Avevo in mente di scrivere un post su Zelda: Majora's Mask già da un paio di anni, ma siccome è difficile per me riuscire a scrivere quanto ho amato questo gioco e quanto sia geniale, ho sempre posticipato a giorni migliori, a un futuro non meglio identificato con più tempo libero, la scrittura di questa lettera d’amore. Il tempo passa e mi sa che non avrò mai il tempo e la concentrazione necessaria per scrivere un articolo come si deve sulla bellezza di questo gioco sviluppato da Nintendo EAD per N64 e quindi ok, scriviamolo pure come capita, nei ritagli di tempo, giusto per festeggiare l’annuncio del remake di Majora’s Mask per 3DS.
Questo capitolo di Zelda rimane a oggi il mio gioco preferito di sempre in single player, assieme a Chibi Robo probabilmente. Nessun altro gioco si è mai avvicinato a questo universo di emozioni, soddisfazioni, sorprese, imprese, difficoltà, complessità, personaggi e luoghi con cui interagire attraverso un pad.
Majora’s Mask è stato pubblicato nel 2000, quando avevo 17 anni, con molto tempo libero per giocare perchè tanto non avevo voglia di studiare e dopo aver già perso interi mesi esplorando in lungo e in largo Zelda: Ocarina of Time. Uscito nel natale del 1998, Ocarina of Time è stato il primo Zelda tridimensionale, in cui finalmente si poteva esplorare Hyrule in tutta la sua profondità. Avevo giocato gli altri Zelda per NES e GameBoy, quindi sapevo cosa aspettarmi da OoT, ma certo lo sviluppo in 3D dava tutta un’altra esperienza. Come poteva Nintendo migliorare qualcosa del genere? Semplice, passando al 4D, la quarta dimensione del tempo.
Ecco la prima caratteristica che rende Majora’s Mask così speciale: il gioco è sviluppato su 3 giorni che passano mentre si esplora il mondo di Termina e i suoi dungeon, con il sole che sorge e tramonta, il paesaggio che cambia e soprattutto un complesso sistema di attività quotidiane che i personaggi del gioco compiono col passare del tempo. Potete seguire un personaggio la mattina mentre esce di casa, va a fare le sue commissioni, incontra dei problemi da risolvere e interagisce con gli altri personaggi non giocanti. Prima di quel momento in ogni altra avventura / RPG che avevo giocato i personaggi nelle città erano semplici modelli fermi nel punto in cui erano stati programmati, senza una loro “vita”. In Majora’s Mask tutto questo era rivoluzionato, sembrava davvero di interagire con un mondo “reale” in cui i personaggi badavano alle loro faccende senza star fermi ad aspettare il tuo passaggio.
Questo complesso sistema di attività temporali non rimane fine a sè stesso, ma viene intrecciato con un altrettanto complesso sistema di side-quest da risolvere per aiutare i personaggi nei loro problemi più o meno esistenziali. Quasi ogni personaggio che potete incontrare a Termina ha bisogno di aiuto e spesso queste situazioni da risolvere vengono intrecciate ulteriormente l’una con l’altra. Per aiutare con successo qualcuno potreste dover scoprire cosa gli accade a uno specifico orario durante un certo giorno da una qualche parte della città o del mondo, e come l’attività di un altro personaggio può darvi un suggerimento o un oggetto necessario per aiutarlo. Tutte le numerose sotto quest vengono tracciate nel loro svolgersi nel tempo anche grazie al “Bomber’s Notebook”, un menù in cui vengono segnati gli avvenimenti chiave una volta scoperti.
Cosa succede quando scadono i 3 giorni di gioco? Un giorno in Zelda: Majora’s Mask dura circa 1 ora del nostro tempo reale, ma fortunatamente è possibile scoprire un modo per rallentare il tempo e far durare un giorno quasi 2 ore. Che sia veloce o lento, prima o poi il terzo giorno arriverà e con lui la distruzione di Termina, con l’impatto della gigantesca luna che annienterà ogni essere vivente. Il gioco non finisce con la caduta della luna, o meglio, possiamo rimandare ulteriormente questa catastrofe attraverso i sempre amati viaggi nel tempo, che ci permettono di tornare indietro fino al primo giorno, quando tutto era ancora (quasi) normale e ricominciare la nostra avventura per salvare Termina, armati questa volta di una maggiore conoscenza del suo mondo e dei suoi strani abitanti.
Questo capitolo di Zelda rimane a oggi il mio gioco preferito di sempre in single player, assieme a Chibi Robo probabilmente. Nessun altro gioco si è mai avvicinato a questo universo di emozioni, soddisfazioni, sorprese, imprese, difficoltà, complessità, personaggi e luoghi con cui interagire attraverso un pad.
Majora’s Mask è stato pubblicato nel 2000, quando avevo 17 anni, con molto tempo libero per giocare perchè tanto non avevo voglia di studiare e dopo aver già perso interi mesi esplorando in lungo e in largo Zelda: Ocarina of Time. Uscito nel natale del 1998, Ocarina of Time è stato il primo Zelda tridimensionale, in cui finalmente si poteva esplorare Hyrule in tutta la sua profondità. Avevo giocato gli altri Zelda per NES e GameBoy, quindi sapevo cosa aspettarmi da OoT, ma certo lo sviluppo in 3D dava tutta un’altra esperienza. Come poteva Nintendo migliorare qualcosa del genere? Semplice, passando al 4D, la quarta dimensione del tempo.
Ecco la prima caratteristica che rende Majora’s Mask così speciale: il gioco è sviluppato su 3 giorni che passano mentre si esplora il mondo di Termina e i suoi dungeon, con il sole che sorge e tramonta, il paesaggio che cambia e soprattutto un complesso sistema di attività quotidiane che i personaggi del gioco compiono col passare del tempo. Potete seguire un personaggio la mattina mentre esce di casa, va a fare le sue commissioni, incontra dei problemi da risolvere e interagisce con gli altri personaggi non giocanti. Prima di quel momento in ogni altra avventura / RPG che avevo giocato i personaggi nelle città erano semplici modelli fermi nel punto in cui erano stati programmati, senza una loro “vita”. In Majora’s Mask tutto questo era rivoluzionato, sembrava davvero di interagire con un mondo “reale” in cui i personaggi badavano alle loro faccende senza star fermi ad aspettare il tuo passaggio.
Questo complesso sistema di attività temporali non rimane fine a sè stesso, ma viene intrecciato con un altrettanto complesso sistema di side-quest da risolvere per aiutare i personaggi nei loro problemi più o meno esistenziali. Quasi ogni personaggio che potete incontrare a Termina ha bisogno di aiuto e spesso queste situazioni da risolvere vengono intrecciate ulteriormente l’una con l’altra. Per aiutare con successo qualcuno potreste dover scoprire cosa gli accade a uno specifico orario durante un certo giorno da una qualche parte della città o del mondo, e come l’attività di un altro personaggio può darvi un suggerimento o un oggetto necessario per aiutarlo. Tutte le numerose sotto quest vengono tracciate nel loro svolgersi nel tempo anche grazie al “Bomber’s Notebook”, un menù in cui vengono segnati gli avvenimenti chiave una volta scoperti.
Cosa succede quando scadono i 3 giorni di gioco? Un giorno in Zelda: Majora’s Mask dura circa 1 ora del nostro tempo reale, ma fortunatamente è possibile scoprire un modo per rallentare il tempo e far durare un giorno quasi 2 ore. Che sia veloce o lento, prima o poi il terzo giorno arriverà e con lui la distruzione di Termina, con l’impatto della gigantesca luna che annienterà ogni essere vivente. Il gioco non finisce con la caduta della luna, o meglio, possiamo rimandare ulteriormente questa catastrofe attraverso i sempre amati viaggi nel tempo, che ci permettono di tornare indietro fino al primo giorno, quando tutto era ancora (quasi) normale e ricominciare la nostra avventura per salvare Termina, armati questa volta di una maggiore conoscenza del suo mondo e dei suoi strani abitanti.
Lo stile e le “personalità” dei personaggi di Majora’s Mask sono un’altra delle caratteristiche che rendono il gioco un meraviglioso viaggio onirico, soprattutto per chi aveva già finito Ocarina of Time. Come accade in Alice nel Paese delle Meraviglie, anche Link cade in una specie di buco o tana del bianconiglio per arrivare nello strano mondo di Termina, dove incontra personaggi che esteticamente ricordano quelli conosciuti in Ocarina of Time, ma con personalità e ruoli diversi o inversi. Come nei sogni in cui parliamo con persone che conosciamo ma che si comportano in modo differente o che hanno lo stesso carattere ma l’aspetto di un’altra persona, ecco il senso di smarrimento interpersonale che è possibile trovare a Termina. Non mancano certo nuovi e anche più bizzarri personaggi, da aiutare o sconfiggere a seconda del ruolo che impersonano in questa allucinazione dai toni melanconici. Qui è d’obbligo citare quel meraviglioso intreccio di aspettative, mistero ed emotività che è la quest parallela tra Kafei e Anju, con uno dei “finali” più commoventi della storia dei videogames.
Come in ogni altro Zelda, anche in Majora’s Mask ci sono dungeon, enigmi e mostri da superare, tra cui alcuni dei templi più complessi di tutta la serie, grazie ai tanti puzzle che per essere risolti richiedono multi-tasking stratificato su più stanze e piani differenti. Insomma, preparatevi a un gioco difficile, ma proprio per questo suo livello di difficoltà dannatamente soddisfacente quando riuscirete a risolvere ogni suo particolare nascosto. Oltre alla quest principale, la parte più difficile da completare sono le sopra citate sotto-quest e la raccolta di tutte le maschere che permettono a Link di trasformarsi o acquisire nuove caratteristiche, come la possibilità di sentire gli odori, di auto-esplodere come una bomba o di leggere il pensiero delle persone con cui parla.
Tanti altri piccoli e grandi elementi hanno reso speciale la mia avventura nelle strambe terre di Majora’s Mask, ricche di segreti da scoprire, situazioni surreali e melanconiche, ma posso anche finire qui questa descrizione, per lasciare ai curiosi che vorranno giocarlo una personale esplorazione dell’ultimo grande Zelda, che forse non sarà mai superato.
Come in ogni altro Zelda, anche in Majora’s Mask ci sono dungeon, enigmi e mostri da superare, tra cui alcuni dei templi più complessi di tutta la serie, grazie ai tanti puzzle che per essere risolti richiedono multi-tasking stratificato su più stanze e piani differenti. Insomma, preparatevi a un gioco difficile, ma proprio per questo suo livello di difficoltà dannatamente soddisfacente quando riuscirete a risolvere ogni suo particolare nascosto. Oltre alla quest principale, la parte più difficile da completare sono le sopra citate sotto-quest e la raccolta di tutte le maschere che permettono a Link di trasformarsi o acquisire nuove caratteristiche, come la possibilità di sentire gli odori, di auto-esplodere come una bomba o di leggere il pensiero delle persone con cui parla.
Tanti altri piccoli e grandi elementi hanno reso speciale la mia avventura nelle strambe terre di Majora’s Mask, ricche di segreti da scoprire, situazioni surreali e melanconiche, ma posso anche finire qui questa descrizione, per lasciare ai curiosi che vorranno giocarlo una personale esplorazione dell’ultimo grande Zelda, che forse non sarà mai superato.
Che sia sull’originale cartuccia per Nintendo 64 (potete recuperarla su Ebay o Amazon), su 3DS o emulatore, preparatevi a un lungo e complesso viaggio temporale che lascerà il segno a ogni giocatore sensibile. Buon divertimento :P
Altre immagini da Zelda Majora's Mask per Nintendo 64:
Majora's Mask intro:
Altri giochi originali e dimenticati per Nintendo 64:
Per chi non ci ha mai giocato (non ho mai posseduto nessuna console, purtroppo) ha un'aria molto retrò. Non che sia una cosa malvagia :D
RispondiEliminaAll'epoca non potei giocare a Majora Mask... inutile dire che lo recupererò sul 3DS!
RispondiElimina@Acalia: quando era uscito aveva una grafica favolosamente tecnologica, ora mi sento vecchio :O
RispondiElimina@Marco: assolutamente da recuperare! Anche se ho letto un'intervista con Aonuma in cui diceva che per la versione 3DS avrebbe reso più facili alcuni pezzi... argh! :O