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1 marzo 2017

Domande Retoriche e Magie Oniriche per una Rivoluzione del Quotidiano Attraverso il Sogno e la Morte


Ci risiamo. Qualcuno ha deciso di pubblicare su carta una serie di scritti digitali messi insieme da questo personaggio misterioso e indisponente. Ce ne era davvero bisogno? Non sappiamo quali occhi guarderanno queste lettere impresse sul bianco, ma le possibilità sono probabilmente due: o conoscevi già l’autore e volevi possedere una copia fisica dei suoi pensieri passati, oppure hai visto per caso il titolo e ti ha incuriosito, comprato in un impeto di avventura incosciente. Cosa aspetterà i lettori nelle pagine di questa raccolta?

Amore simbolico, tagli di capelli, inesistenza della noia, rinnegazione del procreare, viaggi nel tempo, spiegazione interiore dell’arte, liberazione del tempo libero, cancellazione dei problemi, anemia della comunicazione di massa, aspetti inattesi della crisi economica, cibo per gatti, soluzione del suicidio, la morte come risposta finale e visioni oniriche che sembrano fiabe allegoriche vissute in un altro mondo che non è più. Sono questi i momenti vaghi e incompleti fissati nello spazio tempo dentro questo libro.

Non ci diamo spiegazioni o valutazioni per il risultato che teniamo per le mani. Forse leggerai queste idee con disprezzo e rinnegazione, forse ne trarrai qualche sorriso compiaciuto, forse capirai che il vero obiettivo non è quello che vedi sulle pagine, la missione segreta di queste parole è quella di farti aprire un terzo occhio che si affaccia su una infinità di idee contrarie, di farti trovare nuove domande a cui rispondere in maniera del tutto personale. Scrivendo qualcosa che rompe il muro di ciò che è solito, utile, atteso e augurato, solo così si possono attivare reazioni umane, solo così si può pensare che esista ancora qualcosa di più là fuori e dentro di te. Qualcosa che forse ancora non conoscevi.

Come tutte le opere dell'autore, i racconti e i saggi pubblicati in questo volume non vanno presi troppo sul serio. Solamente con l’auto-ironia, con la capacità di ridere sulle disgrazie del mondo è possibile comprendere qualcosa di più su quello che sta accadendo nella società post-moderna. Allo stesso tempo, ogni singola lettera è da prendere molto seriamente, seria come la morte. Quale è il segreto per essere felici, senza preoccuparsi dei problemi quotidiani?

Questo libro è una chiamata sussurrata alla tua personale rivoluzione quotidiana. Sta a te decidere che farne. Buona fine del mondo a tutti.

Riassunto: LULZ, per onorare i 7 anni di esistenza di questo blog ho raccolto in forma fisica le varie domande retoriche che avevo pubblicato su queste pagine in passato, un paio di scritti inediti e le storie allegoriche immaginate nei momenti di illuminazione. Come già fatto con il libretto di aforismi dedicati a Emil Cioran, ora esiste un libricino lungo più del doppio con i testi storici di We Are Complicated fatto apposta per tenere sulla mia libreria tutte quelle idee scritte in un periodo di tempo che non è più, oltre che per salvare in formato fisico parole che potrebbero sparire dal digitale. Poi magari a qualcun altro interessa averne una copia in casa, quindi la trovate su Amazon nel caso (come sempre il prezzo è per la maggior parte il costo di stampa più le percentuali Amazon, a me arrivano giusto 2 euro credo). Have fun.

29 settembre 2016

Riassunto degli ultimi 2 anni che cominciano a concretizzarsi in formato libro e video

Ci vorrebbero intere pagine anche solo per sintetizzare tutte le cose fatte, pianificate, organizzate e non sempre concluse negli ultimi 2 anni, ma almeno alcuni dei progetti principali con cui occupavo (occupo) il 99% del mio tempo libero e non, stanno cominciano ad arrivare alla conclusione o meglio a concretizzarsi nel reale, perchè poi non muoiono con il loro rilascio al pubblico. Da dove iniziare?

Cosa uno: finalmente abbiamo pubblicato il libro dedicato ai videogiochi cancellati (in inglese) a cui stavamo lavorando fin dalla fine del 2014, pensavo ci sarebbe voluto di meno, invece ci sarebbero probabilmente serviti un altro paio di anni per farlo esattamente come avremmo voluto, ma non potevamo rimandare oltre, quindi Video Games You Will Never Play è ora disponibile su Amazon e Createspace, in versione a colori (che purtroppo costa tanto a causa dei costi di stampa e percentuali Amazon) e versione in bianco e nero (a prezzo più abbordabile). Sprite / pixel della versione a colori fatti dal sottoscritto e sprite / pixel della versione in bianco e nero creati dalla cara Clyo.


Cosa due: siccome dovevo fare delle prove di stampa veloci prima delle prove di stampa vere e proprie per il libro qui sopra, ho preso un po' delle frasi random, aforismi, parole a caso scritte qui e su Twitter tra il 2011 e il 2014 e ho fatto un mini-mini-libricino di 37 pagine dedicato a Emil Cioran, perchè in fondo lo stile è identico al suo, però più nerd. Quindi anche "Sommario di Insofferenza" è disponibile su Amazon, a costo di stampa praticamente. Oltre che per capire se font e impaginazione andavano bene, l'obiettivo era più che altro fissare su carta tanti pensieri indisponenti che mi hanno riempito la testa in quegli anni. 


Cosa tre: siccome in due anni a scrivere roba mi sono un po' rotto il cazo di scrivere, siccome ora lavoro come freelance e sto cercando di diversificare il più possibile le entrate facendo diverse attività che mi piacciono, in modo da sfuggire il più possibile da un lavoro tradizionale, siccome ormai Youtube è diventato il canale principale attraverso cui assumere conoscenza videoludica, siccome non ci sono molti progetti seri di questo tipo in italia, e siccome ci faceva davvero tanto LULZ pensare di creare un canale in stile Fuori Orario di Enrico Ghezzi però dedicato ai videogiochi, ecco che è nato Gekigemu, progetto molto serio senza prendersi troppo sul serio, di cui il relativo canale Youtube, Twitter e Patreon. Gli diamo un anno di tempo, e poi vediamo se può continuare o meno. In realtà sarebbe dovuto iniziare tra un paio di mesi quando avrò finito altri video ancora in lavorazione, ma settimana prossima esce finalmente il remake di The Silver Case per PC e il video relativo alla saga di Kill the Past e Suda51 doveva per forza uscire prima. Buona visione.


Ora forse dormo un po'.

21 novembre 2014

Guy Debord (contro) il Cinema

Guy Debord (contro) il Cinema

Ho già parlato in più occasioni di Guy Debord (come nei Commentari sulla Società dello Spettacolo), tra i fondatori dell'Internazionale Situazionista e membro della Internazionale lettrista, scrittore di libri e articoli, assiduo non-lavoratore, e anche regista di alcuni cortometraggi sperimentali fin dai primi anni ‘50, in cui ricercava nuovi modi di sfruttare la comunicazione cinematografica seguendo la sua critica della società e delle convenzioni.

Da questa sua passione per il cinema sono nate opere come “Hurlements en faveur de Sade”, in cui gli spettatori si ritrovavano davanti a uno schermo bianco con delle voci, oppure nero in completo silenzio (per quasi mezz’ora), uno schiaffo diretto sia al pubblico medio che non accettava / capiva tale affronto, che verso gli autoproclamati cinefili d’avanguardia che non ne potevano capire la presa in giro. Altri film dai titoli evocativi come “Sur le passage de quelques personnages à travers une assez courte unité de temps”, "Critique de la séparation" e "Réfutation de tous les jugements" riprendevano la tecnica situazionista del detournement, utilizzando spezzoni di altri film o telegiornali, foto e ritagli di riviste, per analizzare la situazione dell’uomo moderno e dei mass media attraverso le loro stesse immagini, rivoltandone il significato.


Non è mia intenzione descrivere o esaurire in questo post tutta l’importanza e le caratteristiche rivoluzionarie (sia nel senso di “un cambiamento rispetto al solito” che di “un cambiamento sociale e politico”) del cinema di Debord, che può essere approfondito meglio in altri siti (su Il Cinema di Guy Debord, Introduzione ai film di Guy Debord, appunti sul pensiero di Guy Debord, La fine dell'illusione: il cinema di Guy Debord o il détournement come metodo compositivo), ma di proporre a ogni appassionato di cinema la lettura del libro pubblicato nel 2001 grazie a Enrico Ghezzi e Roberto Turigliatto, dal titolo “Guy Debord (contro) il cinema”. Una raccolta di articoli scritti in diversi anni da numerosi autori oltre a Debord, un volume essenziale per chi ama l’arte del racconto su pellicola come ricerca continua della verità umana e del superamento di ogni limite hollywoodiano.

Mi sembra inutile aggiungere altro, se non trascrivere qui sotto alcune citazioni dal libro, frasi sparse con cui capire meglio i contenuti e le sensazioni che potete trovare in questa raccolta dedicata a un uomo e a un “movimento” che ha voluto colpire duramente la superfice lucida del cinema per farla riflettere su sè stessa. Se poi vi interessa, potete comprare “Guy Debord (contro) il cinema” da Amazon (14 euro) oppure prenderlo in prestito dalla vostra biblioteca di fiducia. Buona lettura!


Le rare opere della mia gioventù sono state speciali. Bisogna ammettere che le univa un gusto della negazione generalizzata. Era in grande armonia con la vita reale che conducevamo allora.

L'arte moderna era stata, e per poco tempo sarebbe stata ancora, critica e rivoluzionaria.

Io ho esordito con un film senza immagini, il lungometraggio "Hurlements en faveur de Sade", nel 1952. Lo schermo era bianco sulle parole, nero durante i momenti di silenzio, 24 minuti. "Le condizioni specifiche del cinema permettevano di interrompere l'aneddoto con delle masse di silenzio vuoto". Sollevati dall'orrore, i cineclub gridavano troppo forte per sentire il poco che avrebbe ancora potuto sconcertarli nel dialogo.

Ognuno esita tra il passato che vive nell’affetto e l’avvenire morto già nel presente. Non prolungheremo le civiltà meccaniche e la fredda architettura che conducono alla fine della corsa verso passatempi annoiati.

Una malattia mentale ha invaso il pianeta: la banalizzazione. Ognuno è ipnotizzato dalla produzione delle comodità, fognatura a sfogo diretto, ascensore, stanze da bagno, lavatrici.

1 ottobre 2014

Commentari sulla Società dello Spettacolo, di Guy Debord


20 anni dopo la pubblicazione del suo libro "La Società dello Spettacolo", Guy Debord sente di dover aggiungere delle importanti note alla sua opera e nel 1988 esce il volume dal titolo "Commentari sulla Società dello Spettacolo", in cui riprende le sue teorie per affinarle ai tempi sempre più in linea con le sue analisi della società moderna.

Debord è stato tra i membri più famosi della Internazionale Situazionista e le sue idee hanno influenzato i critici sociali dell'ultimo secolo, a partire da quel movimento più superficiale che effettivo che furono le rivolte studentesche e operaie del 1968. Anche se questi commentari andrebbero presi in mano dopo una attenta lettura della Società dello Spettacolo, i pensieri che si ritrovano tra le sue pagine riescono a vivere benissimo per conto proprio, evidenziando problemi e tecniche contro cui ogni uomo finisce per scontrarsi durante questa esistenza in un mondo guidato da poteri economici.

Come sempre vi riscrivo alcune citazioni dai Commentari sulla Società dello Spettacolo qui sotto, per capire un po' meglio quali sono gli argomenti del saggio. Il libretto è composto da poco più di 100 pagine e potete leggerlo tutto in un pomeriggio, se vi interessa lo trovate da leggere completo online, in prestito nella vostra biblioteca di fiducia o potete comprarlo su Amazon per 9 euro. Buona lettura!

Dovendo tener conto di lettori molto attenti e diversamente influenti, non posso evidentemente parlare in piena libertà. Sopratutto devo stare attento a non istruire troppo chicchessia.

Può accadere che la transizione mediatica faccia da copertura per molte attività, ufficialmente indipendenti, ma in realtà segretamente collegate da differenti reti ad-hoc. In tal modo, a volte, la divisione sociale del lavoro, così come la solidarietà facilmente prevedibile del suo uso, riemergono sotto forme del tutto nuove: per esempio si può ormai pubblicare un romanzo per preparare un assassinio. Questi esempi pittoreschi vogliono anche dire che non ci si può più fidare del mestiere di nessuno.

9 maggio 2014

Riflessioni sulle Cause della Libertà e dell'Oppressione Sociale, di Simone Weil


Simone Weil è stata una filosofa, mistica e scrittrice francese, nata nel 1909 e morta nel 1943, che nel corso dei suoi 34 anni di vita ha scritto numerosi saggi di filosofia politica, metafisica, estetica e poesia. Nel 1934 scrive “Réflexions sur les causes de la liberté et de l'oppression sociale”, in italiano “Riflessioni sulle cause della libertà e dell'oppressione sociale”, un breve saggio da un centinaio di pagine sulla moderna società oppressiva e su possibili modelli sociali che sappiano invece liberare l’uomo per farlo vivere in piena libertà. Non c’è molto altro da aggiungere, se il tema vi interessa, qui sotto trovate alcune citazioni e frasi prese da “Riflessioni sulle cause della libertà e dell'oppressione sociale” e se quello che scriveva Simone Weil vi ispira, potete prendere in prestito il libro nella vostra biblioteca di fiducia, comprarlo su Amazon IT (5 euro) o scaricare il PDF grazia a Google. Buona lettura!
Il lavoro non viene più eseguito con la coscienza orgogliosa di essere utile, ma con il sentimento umiliante e angosciante di possedere un privilegio concesso da un favore passeggero della sorte, un privilegio dal quale si escludono parecchi esseri umani per il fatto stesso di goderne, in breve un posto. Gli stessi imprenditori hanno perso quella credenza ingenua in un progresso economico illimitato che faceva loro supporre di avere una missione [...]

L'esperienza mostra che i nostri antenati si sono ingannati credendo nella diffusione dei lumi, poiché non si può divulgare fra le masse che una miserabile caricatura della cultura scientifica moderna, caricatura che, lungi dal formarne la capacità di giudizio, le abitua alla credulità.

In effetti Marx ha ben mostrato che la ragione vera dello sfruttamento dei lavoratori non consiste nel desiderio di godere e di consumare che i capitalisti avrebbero, bensì nella necessità d'ingrandire l'impresa il più rapidamente possibile per renderla più potente delle imprese concorrenti. Ora non è solamente l'impresa, ma ogni specie di collettività lavoratrice, qualunque essa sia, ad aver bisogno di restringere al massimo i consumi dei propri membri per dedicare più tempo possibile a forgiarsi armi contro le collettività rivali; cosicché fin quando ci sarà, sulla superficie terrestre, una lotta per il potere, e fin quando il fattore decisivo della vittoria sarà la produzione industriale, gli operai saranno sfruttati.

Tutta la nostra civiltà è fondata sulla specializzazione, la quale implica l'asservimento di coloro che eseguono a coloro che coordinano; e su un simile fondamento non si può che organizzare e perfezionare l'oppressione, di certo non alleviarla.

8 marzo 2014

Quaderni 1957 - 1972, di Emil Cioran

Quaderni di Emil Cioran

Potrei non dilungarmi troppo su una introduzione a Emil Cioran, avendone già scritte numerose per Al Culmine della Disperazione, Confessioni e Anatemi, Il Funesto Demiurgo, La Tentazione di Esistere, L'Inconveniente di Essere Nati, Sillogismi dell'Amarezza, Sommario di Decomposizione, Squartamento e Taccuino di Talamanca, ma qualche riga per i suoi Quaderni 1957 - 1972 va pure sprecata.

Questi quaderni sono i "diari" che Emil Cioran ha tenuto dal 1957 al 1972, trentaquattro quadernetti che per 15 anni lo hanno accompagnato nelle sue insonnie, disperazioni, malattie, incontri con personaggi più o meno famosi, dialoghi, ascolti musicali, letture di ogni tipo, passeggiate nella pianura provinciale francese, citazioni da altri autori o persone comuni, impressioni sui movimenti del '68, la duplice difficoltà nel non riuscire a scrivere seguendo comunque l'idea dell'inutilità del creare un'opera, momenti quotidiani nella sua mansarda, descrizioni di strade, boschi, difficoltà e tanto umorismo sottile di chi crede nel nulla.

Il libro è probabilmente da leggere solamente dopo aver assorbito e amato il resto dei suoi volumi, siccome questi Quaderni sono qualcosa di immensamente massiccio e soverchiante: 1.100 pagine, una bibbia, un'encliclopedia dell'aforisma pungente, un mattone contro le vetrate pulite delle strade di Parigi. Dentro tutti questi fogli si ritrova Emil Cioran con i suoi temi ricorrenti, sulla morte, il suicidio, la musica, la filosofia, le religioni, la Francia e la Romania, i ricordi d'infanzia, i pensieri notturni, le peripezie nell'aggiustare una maniglia del balcone o i tubi del suo lavandino. Tutto quando ma più concentrato ed espanso allo stesso momento.



Vista l’enormità di questi Quaderni 1957 - 1972 mi ero riproposto di segnarmi e riscrivere solo qualche frase che mi avesse colpito in modo particolare nelle prime 500 pagine del libro, ma alla fine non ce l’ho fatta, troppe citazioni e pensieri random che adoro e che volevo tenere da parte. Qui sotto trovate quindi qualche pagina di parti casuali prese dai Quaderni di Emil Cioran, per capire cosa si nasconde in questo enorme volume. Come sempre se le sue parole risvegliano in voi qualcosa, potete recuperare i Quaderni di Emil Cioran in prestito nella vostra biblioteca di fiducia oppure comprarlo in libreria o su Amazon (in PDF da scaricare non si trova che io sappia). Buona lettura!

La mia incapacità di vivere è pari soltanto a quella di guadagnarmi da vivere. Il denaro e io siamo incompatibili. Sono arrivato a quarantasette anni senza aver mai avuto un reddito! Non posso pensare a nulla in termini di denaro.

Che cosa sarei, che cosa farei senza le nuvole? Trascorro la maggior parte del tempo a guardarle passare.

Sballottato tra il cinismo e l’elegia.

Dopo una notte in bianco sono sceso in strada. I passanti assomigliavano tutti ad automi; nessuno sembrava vivo, ognuno pareva mosso da un congegno nascosto; movimenti geometrici; niente di spontaneo; sorrisi meccanici; un gesticolare da fantocci - una totale rigidità…

Saltellare scioccamente su un pianeta fallito.

Vivere significa venire a patti. Chiunque non muoia di fame è sospetto.

30 gennaio 2014

Taccuino di Talamanca, di Emil Cioran


Chi conosce Emil Cioran e chi ha una vaga idea dell'immaginario di un isola come Ibiza, non può che vedere i due soggetti come totalmente estranei l'uno all'altro. Eppure nel 1966 anche Cioran si è fatto una vacanza a Ibiza. Cosa potrà mai nascere dall'unione di questi due estremi? Lo scopriamo nel brevissimo libro "Taccuino di Talamanca. Ibiza (31 luglio - 25 agosto 1966)" in cui il nostro amico Cioran ha scritto i suoi pensieri e le sue insonnie durante il soggiorno in questa isola e le zone confinanti.

Una quarantina di pagine scarse dove ritroviamo il solito pensatore solitario alle prese con i suoi problemi esistenziali e la necessità di "cambiare aria e prendere un po' di sole", una situazione che potrebbe benissimo stare alla base di una geniale commedia che gioca con gli opposti per creare situazioni molto LULZ. Eppure quello che ne esce è sempre la sua fermissima lucidità sulla salute del mondo, delle persone e di sè stesso.

Lascio come al solito una serie di citazioni e frasi scritte da Emil Cioran in Taccuino di Talamanca, così potete farvi un'idea di quello che è passato per la sua mente nell'isola del divertimento sfrenato e dei party sulla spiaggia. Poi eventualmente potete recuperare il libro nella vostra biblioteca di fiducia (visto che in PDF mica lo trovate su Google). Buona lettura!

Ibiza, 31 luglio 1966. Stanotte, completamente sveglio verso le 3. Impossibile rimanere ancora a letto. [...] Sono venuto qui per il sole e non sopporto il sole. Tutti sono abbronzati, io devo restare bianco, pallido.
In media dormo, siesta compresa, dalle 9 alle 10 ore al giorno. Ho un tale arretrato, in fatto di sonno, che avrei bisogno di dormire il doppio per recuperare il tempo perso in veglie.
La mia visione del mondo non sarebbe stata diversa se fossi vissuto in un paese caldo. Sarebbe stata solo meno virulenta, perchè la maggior parte dei miei mali è dovuta al freddo (reumatismi, rinite, catarro tubarico).

14 novembre 2013

Breve Saggio sulla Noia, di Erich Fromm

breve saggio sulla noia

Nel 1973 Erich Fromm pubblica il saggio "Anatomia della distruttività umana", un volume enorme di quasi 600 pagine, in cui analizza da molteplici angolazioni la violenza nell'essere umano. Non mi metterò certo a riscrivere ogni punto principale di questo libro, non ne avrei abbastanza tempo o motivo, ma all'interno di uno dei capitoli c'è una parte molto interessante che può essere considerata un breve saggio sulla noia. Partendo dalla mia personale filosofia secondo cui la noia non esiste, esiste solamente la mancanza di interessi profondi o l'incapacità di organizzarli, e per il fascino che mi trasmette questa "problematica" dell'uomo medio, vi trascrivo con tanto amore la breve analisi / saggio sulla noia del caro Erich, che la sa sempre lunga. Se volete leggervi la versione completa, comprate Anatomia della distruttività umana su Amazon oppure cercatelo nella vostra biblioteca di fiducia o in PDF su Google. Buona lettura e attenti a non annoiarvi.

Dalle osservazioni della vita quotidiana emerge che l'organismo umano, come quello animale, ha bisogno di un minimo di eccitazione e di stimolazione, come di un minimo di riposo. [...] Nella letteratura psicologica e neurofisiologica il termine "stimolo" è stato quasi esclusivamente usato per denotare quel che io chiamo uno stimolo "semplice". Se la sua vita è minacciata, l'uomo ha una reazione semplice e immediata, quasi riflessa, perché radicata nella sua organizzazione neurofisiologica. Lo stesso vale per le altre esigenze fisiologiche come la fame e, in una certa misura, il sesso. La persona in causa "reagisce", ma non agisce; con questo voglio dire che non integra attivamente alcuna risposta oltre il minimo di attività necessaria per scappare, attaccare o eccitarsi sessualmente.

In genere, ci si dimentica che esiste un tipo di stimolo completamente diverso, quello cioè che "stimola la persona ad essere attiva". Tale stimolo attivante potrebbe essere un romanzo, una poesia, un'idea, un paesaggio, la musica o la persona amata. Nessuno di questi stimoli produce una risposta semplice; ti invitano, per così dire, a reagire attivamente e con simpatia mettendoti in rapporto con loro; diventando attivamente "interessato", vedendo e scoprendo nel tuo "oggetto" (che cessa quindi di essere un semplice "oggetto") aspetti sempre nuovi, acquisendo una maggiore consapevolezza e lucidità.

15 settembre 2013

Il Suicidio e l'Anima, di James Hillman

Il Suicidio e l'Anima, di James Hillman

James Hillman è stato uno psicoanalista americano, che ha scritto diversi saggi tra cui "Il Suicidio e l'Anima" nel 1964, libro in cui esplora i significati psicologici del suicidio e della morte rispetto all'anima, non tanto l'anima "religiosa", ma quell'anima filosofica e psicologica che definisce interiormente ogni individuo. Hillman parla della morte e della possibilità di avere esperienza della propria morte, con una positiva visione di questa fine dell'uomo come il più naturale degli avvenimenti che possano accadere nella vita, sottolineando come l'uomo abbia bisogno di riflettere sulla morte e sperimentarla attraverso immagini e miti, per superarla e vivere al pieno delle sue possibilità.

Qui sotto come al solito una serie di citazioni e frasi tratti da Il Suicidio e L'anima di James Hillman, per farvi un'idea un po' più chiara degli argomenti trattati in questo saggio, che potete poi prendere in prestito dalla vostra biblioteca di fiducia, oppure comprare a poco su Amazon IT oppure eventualmente da cercare in PDF tramite Google. Buona lettura!

"Vi è solamente un problema filosofico veramente serio: quello del suicidio. Giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta è rispondere al quesito fondamentale della filosofia. Il resto... viene dopo. Questi sono giochi, prima bisogna rispondere." - Albert Camus

Non veniamo mai alle prese fino in fondo con la vita finchè non siamo disposti a cimentarci con la morte.

Oggettività significa apertura; e nei confronti del suicidio non è facile arrivare a una posizione di apertura. Il diritto ha giudicato il suicidio un reato, la religione lo chiama peccato e la società lo rifiuta.

Se ci si schiera dalla parte della vita, come è dovere del medico, le considerazioni psicologiche devono passare in secondo piano. Troviamo esempi di questa scelta in qualunque istituzione psichiatrica, dove, per proteggere la vita e prevenire il suicidio, si fa ricorso a ogni sorta di violenze psicologiche per “normalizzare” l'anima sofferente.

Per la sociologia prevenzione del suicidio significa rafforzamento del gruppo, il che ovviamente è un rafforzamento della sua metafora radicale. […] E diventa inoltre evidente che non è il suicidio la tendenza da prevenire, bensì la influenza disgregatrice dell'individualità.

21 giugno 2013

Niente è Sacro, Tutto si Può Dire - di Raoul Vaneigem


"Niente è Sacro, Tutto si Può Dire" (Rien n’est sacré, tout peut se dire) è un libro di Raoul Vaneigem pubblicato nel 2003 in Francia, volume che come altre opere dell'autore (ad esempio Trattato di saper vivere ad uso delle giovani generazioni) dovrebbe essere stato rilasciato pubblicamente senza copyright, ma al momento non trovo una versione in PDF disponibile online. In ogni caso, dovrebbe essere rintracciabile senza troppi problemi in prestito presso la vostra libreria di fiducia.

Come avevo già scritto da altre parti, Vaneigem è stato uno dei principali Situazionisti, il che ci porta a immaginare la sua visione più o meno critica della società di oggi. In questo libro Raoul scrive un saggio sulla libertà di opinione, un tema che spesso non è così semplice come potrebbe sembrare a una prima occhiata. E' davvero giusto poter dire qualsiasi cosa? Le parole dovrebbero essere libere di vagare, il problema sta in chi e come ascolta, nella sua capacità di capire cosa si cela realmente dietro le opinioni.

Inutile aggiungere altro, se la libertà di opinione è un tema che vi interessa, ecco qui sotto alcune citazioni da "Niente è Sacro, Tutto si Può Dire" con cui potete farvi un'idea migliore sui contenuti del libro e poi eventualmente recuperarlo da qualche parte. Buona lettura!
La lotta contro la tirannia, punto di forza della libertà di parola e di pensiero, è un'illusione se il cittadino non impara a individuare e a distinguere, nelle informazioni che ogni giorno gli bombardano occhi e orecchie, a quali intrighi d'interesse obbediscono o, quantomeno, come sono ordinate, governate, deformate.

L'assoluta tolleranza di tutte le opinioni deve avere come fondamento l'intolleranza assoluta di tutte le barbarie.

Niente è sacro. Tutti hanno il diritto di esprimere e di professare a titolo personale qualsiasi opinione, qualsiasi ideologia, qualsiasi religione. Nessuna idea è inaccettabile, nemmeno la più aberrante, nemmeno la più odiosa. Nessuna idea, nessun discorso, nessun credo possono sottrarsi alla critica, all'irrisione, al ridicolo, all'umorismo, alla parodia, alla caricatura, alla contraffazione. "Lo ripeterò in tutte le maniere" scriveva già Giorges Bataille, "il mondo è vivibile soltanto a condizione che nulla in esso sia rispettato". E il poeta Scutenaire: "Ci sono cose con cui non si scherza. Non abbastanza!".

25 maggio 2013

L'Uomo a una Dimensione, di Herbert Marcuse


Herbert Marcuse è stato un  filosofo / sociologo di origine tedesca vissuto tra il 1898 e il 1979, tra i massimi esponenti della "Scuola di Francoforte", un gruppo di pensatori che teorizzarono una dettagliata critica della società moderna, con tutte le sue problematiche sociali ed economiche.

Nel 1964 Marcuse pubblica il suo libro "L'Uomo a una Dimensione" (One Dimensional Man), in cui analizza con attenzione la condizione dell'essere umano medio schiavizzato dal sistema sociale, dal sistema lavorativo, dal sistema politico e in generale da sè stesso, dopo aver assorbito tutti i modi di vita conformi al consumo di cose e persone.

L'Uomo a una Dimensione è un libro decisamente "spesso", nel senso che i suoi contenuti si spingono in profondità nel capire come l'uomo venga controllato senza che lui stesso se ne accorga, attraverso il linguaggio e l'organizzazione sociale. Sono concetti semplici ma approfonditi a tal punto da diventare complessi da leggere in alcune parti dell'opera, che ha bisogno quindi di una certa attenzione per essere compresa in ogni minimo dettaglio (cosa che io stesso ancora non sono riuscito a fare dopo molteplici letture in tutti questi anni).

Anche se le teorie presentate da Marcuse possono oggi suonare come "ovvie" per una persona attenta, la loro diffusione nel 1964 tentava di portare alla luce un pericolo che il "boom economico" mascherava con abilità, mentre la popolazione occidentale cresceva nella gioia della disponibilità commerciale e nel nuovo benessere quotidiano dopo le 2 guerre mondiali.

In ogni caso, è possibile estrapolare numerose citazioni e frasi da L'Uomo a una Dimensione che riporto qui sotto e che mostrano molto bene gli argomenti trattati da Herbert Marcuse. Nel caso in cui queste idee attirino il vostro interesse, potete facilmente trovare il libro in prestito nella vostra biblioteca di fiducia o in PDF su qualche sito online. Buona lettura!

L'indipendenza del pensiero, l'autonomia e il diritto alla opposizione politica sono private della loro fondamentale funzione critica in una società che pare sempre meglio capace di soddisfare i bisogni degli individui grazie al modo in cui è organizzata. Una simile società può richiedere a buon diritto che i suoi principi e le sue istituzioni siano accettati come sono e ridurre l'opposizione al compiti di discutere e promuovere condotte alternative entro lo status quo.

In presenza di un livello di vita via via più elevato, il non conformarsi al sistema sembra essere socialmente inutile, tanto più quando la cosa comporta tangibili svantaggi economici e politici e pone in pericolo il fluido operare dell'insieme.

Il termine "totalitario", infatti, non si applica soltanto ad una organizzazione politica terroristi­ca della società, ma anche ad una organizzazione economico-tecnica, non terroristica, che opera mediante la manipolazione dei bisogni da parte di interessi costituiti. Essa preclude per tal via l'emergere di una opposizione efficace contro l'insieme del sistema.

19 aprile 2013

La Libertà Come Stile di Vita, di Tom Hodgkinson


La Libertà Come Stile di Vita (titolo originale "How to be free") è un libro di Tom Hodgkinson pubblicato nel 2007, in cui trovare spunti interessanti per chi non ha più voglia di seguire i paradigmi della società lavorativa, politica ed economica attuale.

Premetto subito che questo saggio contiene molti concetti interessanti su cui riflettere, ma sarebbe potuto essere scritto meglio da qualcun altro, forse. Tom Hodgkinson è una persona che non mi piace, o almeno non mi piace come scrive: tra una riflessione e l'altra sulla vita moderna e la necessità di rallentare, ci infila battute che non mi fanno ridere o commenti che vorrebbero mostrare al lettore come lui abbia una vita spassosa e ribelle, con frasi tipo: "Si! basta che ci siano i soldi per la birra e le sigarette di oggi e al domani ci penseremo domani. Preferirei avere le lenzuola strappate e una dispensa piena di birra che essere astemio e avere un corredo completo" o come "una volta sprecavo soldi per questo e quello, bla bla bla, compravo cellulari costosi e mi stressavo, ma adesso risparmio, rallento e sono un uomo nuovo e in pace con il mondo" oppure "Meglio non usare la luce elettrica, se usiamo le candele si vede anche meno che la casa è sporca e quindi dobbiamo impiegare meno tempo a pulire". Forse l'umorismo inglese non fa per me.

Detto questo, La Libertà Come Stile di Vita rimane un libro con idee stimolanti, sopratutto in questo periodo della mia vita in cui sono sempre più convinto di abbandonare il lavoro in ufficio per trovare un giusto equilibrio tra lavoretti part-time in proprio, coltivazione di orto e allevamento di polli. Non serve a nulla lavorare 8 ore al giorno per 5 giorni alla settimana per accumulare soldi, quando si può vivere benissimo in maniera più semplice, spendendo poco, con poche cose, vendendo qualcosa online, riciclando, collaborando con gli amici, costruendosi da soli i mobili, vendendo torte o biscotti al mercato del paese, piantando semi, consumando meno e trovando un migliore rapporto con il proprio tempo.

Facile? Difficile? Possibile? Impossibile? Questo è un po' random, dipende molto dal luogo in cui abitate, dalle possibilità di cambiare città, regione o stato, dalla non paura della "povertà", da amici con gli stessi obiettivi con cui organizzare una comune, dalle capacità personali e dalla volontà di vivere in un altro modo rispetto alla frenesia di lavoro e consumo forzato che regna un po' dappertutto. Downshifting, insomma.

Insomma, di cosa parla Tom Hodgkinson in La Libertà Come Stile di Vita? Qui sotto una serie di frasi e citazioni tratte dal libro, per avere un'idea più chiara dei suoi contenuti. Poi come sempre, se trovate queste parole interessanti, potete prendere in prestito il volume presso la vostra biblioteca di fiducia oppure se non lo hanno, potete trovarlo facilmente su IBS, Amazon UK o Play.com. Buona lettura!

Nell'ottica dell'anarchia, i contratti si stipulano tra individui, non tra cittadino e stato. L'anarchia si basa sull'idea che gli esseri umani siano fondamentalmente buoni e dovrebbero potersi governare da soli;

Il senso della vita è riappropriarsi delle libertà perdute. A scuola e al lavoro ci persuadiamo a vicenda di non essere liberi nè responsabili. Creiamo un mondo di doveri, obblighi e cose da fare. Dimentichiamo così che la vita dovrebbe essere vissuta con spontaneità, gioia, amore.

Morte ai supermarket
Impasta il pane
Suona l'ukulele
Fai musica
Smetti di consumare
Inizia a produrre
Tornatene in campagna
Schiaccia l'usura
Scegli la povertà
Lunga vita allo scalpello
Ignora lo stato
Le riforme sono inutili
Lunga vita alla vanga
Lunga vita al cavallo
Lunga vita alla penna d'oca
Ama il tuo prossimo
Sii creativo
Scava la terra
Produci concime
La vita è assurda
Noi siamo liberi

8 marzo 2013

L'Arte di Ascoltare, di Erich Fromm

L'arte di Ascoltare, di Erich Fromm

Ho già scritto di Erich Fromm con il post su Fuga dalla Libertà e oggi è il turno di un altro suo libro, dal titolo "L'arte di ascoltare", un libro che parla in maniera semplice ma profonda della psicoanalisi, ovvero l'arte di ascoltare sè stessi e gli altri, un termine un po' tecnico per definire una forte sensibilità ed empatia, per capire chi siamo e perchè facciamo quello che facciamo.

In L'Arte di Ascoltare, non mancano naturalmente tutte quelle riflessioni sulla società moderna e il suo decadimento, tanto care alla Scuola di Francoforte di cui Fromm faceva parte. L'essere umano è normalmente malato, ovvero è la società stessa a essere ormai ricca di patologie e psicosi che non vengono riconosciute come tali poichè sono comuni alla maggior parte della popolazione.

Lo psicoanalista in teoria dovrebbe essere un uomo illuminato, in grado di vedere oltre alle abitudini comuni e capace di aiutare qualcuno sofferente per una minore sensibilità e riflessività. Psicoanalisi, autoanalisi, rilassamento, meditazione: sono molte le tecniche di risveglio che Fromm indica all'uomo contemporaneo (non solo a eventuali psicoanalisti), che deve prima di tutto ascoltare sè stesso, per poter conoscere davvero gli altri e fuggire dal conformismo del mondo che lo circonda.

Avete capito qualcosa da questa introduzione? Forse si o forse no, quindi per capire un po' meglio cosa ha scritto Erich Fromm ne L'Arte di Ascoltare, qui sotto una serie di frasi e citazioni, per avere un'idea di quello che potete leggere nel libro. Se l'argomento vi interessa, potete trovarlo facilmente in prestito nella vostra biblioteca di fiducia. Buona lettura!
Vorrei ora riportare un altro esempio che solleva questioni complesse. Riguarda l'uomo dell'organizzazione moderna,  e il problema se il suo essere così malato, alienato, narcisista, sradicato, senza un vero interesse per la vita, sia realmente una malattia. [...] Da una parte si può certo obiettare che l'uomo moderno è effettivamente molto malato, come si vede anche da determinati sintomi; è angosciato, insicuro, e ha continuamente bisogno di confermare il suo narcisismo. Ma si potrebbe anche dire che in tal senso non può essere malata un'intera società, perchè in fondo le persone "funzionano". Secondo me il problema consiste nel riuscire ad adattarsi alla malattia generale, a ciò che potremmo definire "patologia della normalità".

Tra i fattori costituzionali favorevoli rientra il grado di vitalità, ovvero di amore per la vita. Una persona può soffrire di una nevrosi abbastanza grave ed essere affetta da un notevole narcisismo, anzi addirittura da una forte fissazione incestuosa. Ma sono personalmente convinto che il quadro appaia completamente diverso se essa è dotata di amore per la vita.

Il primo e più importante compito dell'analisi non è dunque quello di infondere coraggio al paziente, quanto quello di aiutarlo a percepire la sua infelicità. [...] Soffrire è quantomeno una sensazione reale che fa parte della vita. Chi non si rende conto della propria sofferenza, o si limita a guardare la televisione o a passare il tempo in qualche modo, non arriva da nessuna parte.

15 febbraio 2013

L'Esistenzialismo è un Umanismo, di J.P. Sartre


Jean-Paul Sartre è stato uno scrittore / filosofo nato nel 1905 a Parigi, assieme a Martin Heidegger tra i maggiori esponenti della corrente filosofica conosciuta come esistenzialismo, una riflessione sull'individualità dell'io di fronte al mondo che ci circonda.

Le teorie esistenzialiste sono state spesso fraintese e per fare un po' di chiarezza ed esporre con maggiore semplicità alcuni punti di questa filosofia, nell'ottobre del 1945 fu organizzata una conferenza presso la Sala delle Centrali di Parigi, dal titolo "L'esistenzialismo è un umanismo". La trascrizione di questa conferenza tenuta da Sartre fu poi pubblicata nel volume omonimo, un buon libro per avere una prima idea generale sulle fondamenta dell'esistenzialismo, che possono poi essere approfondite con altri libri se vi interessano in modo particolare.

Essendo tra i libri più famosi di Satre, dovreste trovare facilmente una copia da prendere in prestito presso la vostra biblioteca di fiducia, nel frattempo riscrivo qui sotto qualche frase a random, per capire meglio di cosa parla. Buona lettura!
Quando noi affermiamo che un disoccupato è libero, non intendiamo dire che può fare ciò che gli piace e trasformarsi all'istante in un borghese ricco e tranquillo. Egli è libero perché può sempre scegliere di accettare la propria sorte con rassegnazione oppure di ribellarsi a essa.

14 dicembre 2012

Sillogismi dell'Amarezza, di Emil Cioran


Sillogismi dell'Amarezza è un libro di Emil Cioran pubblicato nel 1952 in Francia (Syllogismes de l'amertume), ennesima raccolta di aforismi e riflessioni brevi che l'autore ha scritto durante le sue giornate e le sue notti da attento osservatore dell'umanità.

Il saggio si divide in 10 "capitoli", per organizzare in qualche modo le frasi con un qualche argomento comune: Atrofia del verbo, Lo scroccone dell'abisso, Tempo e anemia, Occidente, Il circo della solitudine, Religione, Vitalità dell'amore, Sulla musica, Vertigine della storia, Alle sorgenti del vuoto. Concetti espressi in maniera semplicissima, eppure ricchi di strati.

I temi ricorrenti di Cioran si ritrovano in Sillogismi dell'Amarezza nella sua ricerca infinita di nuove parole e sfumature con cui esporre questi pensieri, che non si perdono in una ripetività fine a sè stessa, ma allargano i particolari, fermano i momenti unici in cui tutto è chiaro allo stesso modo, ma senza essere statico.

Come sempre, qui sotto una serie di citazioni dal libro di Emil Cioran, per avere un'idea meno confusa di quello che potete leggere in Sillogismi dell'Amarezza. Nel caso in cui queste parole vi possano sembrare interessanti, dovreste trovare facilmente il saggio nella vostra bilbioteca o libreria di fiducia. Buona lettura!
Formati alla scuola dei velleitari, idolatri del frammento e delle stigmate, apparteniamo a un tempo clinico in cui contano solo i casi. Ci interessiamo a quello che uno scrittore ha taciuto, a quello che avrebbe potutot dire, alle sue profondità mute. Se lascia un'opera, se si spiega, si è assicurato il nostro oblio.

Coltivano l'aforisma soltanto coloro che hanno conosciuto la paura in mezzo alle parole, quella paura di crollare con tutte le parole.

Qualsiasi parola mi fa male. Eppure, quando mi sarebbe grato sentire i fiori chiaccherare della morte!

Il pubblico si getta sui cosidette autori "umani": sa che da loro non ha nulla da temere. Rimasti a metà strada come lui, gli proporranno un compromesso con l'impossibile, una visione coerente dal caos.

Che una realtà si nasconda dietro le apparenze è, tutto sommato, possibile; che il linguaggio possa esprimerla, sarebbe ridicolo sperarlo. Perchè allora farsi carico di un'opinione piuttosto che di un'altra, perchè indietreggiare davanti al banale o all'inconcepibile, davanti al dovere di dire e di scrivere tutto e il contrario di tutto? Un minimo di saggezza ci obbligherebbe a sostenere tutte le tesi contemporaneamente, in un eccletismo del sorriso e della distruzione.

29 novembre 2012

The Coming Insurrection, di The Invisible Committee


The Coming Insurrection è un libro scritto nel 2008 da un collettivo francese conosciuto come "The Invisible Committee", di cui farebbero parte alcuni anarchici poi arrestati nel piccolo villaggio di Tarnac. Naturalmente quando si parla di anarchici, non è che si deve subito pensare a quei bambini cattivi che spaccano le vetrine e che vogliono portare il caos nel mondo, ma piuttosto ricordare che anarchia significa autonomia e libertà degli individui, contrapposte a ogni forma di potere costituito. Quindi dovrebbe essere una cosa positiva, in teoria.

Tralasciando i significati e l'alterazione delle parole, The Coming Insurrection è un buon saggio di analisi della società umana, della sua decadenza e delle possibili soluzioni per ogni individuo consapevole. Si parla quindi di downshifting, di autoproduzione, di organizzazione in gruppi di persone che si aiutano a vicenda, di re-imparare a coltivare e allevare, di condividere informazioni, di rinnegare ogni tipo di controllo che non sia uno spontaneo rispetto per gli altri.

Una prima parte del libro è quindi un dipinto positivo delle capacità umane con cui uscire dalle problematiche del sistema economico, sociale e politico attuale, con spunti interessanti su cui riflettere. Nella seconda parte il collettivo si perde, a mio parere, nello stesso paradigma che critica: una imposizione delle proprie idee a qualunque costo, anche con la forza.

I ragazzi di The Invisible Committee sembrano cadere nella contraddizione, dimenticandosi che gli altri dovrebbero essere liberi di continuare nella loro autodistruzione. Hanno forse una speranza per il futuro dell'uomo e un desiderio di proseguire la propria specie. Nella loro visione, gli esseri umani avranno un futuro solo a seguito di una insurrezione, e questo è vero e falso allo stesso tempo. Se l'uomo medio non è interessato ad abbandonare un percorso fatto da lavoro nel terziario, stipendio, consumo e intrattenimento, parallelamente non verrà neanche scosso da eventuali blocchi nei trasporti delle merci, nella comunicazione, nella distribuzione elettrica. La sua unica reazione sarà quella di sentire la mancanza di tali comodità e chiedere un maggiore controllo della sua vita, a protezione delle sue prigioni.

Vivere interferendo il meno possibile con la società, tagliare al massimo i legami di sopravvivenza comandati dal sistema produttivo, seguire le proprie passioni e condividerle con chi le comprende, crescere per poi tornare nel nulla senza lasciare discendenze, accogliere con entusiasmo una crisi mondiale come spunto all'abbandono delle abitudini, ecco una possibile alternativa che sembra più sensata.

The Coming Insurrection non è nulla di nuovo, tenendo conto che dall'inizio del '900 innumerevoli correnti di pensiero hanno analizzato a lungo la decadenza dell'uomo in sè stesso, ma rimane comunque un saggio interessante da leggere, per ricordarsi che da qualche parte del mondo esistono altre persone che tentano una diversa evoluzione delle cose.

Potete leggere tutto il libro gratuitamente in inglese online su paycreate.com/thecominginsurrection/ qui sotto invece citazioni (per me) particolarmente significative per avere una migliore idea dei contenuti di quelle pagine. Buona lettura!
When all is said and done, it’s with an entire anthropology that we are at war. With the very idea of man.

It is no longer a matter of foretelling the collapse or depicting the possibilities of joy. Whether it comes sooner or later, the point is to prepare for it. It’s not a question of providing a schema for what an insurrection should be, but of taking the possibility of an uprising for what it never should have ceased being: a vital impulse of youth as much as a popular wisdom. If one knows how to move, the absence of a schema is not an obstacle but an opportunity. 

From whatever angle you approach it, the present offers no way out. This is not the least of its virtues. From those who seek hope above all, it tears away every firm ground. Those who claim to have solutions are contradicted almost immediately. Everyone agrees that things can only get worse. “The future has no future” is the wisdom of an age that, for all its appearance of perfect normalcy, has reached the level of consciousness of the first punk

There will be no social solution to the present situation. First, because the vague aggregate of social milieus, institutions, and individualized bubbles that is called, with a touch of antiphrasis, “society,” has no consistency. Second, because there’s no longer any language for common experience. And we cannot share wealth if we do not share a language. 

29 ottobre 2012

Squartamento, di Emil Cioran


Squartamento è un saggio di Emil Cioran pubblicato in Francia nel 1979 con il titolo "Écartèlement" e per il momento tra le sue opere che ho letto si colloca in mezzo tra L'inconveniente di Essere Nati (1973) e Confessioni e Anatemi (1987). Come possiamo leggere su Wikipedia, lo squartamento è una forma di esecuzione della pena di morte consistente nella divisione del corpo del condannato in più parti, spesso il cadavere squartato veniva poi esposto in uno o più luoghi pubblici come deterrente. 

Possiamo quindi leggere il titolo del libro come una metafora del pensiero o della vita dell'autore? Possiamo fare qualsiasi cosa, quindi volendo si. Squartamento è suddiviso in 5 capitoli: Le 2 verità, L'amatore di memorie, Dopo la storia, Urgenza del peggio e Accenni di vertigine.

Emil Cioran ha 68 anni quando viene pubblicato Squartamento e se avete già letto gli altri miei post di commento ai suoi libri, già conoscete i temi portanti del suo pensiero. Eppure in questa scrittura insistente sul nulla che rende sensata e insensata la vita, si scoprono sempre particolari sorprendenti, piccoli gesti quotidiani e momenti di interazione con il mondo, che sottolineando la chiara consapevolezza delle sue idee, le rinforzano a ogni parola, senza cadere nella ripetizione fine a sè stessa.

Chi è già arrivato a intuire l'essenza della propria esistenza e l'assenza di ogni cosa in questo viaggio casuale, può leggere Cioran per trovare ordine e serenità in tali percezioni. Qui sotto, come sempre, una serie di frasi e citazioni da Squartamento di Emil Cioran, per capire meglio se i vostri presagi possano essere sullo stesso piano di questo autore disperatamente rilassato. Se poi vi interessa una lettura approfondita, trovate il libro in prestito in qualche biblioteca della vostra zona. Buona lettura!
Nel tardo buddhismo, specialmente nella scuola Madyamika, l'accento è posto sull'opposizione radicale tra la verità vera o paramartha, appannaggio del liberato, e la verità qualsiasi o  samvriti, verità velata, più esattamente "verità d'errore", privilegio o maledizione del non-affrancato.

Sarvakarmaphalatyaga (distacco dal frutto dell'atto)... dopo aver scritto a caratteri cubitali, su un foglio di carta, questa parola ammaliante, l'avevo attaccata, molti anni fa, al muro della mia camera, in modo da poterla contemplare lungo tutta la giornata.

Il risvegliato è staccato da tutto, è l'ex-fanatico per eccellenza, che non può più sopportare il fardello delle chimere, siano esse seducenti o grottesche. Se ne è allontanato a tal punto che non comprende per quale aberrazione ha potuto infatuarsene.

Vittime di una duplice fattura, sballottati fra le 2 verità, condannati a non poterne scegliere una se non per rimpiangere subito l'altra, noi siamo troppo chiaroveggenti per non essere avviliti, stanchi sia di illuderci sia di non aver illusioni [...]

12 ottobre 2012

La Tentazione di Esistere, di Emil Cioran


La Tentazione di Esistere è un libro scritto da Emil Cioran pubblicato nel 1956, a metà strada tra la pubblicazione di Sommario di Decomposizione (1949) e Il Funesto Demiurgo (1969), eppure con uno stile molto diverso da tutti i suoi libri che ho letto fin'ora. Se in altre sue opere Cioran scrive brevi frasi che sintetizzano perfettamente pagine e pagine di concetti complessi, in La Tentazione di Esistere ci ritroviamo davanti un libro più "classico", folto di parole dall'inizio alla fine.

Sta forse cercando di illuderci, di fingersi scrittore, come sostiene lui stesso: "Lo scrittore dice sempre - è la sua funzione - più di quello che ha da dire: dilata il suo pensiero e lo riveste di parole. Di un opera sopravvivono soltanto due o tre momenti: bagliori nel ciarpame. Volete conoscere la sostanza del mio pensiero? Ogni parola è una parola di troppo. Eppure si deve scrivere: ...scriviamo... illudiamoci a vicenda."

Questa sua prolissi unita agli argomenti trattati, rendono La Tentazione di Esistere il libro per me meno interessante di Cioran. Pensare contro sè stessi, Su una vita esausta, Piccola teoria del destino, Vantaggi dell'esilio, Un popolo di solitari, Lettera su alcune impasses, Lo stile come avventura, Oltre il romanzo, Frequentando i mistici, Rabbie e rassegnazioni, La tentazione di esistere. Parla dell'Europa storica, politica e sociale della sua epoca, di personaggi e popolazioni, di movimenti religiosi e figure mistiche, dello stile e del romanzo. Forse il capitolo che racchiude i concetti a me più vicini è proprio quello che dà il titolo alla raccolta.

In ogni caso riporto qui sotto una serie di concetti tra quelli che mi hanno meglio compiaciuto, citazioni da vari capitoli de La Tentazione di Esistere. In generale non consiglio questo libro come primo da leggere se non avete ancora conosciuto Emil Cioran, ma in ogni caso dovreste trovarlo facilmente in una delle biblioteche della vostra zona. Buona lettura!

Poichè la sfera della coscienza si restringe nell'azione, chi agisce non può pretendere all'universale: l'agire è un aggrapparsi alle propietà dell'essere a detrimento dell'essere, a una forma di realtà a scapito della realtà. Il grado del nostro affrancamento si misura dalla quantità di imprese da cui ci saremo emancipati, così come dalla nostra capacità di convertire ogni oggetto in non-oggetto. Ma non significa nulla parlare di affrancamento a proposito di una umanità frettolosa, dimentica del fatto che non possiamo riconquistare la vita nè goderne senza prima averla abolita.

A quali tentazioni, a quali estremi ci conduce la lucidità! La diserteremo per rifugiarci nell'incoscienza? Chiunque si salva con il sonno, chiunque ha del genio mentre dorme: non c'è differenza tra i sogni di un macellaio e quelli di un poeta.

Chiunque tenti di attenuare la nostra solitudine o i nostri tormenti, agisce contro i nostri interessi e la nostra vocazione. Noi misuriamo il valore dell'individuo dal numero dei suoi disaccordi con le cose, dalla sua incapacità di essere indifferente, dal suo rifiuto a tendere verso l'oggetto.

21 settembre 2012

Confessioni e Anatemi, di Emil Cioran


Confessioni e Anatemi è stato pubblicato nel 1987, ultima opera presentata da Emil Cioran quando era ancora in vita, a 76 anni. Cosa potrei scrivere d'altro per introdurre questo libro, che non abbia già scritto nei post su Al Culmine della Disperazione, Il Funesto Demiurgo, L'Inconveniente di Essere Nati o Sommario di Decomposizione? L'autore è ormai anziano e maestro dei pensieri scritti in forma di frasi brevi, con cui esternare la sua filosofia di vita che lo ha accompagnato contro l'irrealtà del tutto, fino al ritorno al nulla.

Anche in Confessioni e Anatemi troviamo quindi i temi a lui cari, tra osservazione dell'essere umano, la musica, le religioni, la morte come liberazione, la non-realtà di ogni atto, il futuro dell'umanità, il distacco e l'introspezione. Il libro è suddiviso in 6 capitoli: Al margine dell'esistenza, Fratture, Magia del disinganno, Di fronte agli istanti, Esasperazioni, Nefasta chiaroveggenza.

Come sempre, per capire meglio cosa scrive Cioran in questo libro, qui sotto una serie di aforismi e citazioni da Confessioni e Anatemi. Se vi interessa, andate alla vostra biblioteca di fiducia per prenderlo in prestito :P Buona lettura!
Per disarmare gli invidiosi, dovremmo uscire per strada con delle stampelle. Solo lo spettacolo del nostro decadimento umanizza un po' i nostri amici e i nostri nemici.

Dato che l'uomo è un animale malaticcio, i suoi gesti e le sue parole hanno tutti indistintamente valore di sintomo.

Il miglior mezzo per sbarazzarsi di un nemico è dirne bene ovunque. Glielo riferiranno, e lui non avrà più la forza di nuocervi: avete spezzato la sua molla... Sarà sempre in guerra contro di voi ma senza vigore né costanza, giacché inconsciamente avrà smesso di odiarvi. È vinto, e ignora la propria disfatta.

Stamattina, dopo aver sentito un astronomo che parlava di miliardi di soli, ho rinunciato a farmi il bagno: a che pro lavarsi ancora?

E' impossibile passare notti bianche ed esercitare un mestiere: se quando ero giovane i miei genitori non avessero finanziato le mie insonnie, mi sarei sicuramente ucciso.

Quei figli che non ho voluto, sapessero la felicità che mi debbono!

30 agosto 2012

Il Funesto Demiurgo, di Emil Cioran


Continua il mio viaggio tra i libri di Emil Cioran, questa volta con "Il Funesto Demiurgo", pubblicato nel 1969 in francese (Le mauvais démiurge), 4 anni prima di "L'Inconveniente di Essere Nati". Il breve libro è diviso in 6 parti che ne riassumono i contenuti: "Il funesto demiurgo" (capitolo che dà il nome alla raccolta), "Gli dèi nuovi", "Paleontologia", "Incontri col suicidio", "Il non-liberato" e "Pensieri Strangolati".

Cioran scrive quindi la sua immaginazione su come possa essere stato creato questo mondo problematico, o per meglio dire chi abbia deciso di fare uno scherzo all'essere umano, dandogli una forma e una coscienza. La "colpa" non può quindi che essere di un cattivo Demiurgo, figura che nella filosofia platonica rappresenta il mediatore tra il mondo delle idee e la materia, un semidio che non crea ma organizza l'universo.

Il libro non è probabilmente il più adatto per fare la conoscenza di Emil Cioran, proprio a causa dei 2 capitoli introduttivi sulla creazione e la religione, che oggi hanno forse perso il loro attacco a un tempo ormai lontano e che per qualcuno potrebbero risultare ardui da superare.

"Il Funesto Demiurgo" è invece il libro che al momento raccoglie meglio le riflessioni dell'autore sul tema del suicidio come risposta serena alla vita, per conquistarne totalmente il suo segreto, ovvero la morte. Un tema che può far storcere il naso a chi non ne ha mai ragionato nella sua più felice distensione, ma che regala sempre una forte fiducia nell'esistenza per il resto degli Esseri ancora viventi.

Emil Cioran ha 58 anni e i suoi temi continuano a mostrare la sua precisa visione del mondo, con fiducia e rassegnazione. Innumerevoli frasi, più o meno prolisse, sulla nascita, la morte, la discendenza, la volontà, l'introspezione, la consapevolezza di sè stesso e degli altri.

Come sempre, a seguito una raccolta di frasi e aforismi dal Funesto Demiurgo di Emil Cioran. Se gli argomenti vi interessano, probabilmente trovate una copia del libro in prestito presso la vostra biblioteca di fiducia. Buona lettura!

Non si tratta tanto di combattere l'appetito di vivere, quanto il gusto della "discendenza". I genitori sono dei provocatori, o dei pazzi. Che l'ultimo dei malnati abbia facoltà di dare vita, di mettere al mondo, può esserci qualcosa di più demoralizzante?

Per necessità ingannevole, è il piacere che ci permette di eseguire una certa prestazione che in teoria disapproviamo.

Non è possibile consentire a che un dio, e neanche un uomo, proceda da una ginnastica coronata da un grugnito. E' strano che alla fine d'un periodo di tempo così lungo, l'evoluzione non sia riuscita a mettere a punto un'altra formula.

Intendiamoci: la vita di per sè non è in causa; è misteriosa e spossante quanto basta, mentre non lo è l'esercizio in questione, di una facilità inammissibile, considerate le sue conseguenze.

Vero è soltanto il nostro trionfo sulle cose, vera è la constatazione d'irrealtà, redatta ogni giorno, in ogni ora, dalla nostra chiaroveggenza. Liberarsi significa rallegrarsi di questa irrealtà, e in ogni istante cercarla.

Supporto Morale

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