quindi fate prima a prenderlo in inglese. Buona visione!