19 maggio 2011

Jet Set Radio [Dreamcast]: rollerblade, vernice spray, street art e musica


Erano gli ultimi mesi del 1999, ero un ragazzino con un sacco di tempo libero, che andava al liceo artistico e poteva cazzeggiare quanto voleva, sia a scuola che a casa. Durante una qualche lezione di non ricordo quale materia, mi stavo leggendo Mega Console, quando fra le preview per Dreamcast, notai un gioco dallo stile sublime, mai visto prima. Quel gioco si chiamava Jet Set Radio, un action game fuori dagli schemi in cui bisognava impersonare dei ragazzini sui roller-blade che tentavano di riempire la città di graffiti come protesta contro il regime poliziesco totalitario che si era instaurato. O ridare colore ad una città anonima. O qualcosa del genere. Il pretesto faceva il suo lavoro, la promessa di gameplay stiloso non poteva che attirarmi.


La preview di Jet Set Radio è stato il momento in cui ho deciso che avrei avuto un Dreamcast. La primavera / estate successiva (2000), con un po' di soldi recuperati grazie a vari lavoretti e risparmi annuali, comprai l'ultima console Sega giusto poco tempo dopo l'uscita Giapponese di Jet Set Radio. Quell'estate passai molte notti a taggare le strade di Tokyo-To, collezionare graffiti e scappare dalla polizia con il suo ispettore capo che sembrava Zenigata e sparava con una enorme Magnum. Oppure ti mandavano contro gli elicotteri da guerra, che potevi abbattere grindando sui muri fino al cielo e facendo un disegno sui finestrini. I controlli erano perfetti, i personaggi uno più strambo dell'altro.

Oltre allo stile grafico meraviglioso, la colonna sonora era fra le migliori che avessi mai ascoltato in un videogame, sposandosi alla perfezione con gli scenari e i personaggi. Guitar Vader, Hideki Naganuma, Castle Logical. Un miscuglio visivo, sonoro e di gameplay che materializzava la risposta perfetta per quello che stavo cercando in quel preciso momento della mia vita videoludica.


Quando JSR uscì in versione Europea con una città bonus e missioni aggiuntive, me lo ricomprari una seconda volta PAL. Non c'è molto altro da dire, se non che è valsa la pena comprare un Dreamcast per Jet Set Radio, come è valsa la pena comprare un Xbox per Jet Set Radio Future (di cui magari parlerò un giorno).

Purtroppo dopo la versione Xbox non hanno mai più fatto un Jet Set Radio. Forse meglio così, potrebbero rovinare i ricordi fantastici che ho collezionato assieme a spray e cadute dai grattacieli mentre grindavo sulle ringhiere colorate.





5 commenti:

  1. Anche tu hai fatto l'artistico?!
    E come sei finito a lavorare dentro un ufficio (se non ho capito malexD)? ^__^

    Shhh...non è vero che all'artistico non si fa un cavolo..quella è solo una leggenda metropolitana messa in giro da qualche studente di ragioneria invidioso del talento altrui xD ..

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  2. Anche tu artista? Il liceo artistico è l'unica scuola in cui sarei potuto resistere per tutti quegli anni... ci tornerei a vita, era bellissimo :(

    Adesso lavoro nella comunicazione web, ci sono finito un po' per caso e un po' perchè dopo le superiori sono andato a fare l'università invece che sviluppare qualche abilità artistica. In generale avevo poca fiducia nelle mie capacità artistiche (vedendo così tante persone con molto più talento) e nel particolare avevo l'impressione che fosse più facile trovare lavoro se avessi approfondito il mio interesse per la comunicazione umana. A volte me ne pento, ma ormai è fatta :P

    All'artistico non facevo la maggior parte delle cose pesanti e uccidi-tempo-libero con cui ti limitano in altre scuole. Disegnavamo, leggevamo i libri e ci interrogavano ovviamente, ma senza dover imparare "a memoria" quintali di nozioni inutili o perdere interi pomeriggi per fare compiti o prepararsi a qualche verifica. La mentalità generale che si respirava durante le lezioni e il tempo - davvero - libero dopo scuola, mi hanno sempre permesso di approfondire innumerevoli interessi che hanno plasmato la mia personalità / "capacità di riflettere sulle cose" / sensibilità meglio di qualsiasi studio totalitario.

    Poveri studenti di ragioneria che poi si trovano senza interessi profondi e con la paura di annoiarsi fra un lavoro e l'altro :P

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  3. Eh già pure io.
    Comprendo bene quella brutta sensazione di "inferiorità" nei confronti di gente davvero talentuosa..ha frenato un pochetto anche me a suo tempo (un pochetto tanto diciamo xD).
    L'università io l'ho sempre vista come un piano B..Ma ora che il piano B è quasi giunto al termine punto a tutta birra verso il piano A..studiare per anni qualcosa che detesto mi ha fatto riscoprire ciò che amo davvero.
    Mese prossimo super colloquio per ammissione in accademia (terrore).

    L'artistico è la scuola più bella del mondo, ci tornerei a vita. La consiglierei a chiunque sia innamorato dell'arte in genere. Un ragioniere non capirebbe mai..senza offesa,ma chi va all'artistico per vera passione è di una razza a parte =)

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  4. Immagino che non sia stata una scelta facile, ma probabilmente è stata la scelta giusta per le ispirazioni e i bisogni personali. Un po' ti invidio, il colloquio sarà una passeggiata :)

    Forse è superfluo da dire, ma oltre all'accademia, sarà molto importante come svilupperai la tua arte al di fuori della scuola. Il vero portfolio nasce spontaneamente. Quindi nel tempo libero disegna, crea, immagina, osserva, non per qualcun altro, ma per te stessa. L'importante è quello.

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  5. Mi invidi?! >.<
    Beh più che scelta diciamo che è stato uno scherzo del destino..il fato certe volte ha un senso dell'umorismo che rasenta il sadico a parer mio xD
    Cmq grazie per il consiglio =)
    E' vero, non bsogna mai smettere di migliorarsi..di creare, e di usare l'immaginazione e le proprie capacità.
    Quindi pure tu domani dacci dentro con il lab di fotografia..e non fare l'associale xD
    Falli secchi tigre!! ^_______^

    (oddio quanto chiacchiero oggi -.- sorry)

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