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30 marzo 2017

Penne x Regalo di Laurea: NON COMPRARLE! 5 Alternative Utili



Siamo ormai nel 2018 eppure c’è ancora chi riceve una penna come regalo per la sua laurea. Mentre i suoi amici festeggiano per aver ricevuto un nuovo cellulare, un Nintendo Switch o uno Smart Box per un weekend di relax o avventura, un povero essere umano è costretto a ringraziare i suoi parenti incoscienti che gli hanno regalato una inutile penna costosa che non userà mai nella vita.

Sono tante le marche famose che producono penne di qualità, come Montblanc, Swarovski, Pelikan, Monegrappa, Parker, Dupont, Faber Castell e Cartier, ma nessun ragazzo o ragazza di oggi desidera ricevere una penna di lusso dopo tutto lo sbattimento universitario.

Non fargli questo brutto scherzo.

Perchè è tradizione regalare una penna alla laurea?


Nessuno lo sa davvero, è un mistero irrisolto come quello della vita umana. Nel passato quando i nostri bisnonni erano contadini e Cristoforo Colombo conquistava le Americhe portando penne a sfera da scambiare con l’oro degli Indiani, ecco che qualcuno ha ben pensato di fare lo stesso per quel nipote lontano che stava per diventare dottore.

Prima delle guerre mondiali non c’erano ancora le industrie per la produzione su larga scala di penne: scrivere non era cosa da tutti. Per lo più chi doveva scrivere per lavoro era probabilmente un ricco imprenditore, un avvocato, un medico o altri ruoli più o meno dimenticati dell’antica borghesia internazionale. Gli scrittori e gli artisti erano rinnegati dai parenti, erano tristi e nessuno gli faceva un regalo, solo i giovani ricchi e dal futuro prosperoso potevano ricevere doni e felicità forever.

Si regalava una penna a quelle persone che avevano già la sicurezza di entrare in un mondo del lavoro molto diverso da quello di oggi, in cui dovevano firmare ricette, documenti per nobili e contratti importantissimi con cui decidere chi mandare al rogo. Per loro una penna era il simbolo della sottoscrizione di un futuro lavorativo già di successo prima ancora di iniziare: non tutti lavoravano con una penna, chi lo faceva era uno dei pochi fortunati che aveva potuto studiare e laurearsi.

Tutti gli altri sfigati lavoravano nei campi o nelle fabbriche, le penne non sapevano neanche cosa fossero o al massimo le usavano come cerbottane per sparare le palline di carta e andare a caccia di lepri.


Un neo-laureato userà mai una penna costosa?


Nei tempi antichi pochi artigiani costruivano penne stilografiche, poche persone si laureavano e pochi lavori avevano bisogno di una penna per scrivere. Le penne erano un oggetto d’arte artigianale, il loro prezzo più o meno costoso era in relazione a tutto il lavoro che ci stava dietro e alla bassa richiesta di specifici ruoli lavorativi.

Oggi naturalmente la realtà è molto diversa.

Chiunque può laurearsi con un po’ di impegno, centinaia di migliaia di studenti escono dalle università italiane ogni anno, senza maggiori possibilità di trovare un lavoro più decente del loro compagno delle medie che è andato subito a fare il muratore. Ogni neo-laureato, anche nel caso in cui abbia delle conoscenze o parenti che gli troveranno un lavoro facile nell’azienda di famiglia, non userà mai una penna da 100+ euro o non ne vedrà alcun valore.

In un mondo in cui le informazioni si scambiano in digitale a velocità pazzesche tramite internet, smartphone e computer potentissimi, mentre ci si chiede chi ancora scrive a mano, qualsiasi professionista preferirà l’ultimo modello di cellulare con firma elettronica piuttosto che una brutta penna costosa con la stessa funzione di una Bic da pochi euro comprata al supermercato.

Se regali una penna di lusso ci sono 3 diverse possibilità:


1) Il neo laureato non troverà un lavoro e prima o poi venderà la penna per comprarsi da mangiare.

2) Il neo laureato troverà un lavoro dove non serve una penna da 100+ euro, che terrà a casa in qualche cassetto.

3) Il neo laureato troverà un lavoro dove avere una penna da 100+ euro potrebbe essere un simbolo di successo, ma non la userà comunque mai perchè detterà tutto alla sua segretaria su computer o a Siri su iPhone.

Renditi conto, oggi non ha alcun senso regalare una penna di lusso per una laurea.

Sei ancora in tempo a cambiare idea: ci sono altri regali più utili che puoi fare.

1 marzo 2017

Domande Retoriche e Magie Oniriche per una Rivoluzione del Quotidiano Attraverso il Sogno e la Morte


Ci risiamo. Qualcuno ha deciso di pubblicare su carta una serie di scritti digitali messi insieme da questo personaggio misterioso e indisponente. Ce ne era davvero bisogno? Non sappiamo quali occhi guarderanno queste lettere impresse sul bianco, ma le possibilità sono probabilmente due: o conoscevi già l’autore e volevi possedere una copia fisica dei suoi pensieri passati, oppure hai visto per caso il titolo e ti ha incuriosito, comprato in un impeto di avventura incosciente. Cosa aspetterà i lettori nelle pagine di questa raccolta?

Amore simbolico, tagli di capelli, inesistenza della noia, rinnegazione del procreare, viaggi nel tempo, spiegazione interiore dell’arte, liberazione del tempo libero, cancellazione dei problemi, anemia della comunicazione di massa, aspetti inattesi della crisi economica, cibo per gatti, soluzione del suicidio, la morte come risposta finale e visioni oniriche che sembrano fiabe allegoriche vissute in un altro mondo che non è più. Sono questi i momenti vaghi e incompleti fissati nello spazio tempo dentro questo libro.

Non ci diamo spiegazioni o valutazioni per il risultato che teniamo per le mani. Forse leggerai queste idee con disprezzo e rinnegazione, forse ne trarrai qualche sorriso compiaciuto, forse capirai che il vero obiettivo non è quello che vedi sulle pagine, la missione segreta di queste parole è quella di farti aprire un terzo occhio che si affaccia su una infinità di idee contrarie, di farti trovare nuove domande a cui rispondere in maniera del tutto personale. Scrivendo qualcosa che rompe il muro di ciò che è solito, utile, atteso e augurato, solo così si possono attivare reazioni umane, solo così si può pensare che esista ancora qualcosa di più là fuori e dentro di te. Qualcosa che forse ancora non conoscevi.

Come tutte le opere dell'autore, i racconti e i saggi pubblicati in questo volume non vanno presi troppo sul serio. Solamente con l’auto-ironia, con la capacità di ridere sulle disgrazie del mondo è possibile comprendere qualcosa di più su quello che sta accadendo nella società post-moderna. Allo stesso tempo, ogni singola lettera è da prendere molto seriamente, seria come la morte. Quale è il segreto per essere felici, senza preoccuparsi dei problemi quotidiani?

Questo libro è una chiamata sussurrata alla tua personale rivoluzione quotidiana. Sta a te decidere che farne. Buona fine del mondo a tutti.

Riassunto: LULZ, per onorare i 7 anni di esistenza di questo blog ho raccolto in forma fisica le varie domande retoriche che avevo pubblicato su queste pagine in passato, un paio di scritti inediti e le storie allegoriche immaginate nei momenti di illuminazione. Come già fatto con il libretto di aforismi dedicati a Emil Cioran, ora esiste un libricino lungo più del doppio con i testi storici di We Are Complicated fatto apposta per tenere sulla mia libreria tutte quelle idee scritte in un periodo di tempo che non è più, oltre che per salvare in formato fisico parole che potrebbero sparire dal digitale. Poi magari a qualcun altro interessa averne una copia in casa, quindi la trovate su Amazon nel caso (come sempre il prezzo è per la maggior parte il costo di stampa più le percentuali Amazon, a me arrivano giusto 2 euro credo). Have fun.

16 settembre 2014

Per un ampliamento dello studio o deriva analitica?


L'esposizione di ciò che si è letto, ascoltato, visto e capito attraverso una critica ferrata che decostruisca ogni singola tesi, proposta e opinione in tale scritto, suonato o filmato per dimostrare la sua inesatta posizione, per inventarsi un contrario articolato, anche e soprattutto in quei casi in cui si è completamente d'accordo con il contenuto analizzato, anche e soprattutto in quei casi, tutti, in cui non esiste risposta, lato, visione, del tutto sbagliata o del tutto giusta. La critica universale a ogni sillaba per assorbire realmente il luogo, il tempo e chi vi abita, per capire come ricostruire con sfumature personali tutto il caos creato dai sensi, l'immaginazione, la ragione e sensibilità. Non esporre ad alcun predeterminato professore, maestro o responsabile, risposte su "chi è", "cos'è", "dov'è" o "perchè", ma al contrario perdersi piacevolmente dentro tutto quello che espone il contrario, in modo da espandersi all'infinito in tutto quello che non si può studiare semplicemente attraverso un?

Nota Atemporale: se per qualche motivo hai trovato curiose queste parole indisposte, puoi rileggerle e conservarle in forma fisica nella tua libreria, insieme a tante altre storie dal simile gusto rivoluzionario. Trovi il libro contenente tutti questi scritti di We Are Complicated su Amazon

26 marzo 2014

Perchè i Problemi Non Esistono?

i problemi non esistono

Aristotele dovrebbe aver scritto o detto “Se il tuo problema si può risolvere, perché ti preoccupi? Se invece non si può risolvere, perché ti preoccupi?” e un’aforisma molto simile sembra provenire anche da Lao TzuSe hai un problema e puoi risolverlo è inutile che tu ti preoccupi, se non puoi risolverlo è altrettanta inutile la tua preoccupazione”.  In queste “filosofie” si parla di problemi e preoccupazioni, senza però approfondire meglio (per quanto si possa poi approfondire un’aforisma) cosa succede quando un problema è irrisolvibile. André Gide invece scrisse: “Non esistono problemi; ci sono soltanto soluzioni. Lo spirito dell'uomo crea il problema dopo. Vede problemi dappertutto”.

A questo punto andiamo a citare anche Emil Cioran: “Fa bene pensare che stiamo per ucciderci. Non esiste oggetto di riflessione più riposante: già a sfiorarlo ci si allarga il cuore. Meditarci su rende liberi quasi come l'atto stesso. [...] Quante volte mi sarò detto che senza l'idea del suicidio, ci si ammazzerebbe subito!” e ancora  “Nessun pensiero più traviatore ne più rassicurante del pensiero della morte. E' probabilmente a causa di quella duplice qualità che lo si rimugina al punto di non poterne fare a meno. Che fortuna incontrare, nello stesso tempo, un tossico e un farmaco, una rivelazione che vi uccide e vi fa vivere, un veleno corroborante”. Problemi e morte o la morte come problema finale.. o forse la morte è la soluzione?

Quali sono i problemi esistenziali dell’uomo? I problemi arrivano da bisogni che non vengono soddisfatti e possiamo dividere questi bisogni in primari e secondari. I bisogni primari sono quelli che servono fisicamente all’uomo per sopravvivere in salute, come cibo, acqua, una casa in cui ripararsi dal freddo, vestiti, cure igieniche e mediche. I bisogni secondari sono quelli che servono mentalmente all’uomo per vivere bene con soddisfazione: amici, amori, interessi, qualità dei bisogni primari (un uomo può forse sopravvivere mangiando solo patate e acqua, ma sicuramente vive meglio con una dieta più equilibrata).

I bisogni secondari sono più o meno “gratuiti” nel senso che nella maggior parte dei casi non abbiamo bisogno di (molti) soldi per soddisfarli: gli amici e gli amori si conoscono parlandoci, gli interessi possono essere soddisfatti gratuitamente o a prezzo ridotto (libri in prestito in biblioteca, canzoni, film, giochi e fumetti in offerta o scaricati online, ecc.). I bisogni primari, la loro qualità e la qualità di alcuni bisogni secondari hanno invece bisogno di soldi per essere soddisfatti e migliorati: comprare ingredienti per il cibo, mantenere una casa, medicine o esami clinici per problemi di salute non risolvibili in altro modo, oggetti o servizi migliori relativi ai nostri interessi, ecc. I più grandi problemi dell’uomo di oggi sono quindi problemi economici?

Naturalmente ogni problema esistenziale ha davanti a sè una serie infinita di possibili soluzioni, innumerevoli tentativi per tornare a vivere serenamente, che richiedono più o meno impegno, più o meno fortuna. Esistono problemi così complessi da non avere soluzione?

Quale può essere una situazione problematica in cui, dopo aver provato tutte le possibili soluzioni con ogni sforzo di cui siamo capaci, non rimane più nulla da fare? Ad esempio una persona che perde entrambe le gambe in un incidente, perde il lavoro, non ha una casa, senza parenti ne amici e non sa come sopravvivere. Potrebbe andare a chiedere le elemosina ma quando prova a mettersi sui marciapiedi per cercare qualche soldo, viene cacciato dai barboni che già presidiano quella zona. Mettiamoci anche qualche malattia grave che gli provoca dolori atroci. Come può risolvere il suo problema? A meno di fortune casuali o filantropi di passaggio, questa vita di dolori senza uscita potrebbe trovare sollievo nel nulla della morte, con un veloce suicidio.

Quante persone possono arrivare a questo punto così estremo dove sembra non esserci più altra soluzione? Anche ogni perdita di lavoro, attività necessaria a sopravvivere e soddisfare i bisogni primari in un mondo basato sugli scambi economici, può trovare innumerevoli soluzioni pratiche: vivere in  cohousing, trasferirsi da parenti o amici stretti, imparare a risparmiare veramente, andare a rubare come Robin Hood, diventare esperti del freeganismo, mettersi a coltivare verdure e allevare polli in giardino o in qualche terra abbandonata, ecc. ecc. Naturalmente questo modo per soddisfare bisogni primari come la casa o il cibo può non portare a una migliore qualità degli stessi (vivendo in tanti in una casa piccola non si vive bene) ma se esistono comunque le basi per trovare soddisfazione in questa vita (a casa c'è poco spazio, ma posso uscire e leggere il mio libro preferito) allora il problema primario è “risolto”, fino a che non si trova un nuovo lavoro o una migliore soluzione.

Immaginiamo anche un esempio meno estremo e più astratto: un uomo di 70 anni, sua moglie è morta e anche tutti i suoi migliori amici sono ormai scomparsi o dementi, faceva il musicista e la musica è la sua sola passione ma ormai ha perso completamente l’udito. Ha una pensione minima che gli permette di sopravvivere in qualche modo, ma senza amore, amici e interessi ormai la sua vita ha perso (per lui) ogni senso. Il suo problema non è fisicamente doloroso e può continuare a vivere materialmente, ma potrebbe decidere che non ha senso continuare in questo modo e anche in questo caso scegliere il suicidio come soluzione. Si può benissimo ricollegare questo discorso all’eutanasia, che sicuramente è approfondita meglio da qualche altra parte sul web.

Alla fine di questa dispersione dove siamo arrivati? Perchè i problemi non esistono? Quando ci troviamo davanti a un problema, questo non esiste perchè possiamo sempre risolverlo, con una buona soluzione, con l’aiuto di qualcuno, con il nostro impegno, con un po’ di fortuna e nei casi in cui questo problema è davvero grave, doloroso e insormontabile, noi esseri mortali abbiamo sempre la possibilità di trovare la soluzione assoluta nel pacifico nulla della morte.

Come sempre, mi preservo la facoltà di riscrivere, modificare, ampliare e tagliare queste idee in futuro, se mi sono dimenticato qualcosa o avete qualche idea e obiezione, aspetto i vostri commenti qui sotto :P

Nota Atemporale: se per qualche motivo hai trovato curiose queste parole indisposte, puoi rileggerle e conservarle in forma fisica nella tua libreria, insieme a tante altre storie dal simile gusto rivoluzionario. Trovi il libro contenente tutti questi scritti di We Are Complicated su Amazon

10 ottobre 2013

Perchè NON Comprare uno Smartphone?

Perchè NON comprare uno smartphone

La tua necessità vitale nel possedere un più o meno costoso oggetto tecnologico dalle funzioni molteplici e non sempre essenziali, potrebbe farti dimenticare le motivazioni per cui oggi spendere centinaia di euro per comprare uno smartphone è una imposizione mentale di cui potresti benissimo fare a meno. 

Attenzione, qui non parliamo delle eccezioni, perchè non ci interessa immaginare le motivazioni sensate di chi usa uno strumento per vere necessità di lavoro o emergenze o bisogni profondi del proprio spirito. Qui ci chiediamo perchè tu, essere umano medio e generalizzato, hai scelto di spendere metà del tuo stipendio, o di quello dei tuoi genitori, per comprare uno smartphone quando in fondo non sai farne alcun utilizzo appassionato. Quante cose realmente essenziali non puoi fare con un semplice cellulare da 30 euro che si accende, riceve telefonate e manda messaggi SMS? Hai perso di vista la distinzione tra centrale e marginale?

Perchè vuoi comprare uno smartphone? Iphone, samsung galaxy o chissà quale altro oggetto dal brand più o meno alla moda puoi credere di aver bisogno, non cambia il fatto che tu abbia dimenticato la tua essenza, piegata alla noia di te stesso. Se sei fuori con i tuoi presunti amici e senti il bisogno continuo di guardare le mail o leggere gli ultimi aggiornamenti sulla moda autunno inverno 2013 o guardare video e foto che non fanno ridere, prova a riflettere: non è che forse ti annoi anche con loro? Hai dimenticato il valore dell’essere interpersonale, riduci la tua attenzione verso chi ti sta attorno per lasciarti distrarre da comunicati che non sono davvero così urgenti, come la paura del silenzio potrebbe farti credere.

Vuoi comprare uno smartphone perchè non vuoi sentirti diverso dal tuo gruppo di cosidetti amici? Tutti hanno uno smartphone ormai, che figura ci faresti? Ci sembra giusto che tu abbia paura anche della scelta individuale, non essendo abituato a capire la differenza tra distrazione indotta e volontà approfondita. Siamo sicuri che sarebbe un problema gravissimo se tu uscissi con un normale cellulare che semplicemente funziona bene, senza app ne instagram. 

Vuoi comprare uno smartphone perchè è comodo avere mail e internet ovunque tu sia? Che bello, ci fa piacere scoprire che esiste qualcuno che ha bisogno di sentirsi in sempre contatto con la sua sfera di voyeurismo personale, incapace di essere realmente dove si trova geograficamente, per osservare, ascoltare, analizzare, capire quello che accade attorno. Perchè è sicuramente necessario controllare le email ogni 5 minuti nel tempo libero, sia mai che ti possa arrivare un messaggio con scritto che hai vinto 100.000 dollari o con le ultime offerte per le pillole blu. Sicuramente se senti un impellente bisogno di sapere cosa gli altri postano su Facebook o Twitter, mentre sei fuori a fare altro, con altri, non ci viene il dubbio che forse non sai come meglio impiegare quei momenti di superficiale socializzazione. E come potresti fuggire alla noia dei mezzi pubblici se non avessi uno smartphone! Forse tutto quello che per te è importante lo trovi solamente sul tuo cellulare tecnologico in quel preciso momento e luogo, perchè quando torni a casa allora sarà perso per sempre! E figurati se possa esistere un libro che possa contenere delle parole vicine ai tuoi interessi così immediati e specificatamente mobili!

Vuoi comprare uno smartphone per usare Google Maps? Anche noi amiamo Google Maps, ma accidenti! Ci sembra un po’ costosa come mappa e forse hai troppo timore che qualcuno ti possa rubare il telefono se poi chiedi indicazioni ai passanti. Vuoi comprare uno smartphone per ascoltare musica? Ma non avevi già l’ultimo modello di iPod su cui sentire sempre gli stessi cantanti preoccupanti che hai ascoltato a ripetizione in qualche pubblicità o video di Youtube? Eh si, dopotutto la musica si sente molto meglio su uno smartphone.

Vuoi comprare uno smartphone per usare le App? Perchè altrimenti come potresti tenere conto della tua velocità in corsa per condividerla in tempo reale con il tuo social network, o dettare a voce alla tua personale segretaria digitale che deve ricordarti di comprare il latte prima di tornare a casa, o inviare centinaia di messaggi gratis su WhatsApp dal contenuto e necessità sicuramente essenziali per sopravvivere, senza dimenticare i giochini, si i giochini con cui trovi ulteriormente salvezza dalla noia, ma senza il pericolo di approfondire realmente questo tipo di esperienza! Senza le App, che vita sarebbe, dopotutto? 

Ci sembra inutile continuare con le divagazioni supponenti. Vuoi comprare uno smartphone per tutte le motivazioni precedenti? Ok, fai bene, forse lo abbiamo fatto anche noi. Non vuoi comprare uno smartphone? Bene, puoi usare quei soldi in altro modo che più ti aggrada. Non siamo qui per decretare l’indecenza di un acquisto sconsiderato o meno, per accusarti di possedere un prodotto che forse serve a riempire i vuoti della tua esistenza, ma scriviamo presunzioni solo per stimolare quel pensiero che porta a una complessa discussione interessante nata su di un banale argomento qualunque. E tu perchè non hai comprato uno smartphone?



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10 settembre 2013

Perchè vuoi scegliere un nome per i tuoi figli?

Nella tua scelta di procreare per la tua voglia di avere un passatempo esclusivo fino all'assoluto, non solo usi un altro essere umano come un mezzo per sopperire alla tua mancanza di interessi profondi o di buon senso o di accettazione della morte, vuoi anche imporre un tuo marchio denominativo, scegliere il suo nome, un titolo identificativo che si porterà appresso per tutta la vita. Un nome che più ti piace, magari preso da un personaggio famoso che ti illumina per chissà quali pindarici motivi, un nome che si si accosti bene al suono della tua voce, un nome che sia originale e non troppo comune ma neanche troppo strambo, un nome di cui tu possa andare fiero.

Perchè quello che stai aspettando o che desideri o che non ci hai mai ben pensato, non è un figlio, è una tua proprietà, possedimento simbolico il cui apice avviene con l'incoronamento nominale, un altro che vorresti plasmare secondo il tuo gusto estetico, con vestitini proprio così, ammendicoli come quelli lì, un passeggino di un certo colore, il futuro pieno di soddisfazioni, le tue. Dopotutto, chi vorrebbe avere un figlio che sia quello che non si vuole? Sia mai che diventi un assassino drogato spazzacamino furry! E pure con un nome brutto! Insomma, non vuoi un essere umano, desideri un modello vivente delle tue aspettative, con targhetta riconoscitiva.

Ma è sempre stato così! Si DEVE scegliere un nome, per forza! Per legge! Per buon senso! Per catalogazione! Come potresti nominarlo quando te ne vanti o lamenti con amici, parenti e colleghi? Non hai capito. Qui il problema non sta nella norma, nell'utilità, nel "si è sempre fatto così e quindi va fatto così", ma nel fatto che non ti sia mai posto il problema, innanzitutto. Nel fatto che tu non ti sia mai chiesto quante superfici abbia sfiorato il vento la mattina presto. Non possiamo immaginare soluzioni astratte a problemi simbolici? Non esistono forse popoli in cui il nome proprio si cambia ogni volta che si esce da una grave malattia? Non è forse possibile pensare a tutti gli infiniti vocaboli con cui non verremmo mai chiamati, ma che ci identificherebbero molto meglio nel nostro continuo evolverci da minuto a minuto?

E forse allora si, qualcuno potrebbe anche accontentarsi di un solo nome che qualcuno con poca immaginazione ha scelto arbitrariamente per lui. Come ti chiami?

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27 maggio 2013

Lancio dei palloncini: la tua pessima idea?

Lancio dei palloncini

Ciao, mi chiamo madre natura e volevo rigraziarti per il lancio dei palloncini che hai fatto per il tuo matrimonio, o per la festa dei tuoi bambini! Una idea davvero originale, con tutti quei palloncini pieni di gas nobile che hanno fatto un bel volo nella mia aria per poi ricadere su alberi, prati e fiumi una volta che si sono sgonfiati o esplosi, la loro plastica colorata ora potrà soffocare qualche piccolo animaletto in cerca di cibo, oppure avvolgere in una trappola mortale qualche rana e ornitorinco, o ancora incastrarsi nel buco da cui sbuffa una balena che poi andrà ad arenarsi sulle spiagge del mare nordico. Gli eventuali messaggi e scritte che hai attaccato ai palloncini naturalmente non li leggerà mai nessuno, chi potrebbe mai mettersi a leggere un fogliettino scolorito trovato per terra in mezzo a mozziconi di sigaretta e lattine vuote? Ti ricordi che belli tutti quei colori che si alzavano verso il cielo? Ecco, la plastica e i coloranti con cui vengono creati i tuoi palloncini si ottengono dalla lavorazione del petrolio e favolosi composti tossici, che inquinano allegramente il mondo in cui vivi, ma non per molto ancora se la tua specie continuerà a lanciare dei merdosissimi palloncini nell'atmosfera credendo che sia un'idea divertente. Tanti auguri e felicitazioni!

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2 novembre 2012

Quando la morte è davvero un male?

Secondo alcune teorie di pensiero, la morte di per sè non è un male, facendo ritornare l'essere nel nulla da cui è comparso. Una volta morti, non esiste più una distinzione fra avvenimento positivo e negativo: una qualche cosa è per noi avversa solo se dopo che accade abbiamo la possibilità di pensarci o di subirne le conseguenze. Ma dopo la morte non esistono, per noi, conseguenze, non esiste più nulla, quindi neanche un male.

Il valore della propria vita o della propria morte è quindi identico per il singolo soggetto razionale. Per quanto possiamo amare l'esistenza con i suoi interessanti spunti di conoscenza personali e culturali, ci rendiamo conto che il nulla in cui si cade è di per sè neutrale. Differente, ovvio, la morte di amici, che ci colpisce quando abbiamo ancora la possibilità di subirne il dispiacere.  

Quando non esistiamo più, ogni cosa fatta e scoperta in vita scompare con noi, qualunque sia stata la quantità o la qualità di tali interazioni. Per "egoismo" tuttavvia l'essere umano sensibile e riflessivo "rimanda" la sua morte per il piacere personale di conoscere e assaporare tutto ciò che lo alletta. Rimane quindi utile poter morire solo quando ci si rende conto di non poter più vivere facendo o conoscendo quello che ci rende felici (ad esempio per demenza senile o impossibilità pratiche).

Si possono quindi trovare 3 situazioni in cui la morte è un male per il singolo soggetto che la subisce. 2 tipi di morti possono essere considerate come un male "assoluto", 1 tipo di morte come male "relativo".

Il primo tipo di morte come male assoluto è la morte a seguito di sofferenze, siano esse causate da altre persone (tortura, lento omicidio) o di malattie gravi. Se le cause che portano a questa morte sono irreparabili, ovvero se una volta avviato il doloroso cammino verso il nulla non c'è modo di poterlo fermare, allora questa morte funesta è effettivamente un male per l'essere, che ha ancora tutto il tempo per subire le sue drammatiche sofferenze. Solo una immediata uccisione o suicidio può risolvere la cosa nel migliore dei modi.

Il secondo tipo di morte come male assoluto è la morte di quella persona che Ama realmente un'altra persona. L'Amore come sentimento massimo unisce 2 persone nel profondo, che si sentono quindi vive e complete solamente quando esistono nello stesso tempo e spazio. La morte di una delle 2 persone sarebbe come scomparire lasciando una parte di sè ancora in vita, senza essere realmente annullati. Mentre l'amore verso interessi personali come la musica, il cinema o la buona cucina non coinvolgono altri se non noi stessi, l'Amore verso una persona coinvolge qualcuno che non vogliamo lasciare e che non vorremmo abbandonare in solitudine. E' solo l'Amore che rende particolarmente squilibrata l'armonia tra vita e morte, rendendo la prima un valore da cui si fa realmente fatica ad allonanarsi. Il dispiacere del non esistere più con quella persona precede la morte stessa, rendendola un male al futuro.

Il tipo di morte come male relativo è la morte improvvisa di un soggetto, senza alcuna sofferenza e senza lasciare un Amore a cui era legato. In questo caso il nulla in cui cade lo prende alla sprovvista, quando magari stava progettando di fare un viaggio o di leggere un libro che aspettava da tempo. E' un male relativo appunto, un "peccato, avrei fatto ancora questo e quello prima di scomparire", ma in fondo la persona cosciente sà che senza accorgersi di finire nel nulla, non avrà rimorsi.

Come sempre ci preserviamo il diritto di cambiare idea sulla questione o di affinare la teoria a seconda di altre cose che ci passano per la testa o che qualcuno ci farà notare.

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7 ottobre 2012

Siete liberi oggi per questa o quell'altra attività di gruppo?

Una domanda complessa a cui rispondere, poichè anche nel caso in cui fossimo liberi da impegni inderogabili, non è detto che allo stesso tempo noi fossimo aperti a una qualsiasi attività di gruppo. Perchè a volte tutto quello che vogliamo fare non ha bisogno degli altri. Tuttavia se non senti anche tu questa necessità spontanea, probabilmente non saremo mai in grado di spiegartelo a parole. 

La  dispersione dell'individuo nel gruppo, grande o piccolo che sia, può andarci bene in alcuni luoghi e momenti particolari. Ma i nostri rapporti sono complicati. Non è possibile instaurarli in modo completo con la maggior parte delle persone semplici. Capisci? Siamo costretti a limitare le nostre conoscenze, immaginazioni, parole e sogni in quelle volte in cui decidiamo di incontrare qualcuno di cui già conosciamo le capacità. Quindi ci sono determinati spazi e tempi in cui abbiamo un naturale bisogno di non interagire con altre persone o almeno con quelle che non sono del giusto livello. 

Prendila come una ricarica delle batterie introspettive, la meraviglia del silenzio o del rumore proprio, il non parlare di cose che non possono essere approfondite a dovere, l'organizzare quelle ore per fare altre attività di cui non riesci a capire l'immensa importanza per la nostra vita. La tua necessità di compagnia in ogni tuo momento libero ci provoca una certa repulsione. 

Noi diffidiamo di chi non sente il bisogno di passare del tempo con sè stesso. Sono esseri sospetti, animali infelici, persone che forse usano la parola "noia" per descrivere le ore in cui sono perdute nella propria vuotezza. Fortunatamente esistono anche persone a noi compatibili, con le quali stare assieme significa essere pienamente sè stessi, come stare unici ma multipli. Incontro raro, migliorato dalla conoscenza approfondita, dall'aumento dell'agio del fare e dire qualsiasi cosa ci passi per la testa, a qualsiasi livello di profondità, inventando parole che riescono a essere comprese in ogni dettaglio. 

Ecco, tutto questo, non è possibile con tutti. Prigioni del nostro ego, la grande quantità degli altri sono sordi, ciechi e muti, in variabili sfumature, animali da accompagnare con segnali vaghi, per evitare la deriva di questo gioco chiamato conoscenza. Perchè non tagliamo i rapporti? Lo facciamo, con chi è del tutto inutile alle nostre necessità. Manteniamo invece una certa presenza, con coloro che in certe occasioni ci sono utili, ne approfittiamo per quelle brevi caratteristiche della loro definizione che in certi attimi possono essere accostate alle nostre. 

Lo mascheriamo, non troppo di nascosto. Lo sanno bene, coloro con cui siamo noi. E oggi abbiamo deciso: saremo noi stessi, senza limiti. No, ci dispiace, siamo già impegnati.

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29 luglio 2012

Perchè vediamo un film se non ha senso?

Stiamo parlando di cinema e tra una cosa e l'altra salta fuori che questo o quel film ci sono piaciuti oppure no. Quel film era troppo scontato, personaggi con una psicologia superficiale, trama banale, sentimenti e sensazioni stereotipate, ogni singolo momento ha un suo intento ben chiaro. Quell'altro film invece non si capisce, ha personaggi e situazioni senza senso, scene che non si sa bene cosa vogliano significare, emozioni nascoste nel vago del non detto.

Ecco allora la tua domanda: perchè guardate un film senza senso che non si capisce? Ok, probabilmente abbiamo sbagliato noi a descrivere le nostre motivazioni. Ecco, allora organizziamo una risposta più adatta, da esporre la prossima volta che qualcuno con vedute limitate ci farà la stessa domanda. Non è che il film non ha senso in generale, non è che non si capisce niente. Forse è inspiegabile o astratto sul piano logico o superficiale, non ti spiega per filo e per segno tutto quello che succede in maniera esplicità e diretta. I personaggi sono complessi, non facilmente descrivibili a parole, hanno molteplici sfumature che si colgono solamente osservando i loro gesti o immobilità, ascoltando parole o silenzi.

Correggiamo la nostra descrizione. I film che ci piacciono hanno molto senso, sono decisamente spiegabili, ma dal punto di vista emotivo, riflessivo e onirico. Ecco a dirla meglio, hanno molte più spiegazioni e sensi del film medio a cui tu sei abituato. Innumerevoli sensazioni nascoste, simboliche, astratte. E' il fascino del piano immaginario, il mistero del sogno o dell'incubo, il piacere del riflettere su azioni ed esperienze che non hanno una semplice spiegazione, interpretare l'essere umano nelle sue ambiguità. Naturalmente questa motivazione per il nostro apprezzamento dell'apparente nonsense può essere utilizzata per ogni storia ed evento a cui partecipiamo, che sia cinema, letteratura, fumetto o incontro personale.

Quindi noi ti chiediamo: perchè apprezzi solamente ciò che è facilmente spiegabile da un semplice e unico senso?

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10 giugno 2012

Come possiamo giudicare gli altri?

Chi può avere l'autorità per decidere la qualità di un'altra persona? Se trasportiamo la questione su un altro piano, diciamo la cucina, allora si potrebbe dire che un amante della pizza potrebbe quantificare la qualità di questo piatto a seconda della sua esperienza in merito: ha mangiato tante pizze, prepara la pizza in casa, conosce gli ingredienti migliori, i tempi di cottura, i differenti mix di gusto.

Ora, naturalmente possiamo dire che il gusto è una sensazione soggettiva, come lo è la simpatia o l'antipatia per le altre persone. Quindi diciamo che l'opinione sulla pizza o sulle persone è valida solamente per quel determinato individuo, ma eventualmente anche per altri con simili inclinazioni.

Chiaramente questo non vuol dire che la nostra classificazione delle persone o delle pizze sia errata o inutile. Se a noi una certa pizza non piace o se una persona ci pare poco interessante, magari altri non saranno d'accordo, ma per la nostra vita quella classificazione ha un suo peso specifico ben preciso. Questa opinione generale sul mondo ci influenza quindi sulle pizzerie da frequentare e sulle persone con cui dialogare.

Ci vogliono delle caratteristiche su cui fondare il nostro giudizio. Se con la pizza possiamo fare attenzione al sapore del sugo, la quantità di mozzarella o la morbidezza della pasta, per le persone possiamo classificare il loro livello umano secondo 2 caratteristiche: sensibilità e riflessività.

La sensibilità è quella capacità umana di carpire emozioni, con cui la persona assorbe tutto ciò che può essere considerato metafisico. Se prendiamo per mano una ragazza o un ragazzo, la sensibilità ci trasmette le suggestioni mentali provate in quel momento (che a loro volta sono la somma di tutte le esperienze mentali precedenti). In questo discorso non consideriamo quindi la sensibilità come sensazione fisica del tatto (sento di stare impugnando qualcosa).

La sensibilità di cui parliamo è anche l'empatia verso gli altri, l'accorgersi degli umori nell'aria senza che questi vengano espressi esplicitamente. E' il notare un certo comportamento, un cambio di voce, una serie di gesti, degli sguardi. Inconsciamente ci accorgiamo di queste discordanze nell'equilibrio interpersonale, ma con la sola sensibilità potremmo comunque non processarle in alcuna maniera. Potremmo sentire che c'è "qualcosa", ma non capire bene "cosa". La sensibilità assorbe spontaneamente la metafisicità, ma non la organizza direttamente in forma cosciente.

Il tipo di sensibilità umana che vogliamo usare come metro di paragone è anche l'attenzione artistica, per così dire, quella capacità di provare una gioia particolare mentre ascoltiamo una musica, vediamo un film, leggiamo un libro. E' la ricezione libera di segnali straordinari, immagini, suoni, parole, colori, che percepiamo con un piacere superiore alla norma.

Questa sensibilità utile alla classificazione è una specie di competenza interiore ancestrale che invia sensazioni molteplici e caotiche al nostra mente, ma senza un'analisi dei dati ricevuti. Per incanalare queste informazioni emotive, è necessaria una cera riflessività, appunto.

Per riflessività intendiamo la capacità umana di analizzare tutte le sensazioni percepite consciamente e inconsciamente, sui cui costruire una deduzione su ciò che esiste oltre al nostro ego, deduzione che può essere più o meno complessa a seconda dei casi. E' la capacità di osservare attentamente il mondo esterno attraverso il suo assorbimento interiore.

La riflessività di cui parliamo è la classica introspezione, ma rivolta su molteplici assi paralleli. E' guardare il mondo e gli altri attraverso uno specchio, che riflette la realtà e noi stessi all'interno di questa realtà. Quindi osservare dall'esterno, pur rimanendo all'interno. Riflessitività è quella caratteristica che ci permette di capire attentamente quello che ci accade attorno, in maniera razionale ma non distaccata, oltre le abitudini, le influenze, i gruppo sociali, le credenze, le paure. Riflessività è anche il desiderio vitale di accumulare interessi, informazioni, cultura, conoscenza, dialoghi, tanti dati che naturalmente sarebbero asettici senza una certa sensibilità.

Mozzarella e pomodoro, sensibilità e riflessività. A questo punto? Come possiamo giudicare gli altri? Lo facciamo, molto semplicemente, individuando il loro livello di sensibilità e riflessività. Se una persona è più o meno sensibile e riflessiva rispetto alla norma, noi la consideriamo di un certo livello e la classifichiamo di conseguenza.

In futuro ci preserviamo il diritto di espandere ulteriormente, modificare concetti, eliminare parole di questo discorso che abbiamo tentato di organizzare in qualche modo.

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14 novembre 2011

Perchè ti lamenti della crisi, se non provi neanche a risparmiare?

Hai anche tutte le ragioni per lamentarti dei prezzi e della difficoltà di arrivare a fine mese con questi miseri stipendi, ma a volte ci domandiamo se tu abbia mai davvero provato a risparmiare, o semplicemente conosci un solo modo di spendere i tuoi soldi, quello di non badarci. Risparmio non significa rinuncia, ma attenzione e analisi. Non intendiamo il taglio netto di migliaia di pepite d'oro, ma la differenza di pochi euro, moltiplicati per l'infinità degli scambi economici.

Quando facciamo la spesa guardiamo il prezzo al kilo o al litro, non le etichette "in offerta" per le allodole. In pausa pranzo portiamo qualcosa preparato a casa con amore, non andiamo al bar o al ristorante. Pensa alla poca utilità di quello che acquisti, i tuoi bisogni sono psicologici non fisici. Non beviamo uno o più caffè al giorno. Compriamo videogames online, non da quei ladri di Gamestop. Stessa cosa per libri, musica e film. Oppure facciamo direttamente una donazione libera agli sviluppatori, artisti o musicisti indipendenti. Senza dimenticare le biblioteche.

Non abbiamo bisogno di impegnare quel tempo libero che ti spaventa prima della cena con ricchi aperitivi. Se c'è qualcosa da festeggiare con gli amici, possiamo prendere gli ingredienti per cucinare una favolosa cena fatta in casa, invece di pagare un ristorante per del cibo di uguale o minore qualità. Spegniamo sempre le luci quando usciamo da una stanza. Se la carrozzeria della macchina si rovina, non ci importa se continua a muoversi lo stesso. Abbassiamo un po' il termostato e ci mettiamo un maglione in più. Non concepiamo dei figli. Non compriamo deodoranti per il bagno, puliamo e apriamo le finestre.

Non facciamo regali costosi per sopperire alla mancanza di creatività o reale conoscenza del destinatario. In generale, facciamo regali solo quando lo sentiamo, non per una festa comandata o imposizioni di cortesia. Usiamo la carta di giornale per incartare, tanto poi si deve aprire. Se dobbiamo andare vicino, ci spostiamo a piedi, non in macchina. Non compriamo cellulari da centinaia di euro se poi li utilizziamo il 90% delle volte per fare delle semplici chiamate o scrivere messaggi. Facciamo andare la lavatrice di sera / notte, l'elettricità costa meno. Se c'è qualche strappo nei pantaloni o nelle felpe, usiamo ago e filo, non li buttiamo per comprarne degli altri dalla stessa funzione.

Sogniamo una piccola casa, perchè è inutile lo spazio in eccesso se il nostro corpo sta già ben comodo in 3 o 4 locali. Coltiviamo il nostro orto se abbiamo un po' di giardino. Facciamo incontri a casa di amici o in zone libere, non abbiamo bisogno di spendere soldi in un locale per fare qualcosa o andare da qualche parte. Ci pensiamo 5, 10, 25 volte, prima di comprare qualcosa, perchè non sempre ci serve o lo desideriamo davvero.

Quando cerchiamo qualcosa lo facciamo su Google, perchè spesso si trova una versione gratuita o meno costosa. Non andiamo a fare shopping fine a sè stesso, andiamo a comprare quando serve realmente. Preveniamo prima di curare. Non andiamo al cinema in 10 per vedere lo stesso film, tralasciando che i film migliori non passano al cinema. Se un film ci incuriosisce ce lo vediamo in gruppo in divx, stravaccati sul divano con le patatine sparse sul tappeto, e poi se ci affascina, lo compriamo in DVD, per rivederlo all'infinito. No, lo schermo enorme e l'audio troppo alto sono un surplus di cui non abbiamo alcuna necessità. Potevi comprarti una TV al plasma da 42 pollici con tutto quello che hai speso al cinema.

Non fumiamo. Non andiamo dal parrucchiere. Beviamo acqua del rubinetto, se possibile. Misuriamo quanta pasta fare con la bilancia, perchè è inutile farla in eccesso se ti sazi con una dose minore. I barattoli vuoti dello yogurt da 1kg sono degli ottimi contenitori multiuso. Magari ci costruiamo un pollaio dietro casa. Non sentiamo il bisogno di avere tutto il nuovo subito. Ci manca il tempo, non la pazienza.

E tu quanto spendi al mese?

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18 settembre 2011

Perchè vuoi avere un figlio?

Premessa: questo post è la rielaborazione di un testo scritto nel 2007 come organizzazione mentale di lunghi discorsi con Rosa e la persona densa. Doveva servire come punto di partenza per una tesi di laurea sull'argomento, ma poi ne ho fatta un'altra più utile lavorativamente. Siccome nelle ultime settimane la questione “figli? WTF?” è uscita più volte con diverse persone, ho deciso di aggiornare e sistemare un po' questa teoria.


Il tutto inizia dalla domanda ipotetica: pensi di avere un figlio in futuro? Se la tua risposta è “si”, ti facciamo allora un'altra domanda retorica: perchè vuoi avere un figlio? Adesso, non continuare a leggere queste righe. Alza gli occhi dallo schermo e pensaci seriamente un attimo. Magari elenca le tue motivazioni, scrivile su un foglio.

Hai pensato e scritto? Forse hai elencato una serie di motivi. Forse non sapevi subito cosa rispondere. Forse non ci avevi mai pensato bene prima. Forse davi per scontata la volontà della causa / effetto.

La tua eventuale risposta potrebbe essere raccolta in una serie di motivazioni dettate dall'egocentrismo. Concepire per avere un erede, per non essere solo arrivata la vecchiaia, per sentirsi educatore e creatore, per dare un senso alla famiglia, per dare un senso alla propria esistenza, per lasciare una traccia nel mondo quando sarai morto. Ci sembra superfluo analizzare l’individualismo di tali motivazioni. Attenzione: non diciamo che siano del tutto sbagliate, ma affermiamo che siano egoistiche. Si vorrebbe concepire un essere umano solo per colmare dei vuoti personali.

La tua risposta potrebbe ricadere su una eventuale benevolenza verso il potenziale figlio: sarà felice di vivere. Ma un figlio non chiede di nascere e prima della sua venuta al mondo, non esiste.  Non ha volontà d’essere e quindi la scelta del concepimento è dettata solo dalla tua necessità. Non può esistere una motivazione altruista verso il discendente, poiché non esiste erede fino alla tua decisione di averne. Si è convinti di sapere cosa sarà meglio per lui, di prevede magicamente il suo futuro, la sua eventuale felicità. Una vera scelta altruista verso un bambino, è piuttosto quella di adottare chi è già nato, ma rimasto senza genitori. Perchè invece vorresti un bambino tuo? Il possesso esistenziale.

Un'altra risposta a cui potresti aver pensato è che un figlio è la “materializzazione” dell'amore di una coppia.  È proprio qui che cadi nella più grande contraddizione emotiva. L'Amore, nel suo significato puro e spontaneo, non ha bisogno di rafforzamenti esterni alla coppia. È un sentimento naturale, che si prova stando con una certa persona e si "rafforza" semplicemente con il tempo passato assieme, da soli. È una emozione astratta e non ha bisogno di “prove materiali esterne”, se non delle stesse condizioni che hanno generato questo Amore: la vera amicizia, l'affetto, la passione. Se nella coppia c’è Amore reale, per quale motivo infiltrare una terza persona, limitando così i momenti da dedicare totalmente alla propria metà mela? Saresti contento di non avere la possibilità di stare solo con la persona del cuore? E perché avere un figlio con una persona che non ami realmente?

Una buona risposta è il sostenere che l’avere un figlio sia la cosa più naturale che l’uomo possa fare; l’evoluzione ci ha dotati di potenziale riproduttivo. In una società moderna abbiamo tuttavia la possibilità di negare questo effetto, grazie ai vari anti-concezionali. Possiamo quindi decidere (tralasciando gli imprevisti) se avere o no un figlio, definire quale sia la migliore scelta. Sarebbe forse intelligente rispondere a un “perché lo vuoi fare?” con un “perché si può fare”?

Abbiamo sicuramente dimenticato altri plausibili motivi per cui potresti volere un figlio, ma non ci soffermiamo più a lungo. Sprechiamo invece altre parole sul perché, secondo noi, una persona sensibile e riflessiva non può desiderare un figlio.

Ragione Ambientale: riscaldamento globale, mancanza d’acqua potabile, sovrappopolazione, inquinamento, diminuzione crescente delle zone verdi, insufficenza delle materie prime. Tralasciando le crisi mondiali, basta guardarsi attorno nella propria città, per accorgersi dei cambiamenti negativi. I fiumi in cui giocavamo da bambini sono ormai asciutti. I boschi sono tagliati e riempiti di rifiuti. In città l’aria è asfissiante, le strade sempre sporche. La qualità dell’ambiente in cui viviamo continua a peggiorare ogni anno che passa. Anche nell’utopica possibilità in cui da domani l’intero pianeta smettesse di inquinare e distruggere, servirebbero centinaia, migliaia di anni per tornare a un livello ambientale sostenibile. Per quale sadico motivo potremmo volere che un bambino cresca in un mondo sporco, malsano e senza natura, dove l’acqua potabile e il cibo biologico saranno un bene sempre più raro e costoso?

Ragione Emotiva: quando due persone sono realmente innamorate, di quell’amore sincero, spontaneo e totale, non vogliono avere un figlio. Il tempo libero a disposizione (quel poco rimasto fra lavoro, studio, interessi e amicizie), vorrà essere dedicato completamente alla persona amata. I momenti liberi non saranno mai abbastanza.  Avere un figlio limita il tempo da dedicare all'altra persona, elimina i momenti di isolamento di coppia e quindi sopprime la possibilità di amare. L'Amore è un benessere costante durante la giornata, ma si completa in emozione profonda unicamente quando si è soli con la propria metà. La sublimazione necessita quindi di tempo da dedicare solamente alla persona amata. Parlare, guardare, ascoltare, sfiorare, sorridere, condividere, stringere, intuire. Non possono esserci altre persone intorno. Non è un obbligo o un consiglio, è una importante necessità che si prova spontaneamente quando si Ama. Chi ha capito l'Amore, lo sa bene.

Ragione Introspettiva: in parallelo con il tempo per coltivare l'Amore di coppia, la persona sensibile e riflessiva dedica parte della sua vita a realizzare e ampliare il proprio sé interiore. L’uomo equilibrato, per crescere e completarsi, assorbe cultura e sviluppa degli interessi. Questo avviene, nella sua forma individuale (tralasciando la crescita sociale), attraverso la conoscenza artistica in tutte le sue forme: musica, libri, film, videogiochi, disegni, l’arte nella sua concezione più assoluta e totale. Ogni giorno sono pubblicati migliaia di film, album musicali, libri, fumetti, videogiochi e opere che varrebbe la pena assorbire. Nessun uomo avrà mai tempo per conoscerli tutti, ma tenterà di avvicinarne il più possibile. Una persona realmente sensibile e riflessiva, non può e non vuole avere un figlio, poiché la sua crescita interiore è per lui importante quanto l’amore, l’ossigeno e il cibo. I limiti temporali della vita umana sono già abbastanza stretti. Perché procreare, avendo già poco tempo per ampliare il proprio sé? Perché avere un figlio, senza il tempo necessario per crescerlo e istruirlo, in modo tale da farlo diventare esso stesso una persona sensibile e riflessiva?

Ragione Sociale: le considerazioni sull’istruzione e sullo sviluppo interiore del bambino, portano a un ulteriore problema. Nell’utopica possibilità in cui si riesca a formare un figlio emotivo e introspettivo (non pensiamo che qualcuno si auguri un bambino insensibile e stupido, giusto?), come reagirà questo in un mondo sempre più superficiale e conformista? Il bambino avrà difficoltà a trovare amicizie del suo stesso livello umano, non sarà facile per lui relazionarsi e comunicare con la sua generazione decadente. Esistono le eccezioni, ma le probabilità di incontrarle si basano molto sul caso e sulla fortuna. Perché avere un figlio con la possibilità che rimanga senza amicizie complete? E se non avrà amicizie profonde, come potrà capire l’Amore?

Ragione Economica: una motivazione banale e superficiale se vogliamo, ma non meno importante. In questo secolo di crisi economica, il mondo non ha molte speranze. Il sistema capitalistico è per sua natura basato sul debito e sulla crescita infinita. Vivendo in un mondo “limitato” è naturale arrivare a una implosione del sistema, che porta a una insufficienza di denaro per la maggior parte della popolazione media. Hai mai provato a cercare lavoro? Sai a quanto ammonta uno stipendio? Hai idea dei costi necessari per mantenere una casa, per mangiare, per curarsi, per vivere adeguatamente? Secondo te quanto può costare crescere un bambino? Ci sembra insensato avere un figlio, senza i soldi per mantenerlo in una situazione economica stabile.

Al termine del discorso, non prendere le nostre parole come un pretenzioso ordine. La scelta è solo tua e saremo felici di ascoltare la tua motivazione, di cambiare idea se lo riterremo opportuno, di sorridere quando qualcuno non capirà quello di cui stiamo parlando.

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29 luglio 2011

Fate qualcosa di interessante per le vacanze?

La tua domanda ci confonde, un po' ci offende. Cosa vuol dire se faremo qualcosa di interessante? Per prima cosa, la questione così posta sottoindende che ci siano dei momenti della nostra vita che non siano interessanti. Ma noi affermiamo, con giustizia, che la vita è sempre interessante, se hai degli interessi.

Quindi la nostra semplice esistenza è interessante, perchè lo sono i nostri pensieri, perchè lo sono le azioni che intraprendiamo in ogni istante della giornata, che sia mescolare delle uova o scostare le coperte per vedere se è giorno. Se abbiamo del tempo, questo verrà impiegato in maniera sublime. Noi siamo, quindi ci interessiamo.

In secondo luogo, la tua domanda presuppone una risposta semplice. Come sempre in questi casi. Ma noi siamo complicati, non possiamo spiegarci in poche parole. Non vogliamo compiacere, vogliamo ribaltare le tue attese, per risvegliare quel dubbio che può rivoluzionare. Lo sappiamo che non hai tempo o voglia o comprensione per ascoltare le risposte lunghe e totali.

Un po' ci dispiace rispondere in maniera così spontaneamente supponente, ma è la nostra natura, non riusciamo proprio a far finta di pensarla in un modo più adatto alla situazione, a quello che ti aspetti. Verremo additati come contestatori delle abitudini, poco inclini alla buona educazione imposta.

Ma noi non siamo la norma con cui tu sei avvezzo a dialogare. Quindi non aspettarti risposte di circostanza, non aspettarti rispetto nella scelta delle parole. Quello che esce dalle nostre labbra, siamo noi, nel nostro puro non essere così. Anche supponenti quindi, ma totalmente sinceri.

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8 maggio 2011

Perchè non seguiamo le news o i mass media?

La televisione, i giornali e le radio, trasmettono notizie e programmi di intrattenimento a cui possiamo spontaneamente rinunciare, per i più svariati e fondati motivi. Quando si parla di intrattenimento di massa, anche tu lo puoi capire, non ci interessano gli spettacoli troppo insulsi e superficiali. Se parliamo di notizie invece, non riesci sempre a comprendere le ragioni della nostra contestazione totale verso giornalisti e invasati dell'informazione. Eppure le motivazioni esistono, più o meno valide che siano.

Perchè il tempo quotidiano e vitale è limitato, dobbiamo quindi gestirlo nel miglior modo possibile ed evitare quelle dispersioni che ci allontanano da ciò che realmente ci interessa. Facciamo già fatica ad espandere la conoscenza delle nostre passioni profonde, che difficilmente riusciremo a dedicare delle ore a qualcosa che non migliora la nostra personalità.

Perchè lo spazio semiotico mentale è limitato e non vogliamo inquinare i nostri simboli interiori con significati popolari. Perchè il senso del termine "libertà" viene banalizzato dall'uso improprio e continuo. Perchè quando sentiamo parlare di Zelig vorremmo continuare a pensare a un film sul conformismo sociale e non a un gruppo di commedianti che non fanno ridere. Perchè se leggiamo la sigla "PD" ci piacerebbe ricordare la nostra adolescenza con Villa e CAMPISO, non l'ennesimo partito politico poco utile. Perchè per noi Big Brother è sinonimo di un controllo totalitario nato dall'immaginario orwelliano e non uno spettacolo voyerista per intrattenere chi non ha di meglio da fare nella vita. Le parole e i concetti devono mantenere il significato che noi gli conferiamo attraverso la ricerca personale attiva, non essere definiti passivamente dall'esterno attraverso la ripetizione arbitraria.

Perchè lo sappiamo già che il mondo è una merda e che a volte succedono fatti straordinari che regalano qualche speranza a questa triste umanità, non abbiamo bisogno di giornalisti che ci raccontino la loro versione filtrata e modificata della realtà. Le notizie sono spettacolarizzate e non riusciranno mai a descrivere realmente i fatti senza influenze economiche e politiche.

Perchè anche ricevendo informazioni su quello che succede, non potrai mai salvare il mondo. Solamente attraverso la negazione dell'informazione globale imposta potrai salvare te stesso, con una espansione riflessiva assoluta. L'eremita trova la conoscenza totale grazie al suo distacco dalle notizie generalizzate. Anche noi ci informiamo, ma senza seguire i suggerimenti mediatici, facendo attenzione solo a ciò che ha realmente importanza.

Lo sappiamo cosa succede, tu sei sicuro di saperlo?

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5 aprile 2011

Sei in grado di osservare oltre al diletto della primavera?

C'è un po' di sole e l'aria quasi primaverile. Basta solo questo per risvegliare i tuoi istinti più effimeri e insolenti? Mentre noi passeggiamo per strade e sentieri ancora un po' in letargo ma felici della temperatura mite e della luce, ti vediamo marciare vanitoso con gli amici dalla stessa uniforme, molta pelle di fuori e poco gusto stilistico, se non quello che ti conforma al gruppo di cui hai bisogno per non sentirti solo e insicuro. Uomo o donna, non fa poi così caldo, ma non vedevi l'ora di metterti in mostra ad ogni costo.

Avendo poco di interessante da dire con le parole, la tua unica arma è l'immagine esagerata. La tua spavalderia è stimolata esponenzialmente in questa stagione degli accoppiamenti, senti la necessità (o l'imposizione) di esternare il tuo bisogno fisico in maniera arrogante, con abiti, dialoghi e comportamenti ridicoli. Gli occhiali da sole non ti servono all'ombra degli alti palazzi del centro o sotto terra sulla metro. La loro utilità è pari alla tua capacità di acquistare un oggetto dal fine pratico più che estetico.

Uscire dal letargo fisico senza aver superato il letargo intellettivo porta tali conseguenze disperate. La primavera può essere accolta in maniera costruttiva e sensata, i bisogni risolti in spunti di approfondimento interpersonale, i vestiti corti per avere meno caldo, facilitare lo spostamento e i gesti di gentilezza. Non per te, che non conosci la differenza fra essere e ripetere.

Noi ci divertiamo a osservare le tue azioni teatrali, con maschere e costumi riprese da altri che apprezzi per la loro popolarità. Noi tranquilli sorridiamo, ci vestiamo comodi e cerchiamo di conoscere anche attraverso la vista, senza però dimenticare gli altri sensi e le intuizioni astratte. L'entusiasmo della condivisione con chi è in grado di capire, ci sembra più interessante della glorificazione corporea stagionale. Non ci importa molto il tuo sguardo, se è stato attratto solo dal fascino esterno che in qualche modo manifestiamo ai tuoi occhi.

Quando poi è il momento di parlare, sapresti cosa dire per giustificare la tua scelta ed esprimere idee con noi compatibili?

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28 marzo 2011

Come fai a sopportare i parrucchieri?

Come fai a sopportare i parrucchieri? Boicottiamo i parrucchieri. Ti rubano un sacco di soldi, mentre tagliano parti della tua testa (!!!) parlano di cose banali verso cui non hai il minimo interesse, appoggiano riviste ridicole sul loro tavolino, musica brutta in tutta la stanza. Il resto lo abbiamo dimenticato, ma di sicuro c'era di più, c'era di peggio! Ormai sono almeno 13 anni che non andiamo dal parrucchiere. E siamo ancora vivi, sai?

In questi anni di contestazione la sopravvivenza attraverso capelli lunghi, poi dreadlocks, poi rasati con la macchinetta, poi scombinati medio-corti tagliati solo da persone amiche affidabili. Tutto gratis, discorsi interessanti, libri e manga, musica preferita. Pensaci bene, non hai bisogno di un parrucchiere. Hai solo bisogno di una persona amica con un po' di tempo da dedicare alla tua testa ed un paio di forbici. Con la fiducia, il risultato sarà sempre fenomenale.

Ovviamente ci sono le eccezioni, ma non le consideriamo al momento. La vera rivoluzione inizia dal rinnegare i parrucchieri. Pensaci. Porti tu le forbici?

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11 marzo 2011

Perchè ci siamo persi nell'astratto anzichè nel fisico?

Caro fratello non biologico, se ne fossi capace alla tua domanda potrei rispondere con tante parole erudite, con un lungo discorso socio-culturale, ragioni psico-emotive, motivazioni interiori personali e ispirazioni casuali del momento. Ma lo sappiamo entrambi, io non sono capace e la tua è una domanda retorica, di cui la risposta già risiede nelle nostre vite.

Perchè in qualche modo, io, te e molti altri come noi, hanno fatto una scelta durante la propria gioventù. Quella scelta non era del tutto scontata, perchè innumerevoli altri scenari sarebbero potuti apparire davanti alle nostre insicurezze, incomprensioni e paure. Forse se fossimo nati in un altra epoca, negli anni '50 ad esempio, la nostra strada sarebbe passata per mondi lisergici invece che per mondi digitali.

Un altro tipo di intrattenimento, di interesse, di arte (gasp!) è stato maturato e reso facilmente disponibile esattamente durante gli anni della nostra adolescenza, dando frutto al risultato da pochi realmente assorbito: gamers, nel bene e nel male.

Quando ne parliamo, li vediamo ben chiari quei ricordi, un po' con rimpianto, ma non perchè avremmo voluto essere altro. O meglio, si, ma essere altro in qualità, non in tipologia. Adesso lo sappiamo, ma attenzione, se lo sappiamo adesso è solo perchè in quegli anni la nostra lontananza dal comune denominatore ci ha permesso di espandere l'introspezione, la sensibilità, la riflessività che altrimenti sarebbero morte nello svago arbitrario di chi non sa pensare ad altro.

Lo sai, se avessimo fatto quello che gli altri facevano, probabilmente oggi non ascolteremmo un certo tipo di musica, non vedremmo un certo tipo di film, non avremmo un certo tipo di pensieri, non cercheremmo un certo tipo di persone con cui confrontarci. Superiori, perchè è vero. Non eravamo in grado di esprimere esattamente quel senso di incompletezza che ci spaventava, pensavamo che il problema fosse una nostra dimenticanza. Beata ingenuità! Solo dopo lo abbiamo capito, i normali non erano gli altri.

Quei mondi digitali in cui ci siamo persi senza paura, con una grande soddisfazione che non riuscivamo a trovare al di fuori, con la consapevolezza di essere bravi, almeno in quello. Se non ci fossero stati loro, io e te neanche ci saremmo conosciuti. Sai quanto sarebbero diverse le nostre vite senza notti insonni a scoprire che esisteva (esiste, esisterà) qualcun altro con la nostra stessa capacità visiva?

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3 marzo 2011

Perchè tieni un gatto se poi non hai voglia di fargli da mangiare?

I gatti sono animali che ti portano i topi morti sullo zerbino di casa. Molto simpatici. Il problema è che i topi non li mangiano, li uccidono e basta. Quindi sei tu che devi fornirgli del cibo, perchè se hai voluto un gatto, ora te lo devi anche curare. Non ci avevi pensato prima di prenderlo? Troppo tardi.

La tua dieta quotidiana è orrenda, composta da prodotti preconfezionati, surgelati, addensati, assaporiti da sostanze che di naturale hanno ben poco. Cosa potrai mai dare da mangiare al tuo gatto assassino? Crocchette e scatolette uguali o simili a quelle che hai visto in televisione. Non hai voglia, capacità, pazienza, tempo per cucinare qualcosa di decente per te stesso e la tua famiglia, figurati se ti sbatti per preparare pranzo e cena ad un animale che dopotutto ti sta anche un po' antipatico.

Poveri gatti, sono tutti dei tossici ormai. Si, perchè a furia di mangiare crocchette e scatolette industriali, vanno in crisi di astinenza se non gli compri sempre quelle. Se cambi marca, non te la mangiano. Sai quali componenti chimici additivi hanno infilato in questi costosi cibi per animali? Sai che lo fanno per guadagnare dal tuo senso di colpa davanti ad un gatto affamato? Adesso hai un gatto drogato e tu sei lo spacciatore. Gli passi le veloci pietanze stupefacenti nel piattino e te ne freghi dell'impegno che ti sei preso quando hai deciso di AVERE un essere vivente come soprammobile-semovente della tua bella casa.

I gatti delle nostre nonne, erano ancora fortunati. Si mangiavano gli avanzi di pranzi e cene umani, fatti in casa e non scongelati, riscaldati nel microonde. Paste al sugo, ossa di braciole, pelle di salame (sapete, una volta i salami erano fatti lunghi e rotondi, non a fette sottovuoto in una vaschetta di plastica), polenta, pane e latte, uova. I gatti di oggi queste cose neanche le assaggiano se li avete abituati alle scatolette del felino reale. Perchè non le assaggi anche tu e ci dici se sono di tuo gusto?

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17 febbraio 2011

Non ci conosci e ci chiedi come va?

Non sopportiamo le tue domande retoriche o almeno una in particolare. Se siamo conoscenti per lavoro o per vista ripetuta ma non approfondita, non è che ci conosciamo veramente. Quindi perchè ci chiedi cose che non ti interessano o di cui non sapresti raccogliere gli effetti? Non ci chiedere "come va?", lo sappiamo che ti aspetti solo una risposta predefinita, "tutto bene". Non è che ti prepari ad ascoltare veramente il nostro parere su come procede la vita.

La vita è una situazione complessa, forse una parte di essa va benissimo, mentre un'altra parte va proprio di merda, come facciamo a risolvere il quesito in un "bene" o un "non bene". La tua vita è risolvibile in una parola? Se ci poni quella domanda tanto odiata, noi che dovremmo fare? Potremmo aderire al tuo dialogo di circostanza ed esalare quelle lettere che stai aspettando, ma non ci piace molto dare una risposta senza contenuto. Potremmo invece risponderti con una lunga discussione (fintamente) filosofica sul vero significato della tua domanda e sull'impossibilità del rispondere ad essa, poichè non racchiude in sè nessun quesito. Ma ti annoieresti o ti spaventeresti probabilmente, con ottime ragioni.

Tu non poni domande o interessi, ripeti solo all'infinito un'abitudine al saluto dal nullo significato. Se non sai cosa dire, vai subito al succo del discorso che volevi introdurre con finta empatia, oppure non dire niente, noi ne saremmo più felici.

Possiamo rispondere alla domanda "come va?" solamente se a farla sono gli amici, quelli che ci conoscono davvero, quelli che si aspettano una risposta lunga, complessa, articolata, perchè ben comprendono che noi siamo persone troppo lunghe, complesse e articolate, per risparmiare ogni singola sfaccettatura del "come va".

Puoi evitare di sputare affermazioni con un punto di domanda alla fine?

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