25 marzo 2017

Uochi Toki - Il Limite Valicabile (Testi e Citazioni)

Prefazione:

Questo post dedicato ai testi de Il Limite Valicabile degli Uochi Toki è in lavorazione dall’inizio del 2015, ma come avevo già fatto notare qualche tempo fa, il mio attuale sistema operativo vitale che mi ha fortunatamente allontanato dal dovermi fare 4 ore al giorno di treno per andare e tornare dal lavoro, mi ha tolto quello spazio-tempo in cui potevo allegramente ascoltare e trascrivere canzoni come se non ci fosse un domani.

Abbiamo provato a continuare comunque questo lavoro epocale per trascrivere i testi del doppio CD del Limite Valicabile, ci siamo dati al crowdsourcing e al ti-prego-aiutami-a-trascrivere-tutta-sta-roba-che-da-solo-mica-riesco, un po’ ce l’abbiamo fatta (grazie all’aiuto di Giovanni B. e Marco B., oltre che qualche pezzo trovato anche su Genius) ma in ogni caso sembra inutile continuare a tenere nell’ombra tutto il lavoro fatto finora, e forse anche più utile pubblicare la trascrizione incompleta, per poi augurarmi che altra gente a caso passi di qui e lasci un commento qui sotto con altre parole, che poi mettiamo insieme per formare il tutto. Insomma, buona lettura e buon ascolto e grazie per chi vorrà aiutarci a trascrivere i pezzi e citazioni mancanti.


Introduzione:


Dopo un paio di anni di attesa dall’ultimo tankōbon che segue la trama principale (Macchina da Guerra) e qualche short story di intermezzo (Cystema Solari, Dio e il Diavolo, Fulmine di Alterità, Tali Capi), il 10 marzo 2015 è uscito il nuovo volume dei Uochi Toki, il manga che ormai ci tiene compagnia da più di 15 anni (se consideriamo anche il prequel spirituale intitolato Laze Biose disegnato dal loro circolo doujin). Un’opera infinita che tenta di gareggiare con Kochikame e Golgo 13 per diventare la serie di fumetti più longeva di sempre, nel frattempo gli Uochi Toki non si dimenticano di raccontarci le loro disavventure, per tenerci compagnia in quei momenti in cui abbiamo voglia di perderci in altri mondi con storie fantastico-realistiche.

Per questa uscita i due autori, Napo Palmichiiro a disegnare i personaggi e Rico Gatomo a delineare gli sfondi, hanno deciso di pubblicare una raccolta in 2 volumi intitolata “Il Limite Valicabile”, da 9 e 12 capitoli rispettivamente, sottotitolati “Un Disco Rap” e “La Fine dell’Era della Comunicazione”. Il manga continua la sua tradizione di Seinen con scene di azione epica, riflessioni astratte, considerazioni sui derivati delle piante, gare all’ultimo respiro, slice of life, intermezzi umoristici / demenziali (Dr. Slump e Arale), discorsi sulla musica neanche fossero una Mongolian Chop Squad e citazioni meta comunicative, come quando i personaggi del fumetto parlano di altri fumetti o anime. In ogni caso le citazioni sono tante, come vedete qui sotto. Spesso i protagonisti della storia rompono la quarta parete interpellando o annuendo direttamente al lettore e alle sue aspettative rispetto a certi generi di manga o di persone.



In questo doppio volume di Uochi Toki troviamo diverse collaborazioni con altri mangaka del sottobosco italiano, tra cui Zona MC, Campidilimoni, Murubutu, Miike Takeshi, Eell Shous e Matteo Marson, per un mix di discorsi amichevoli e (più o meno) spensierati in cui i personaggi disegnati dai diversi autori dialogano tra loro interagendo con i propri punti di vista, con i diversi stili di disegno. Anche la splendida cover che abbraccia i 2 tankōbon è opera di altri, disegnata dal maestro Dr.Pira dei leggendari Fumetti della Gleba. Insomma, un manga corale dove tanti personaggi si incontrano e dicono la loro sui vari argomenti trattati, nel modo che gli viene meglio.

Come al solito fate prima a leggere da soli tutti i capitoli del manga disponibili in streaming sulla pagina ufficiale degli Uochi Toki su Bandcamp e se vi piace, potete poi comprarlo in digitale nella stessa pagina, oppure in formato fisico da La Tempesta Dischi.

Di seguito una raccolta random di citazioni, note, commenti più o meno interessanti sui testi de Il limite Valicabile. Come al solito se abbiamo sbagliato qualcosa, se volete indicare qualche citazione che ci siamo persi, se riuscite a capire cosa dicono in quei pezzi lasciati con ??? e se volete contribuire trascrivendo i testi mancanti, aggiungete pure i vostri commenti qui sotto. Grazie!

01 Un Pezzo Rap


I primi ascolti che facevo da bambino, da quando riesco a ricordarmi, Beethoven, Rossini e Vivaldi, la colonna sonora di Flash Dance, una pastorale, una primavera, una cavalcata di Guglielmo Tell, il Trovatore, gli storyteller, le narrazioni illustrate in volumi e cassette, potevo stare ore incantato davanti al mangianastri, senza che qualcuno potesse distrarmi, io non ascoltavo, io guardavo la musica scorrermi davanti, avevo storie e cartoni animati musicali negli occhi, niente nomi, autori o ritornelli, solo suoni, immagini e gangli (???), una concentrazione che ricerco adesso tutti i giorni per suggestionarmi e che dipende, quasi esclusivamente da tempi e spazi, lo stesso brano, solo (sono???) diversi, e così sono cresciuto nell’ignoranza di nozioni, ma con vagoni, treni, stazioni, binari, interi circuiti ferroviari internazionali di visuali libere, senza che nessun frescone me le venisse a reprimere, ogni recensione o discorso sulla musica, mi fa un male incredibile…
il primo pezzo rap l’ho ascoltato a 12 anni, sugli autoscontri, nel periodo dell’euro-dance, i ragazzini erano mostri che divoravano trance rimasticate, rock targato italia, io, letteralmente catturato da J-Ax che raccontava una sua toccata e fuga, inchiodavo sulla pista, tutti gli altri addosso, rissa! Cosa vuoi che ne capisca, un ragazzino malvestito immaginazionista, che si sforza di ascoltare un rap scritto con linguaggio da surfista, in mezzo a una caciara proto-automobilistica, in quel momento per me era il testo di un sofista, un rito di giustizia, un ritiro post illuminazione mistica, e tutti gli altri attorno sembravano non-toccati, continuavano ad imboccar gettoni colorati, come se quello fosse un brano uguale a quelli già ascoltati, piccole e sbadati sulle loro vetture elettriche, da quel momento trovato scopo nella ricerca di brani con testi e metriche, e, siccome ancora non esisteva l’internet, ci son voluti anni e diversi acquisti di dischi a caso, perchè io trovassi un programma in radio, una fanzine, delle finestre, sul mondo di quelli che mi parlavano nelle cassette, che mi raccontavano le loro prodezze, me li portavo sempre nelle orecchie, erano i miei migliori amici, immaginavo di parlarci, come loro con me, anche perchè ero molto solo e non parlavo con nessuno, surrogavo le conversazioni con gli adepti di quel sottosuolo in cui si parla, si ascolta, si disegna, nel quale se non sai, qualcuno ti insegna, e un’altra bella selecta di frasi prese in prestito da una cultura che, più che vissuta, l’avevo letta, ed io ascoltavo ed ascoltavo, e chiaccheravo nella mia testa, hai ragione Danno! Anche se questa tua frase da come l’hai messa, ha già una sfumatura diversa da ciò che ha detto Esa, da ciò che ha scritto Neffa, e soppesavo io, soppesavo, una frase di Kaos One, un discorso in Chief e Soci, i contenuti in foto di gruppo o l’espressionismo contorto dell’Orru, ogni demo che proveniva dal sottobosco e tutto questo rimaneva tra me ed il mio walkman, fino a che non conobbi altri, adolescenti con i vestiti larghi, pantaloni, cappelli e felpe, di marche streetware famose, come ad esempio OVS, anche loro parlvano con i rapper, nacque una dimensione sociale in cui si discorreva sugli atti e i discorsi di altri, aggiungendo altri atti, imitanti i tanti, che già imitavano altri altrettanto bravi, intrattenendo altri ancora che oltre ai già tanti parlandi abbracciavano i discorsi rap con oltraggi altrimenti detti contest, ma che con teste estratte, non monche mon-chèri, a tutt’oggi definiamo come assenze di contesto o troppa presenza di esso, se voleva il flow, andavo alla fonte, diretto, leggendo qualche poeta esperto, e ricitandomelo solo soletto, in salotto, con un biscotto e una tazza di brodo, non mi è mai fregato un trap (???) di misurare il tuo rap o quello di un altro, impressionando amici nel parchetto, parlando di rime come si fa di figa o di calcio, riducendo tutto a “questo è meglio, questo è scarso”, volevo solo parlare con qualcuno e che qualcuno mi parlasse, possibilmente di qualcosa di interessante, tu hai conosciuto l’ABC del rap, io l’UVZ come i Bannheads, passavi il tempo a chiederti se tu fossi somigliante al rap o se è il rap che ti assomiglia, poco importa, perchè come tutti i linguaggi dopo un po’ si cristallizza, anche se si immette nuova linfa, allora lo si inscatola, lo si identifica, col terrore che si estingua, forse sembro fatalista, ma la distruzione, quindi il cambiamento, della lingua, non si arresta, in dei momenti ci si ritrova come nel 2001 ad ascoltare l’avena fredda, un disco incredibile, che è nato come un germoglio di nocciolo dentro una foresta completamente rasa al suolo, è quello il nostro habitat, siamo persone con una certa pratica, coltivata in anni di riferimenti mancanti in una landa desertica, in cui si dipingeva il treno a -15 gradi, con principi di congelamento alle mani, dove i dischi non li trovavi, dove non c’eran ritrovi, non c’era un posto, non c’era nessuno con cui poter fare un discorso, non c’era nessuno.. io e Riccardo siamo gente del deserto, la povertà di stimoli ci spinse a vedere come prezioso ogni frammento, a non lasciarci sfuggire ogni alito di vento, a cercar di mettere in moto ciò che è fermo, e se proprio non parte, smontarlo e riutilizzarlo in ogni sua parte, non siamo stati forgiati dallo stile, dalla strada, dalle risse, dalle feste, noi possiamo stare d’appertutto e veniamo fuori dal niente, questo è il rap, questo è il rap, qu-qu-qu-questo è il rap… ok, ok, anche questo è il rap, anche questo è il rap.. e non è nuovo, non è sperimentale, non siamo appena usciti, non facciamo nulla di speciale, davvero non è modestia o falsa modestia, è solo che la tua testa e la tua orecchia, quando sono atrofizzate sono troppo facili da impressionare, ci sono cose molto oltre a noi, si noi siamo cose, non persone!

Ma non è finita, è stato proprio sulla fine della vita, della seconda ondata di rap in italiano, parliamo sempre del 2001, che un essere umano unico ci illuminò le orecchie, fù il primo ascolto elettronico, parlo di Confield degli Autechre, tutti i rapper dovrebbero provare a scrivere su quelle tracce, per capire finalmente che andare a tempo non significa necessariamente far cadere le rime su rullante, per me fu come premere un pulsante e vedere le pareti della stanza circostante ripiegarsi su sè stesse, lasciando posto ad un paesaggio che, non avevo mai sospettato che esistesse, il produttore di basi rap che mette, campioni funk, (???), (???), sui 4/4, kick & clap (??) non sa, che i suoi beat son cracker e che in giro trovi torte alla viennese, sapori musicali che vanno dalla maionese, allo speck affumicato fino al fumè di pesce, si può gustare l’elettronica gourmè passando da riso integrale senza sale, per poi tornare ai cracker e vivere di quelli, ma i tuoi ascolti non saranno più gli stessi se sfondi le pareti, costruisci i suoni che non trovi e la bedroom, non nasce nelle strade, ne nei club, ma nella camera da letto, nella stanza dei rumori, la Foley Room di Amon Tobin, apprendi i modi nuovi, in cui si possono usare i campioni, non solo tagli, incolli, equalizzi e siamo tutti più buoni, anche se quello che dico vale anche al contrario, ci sono brani fatti con niente, composti solo di scelte, la tecnica del campionamento è stata inventata dai rapper, ma è solo uscendone, guardando da fuori, che si capiscono le potenzialità di campioni e campionatori, l’elettronica è purissima fonte di astrazione, io sono quello che non ha mai provato le droghe, perchè ho ascoltato Drukqs di Aphex Twin e ho usato molta immaginazione, e se l’ascolti come ho fatto io, puoi dare il TFR in moneta inesistente a tutti i procuratori di sostanze che non stupefanno ormai più di tanto, c’è chi non si fida, chi crede sia solo musica da ballo, chi la rilega a musica di sottofondo a quelle merende tarde che ti impediscono la cena, chi dice che la musica fatta con il computer non è valido, chi aggiunge una tastiera al gruppo rock e lo ridefinisce gruppo elettronico, chi se non vede una chitarra sul palco lo chiama DJ-set, chi riconduce tutto a Brian Eno e non ha mai seguito lo sviluppo di frattali sonici come la techno o la breakcore, che non hanno capostipiti o pionieri, se non i nostri signori e padroni, i robots, che poi sono i fratelli dell’uomo, i riferimenti non ci sono, posso ascoltare speedcore anche senza vestirmi e comportarmi come uno che ascolta speedcore, soltanto perchè la musica a quella velocità mi piace, l’elettronica supera il contesto sociale, è qualcosa che puoi ascoltare anche senza dovertici identificare, anche io all’inizio avevo paura a farmi scoprire intento all’ascolto degli Atari Teenage Riot, perchè usavano le casse Rotterdam, qualcuno avrebbe potuto scambiarmi per un gabber e volermi sparare alle gambe e non ricordo bene come ho fatto a superare questi buffi limiti, però l’ho fatto, il solo fatto che esista una persona come esempio, dovrebbe bastare a dare uno slancio!

Il rap, la musica elettronica, insieme, per gioco, senti qua!

Citazioni e note random:


Beethoven, la Pastorale: La sesta sinfonia di Ludwig van Beethoven in fa maggiore op. 68, detta "Pastorale", composta nel 1807 - inizio 1808, fu eseguita il 22 dicembre 1808 al Theater an der Wien. Il manoscritto originale si trova nella Beethovenhaus.



Una cavalcata di Guglielmo Tell: Guglielmo Tell / Guillaume Tell nella versione originale francese, è l'ultima opera composta da Gioachino Rossini che, in seguito, si dedicherà solo alla musica da camera, a divertissement che chiamerà Péchés de vieillesse, alla musica sacra o a composizioni musicali non destinate al teatro.



Vivaldi, Primavera: Le quattro stagioni è il titolo con cui sono noti i primi quattro concerti per violino di Antonio Vivaldi: Ogni concerto si riferisce ad una delle quattro stagioni: la "Primavera", l'"Estate", l'"Autunno" e l'"Inverno". I tre movimenti di cui consta la Primavera, in tonalità di Mi maggiore, descrivono tre momenti della stagione: il canto degli uccelli (allegro), il riposo del pastore con il suo cane (largo) e la danza finale (allegro). Il violino solista rappresenta un pastore addormentato, le viole, il latrato del suo fedele cane, mentre i restanti violini le foglie fruscianti.



La colonna sonora di Flash Dance: Flashdance è un film musicale del 1983 diretto da Adrian Lyne e scritto da Tom Hedley e Joe Eszterhas.



Il trovatore: è un'opera di Giuseppe Verdi rappresentata in prima assoluta il 19 gennaio 1853 al Teatro Apollo di Roma. Assieme a Rigoletto e La traviata fa parte della cosiddetta trilogia popolare.



Periodo dell’euro dance: L'eurodance (a volte conosciuta come euro-NRG, euro house o altrimenti abbreviata in euro) è un genere dell'electronic dance music che ebbe origine alla fine degli anni ottanta principalmente in Europa. Unisce molti elementi dell'house, della techno, dell'hi-NRG e dell'eurodisco.



J-Ax che raccontava una sua toccata e fuga: Strade di città è il primo album in studio degli Articolo 31, pubblicato nel 1993 e nella canzone “Tocca Qui” sentiamo: “Ah bene! Art.31 racconta la storia della toccata e fuga, rima confusa, alcolica! Vai J! “, probabilmente la stessa di cui parla Napo.



Il testo di un sofista: La Sofistica è una corrente filosofica sviluppatasi in Grecia, che pone al centro della sua riflessione l'uomo e le problematiche relative alla morale e alla vita sociale e politica.

Hai ragione Danno: Simone Eleuteri, conosciuto nella scena rap con lo pseudonimo di Danno è un membro dei Colle der Fomento dal 1994.



Da ciò che ha detto Esa: Francesco Cellamaro conosciuto come Esa ha fatto parte di gruppi storici, come gli OTR e Gente Guasta.



Da ciò che ha scritto Neffa: Giovanni Pellino, conosciuto con lo pseudonimo di Neffa dopo una prima esperienza come batterista in gruppi hardcore negli anni novanta, è considerato uno dei primi artisti hip hop in Italia, ha partecipato a gruppi storici come i Sangue Misto, i Negazione e gli Isola Posse All Stars.



Una frase di Kaos One: Marco Fiorito conosciuto come Kaos One ha cominciato la sua carriera nel 1985 come ballerino di breakdance e writer, poi come MC facendo parte di gruppi come i Sangue Misto e gli Assalti Frontali.

Chief e Soci: Il mondo che non c'è è l'album d'esordio del rapper Chief pubblicato a nome Chief & Soci, pubblicato con la collaborazione di Huda, DJ Enzo e Phase II. L'album è stato stampato su CD, vinile e musicassetta.



Espressionismo contorto dell’Orru: Sandro Orrù, artisticamente noto come DJ Gruff, Gruffetti o Lowdy N.C.N. è un disc jockey, beatmaker e rapper italiano.



La vena fredda: The Cold Vein, album di rap sperimentale del duo Cannibal Ox



io l’UVZ come i Bannheads: grazie a filenotfoundrecordz abbiamo scoperto che "i Bannheads era un gruppo underground composto da dj pio, ramtzu e non ricordo chi altro che hanno fatto un solo disco “mitico” che si intitolava appunto UVZ". Dal vecchio sito Ubersmaz leggiamo che "BEAT: Pio, Madhamed, Ogus, Food FEAT: Ogus, Kajar, Mr-Freccia, I-Mare"

Confield degli Autechre: Confield è il sesto album da studio del gruppo inglese di musica elettronica Autechre, pubblicato nel 2001 con l'etichetta discografica Warp Records.



La Foley Room di Amon Tobin: Foley Room è il sesto album discografico in studio del DJ brasiliano Amon Tobin, pubblicato nel 2007.



Drukqs di Aphex Twin: Drukqs (stilizzato drukQs) è un doppio album del musicista Richard D. James, pubblicato nel 2001 dalla Warp Records sotto lo pseudonimo Aphex Twin.



Intento all’ascolto degli Atari Teenage Riot: gli Atari Teenage Riot sono un gruppo musicale originario di Berlino, formato nel 1992.



03 Bim Bum Cha feat. Campidilimoni 


[Campidilimoni] La scuola di chi rappa è vecchia. Se sei nero c’è la Zulu se sei bianco c’è la guerra. Se sei come me invece è un poco diversa. Ogni nato negli Ottanta rimembra. Prima del sesso, la noia e la droga. Si andava a lezione sì, ma non a scuola. O meglio la scuola c’era ma mica era vera. E così la sognavo, di giorno e di sera. Il risultato però non era buono. Ero senza qualità, come l’uomo (???). I buchi nella cute solo con le sbucciature. Mi davano piacere a metà come si fa quando si va con le prostitute sordomute. Cercavo sangue e interiora nell’atmosfera. Ma quello nell’ozono era il solo buco che si vedeva. E una stella della morte in cielo per me non c’era.

[Napo] Lui, rende amico ogni maestro, dopo averlo superato. E’ concentrato su se stesso ma non perde d’occhio l’avversario. Una mente fresca, che resetta il concetto stesso di violenza. Lui, dimostra che lo scontro è la preparazione ad esso. Per copiarlo, io indossavo pesi per mezzo di uno zaino che portavo sempre appresso. Ma non quando ero bambino, bensì nel passato prossimo di adesso. Nel pensiero mi fingo in camera da letto come nella stanza dello spirito e del tempo, dove io mi chiuderei, coi nemici/amici e con gli dei.

[Campidilimoni] Io non gioco all'amore, c'è troppo rischio Il gioco del pallone è quello che preferisco Odio il calcio marcio degli adulti Non esistono partite prive di insulti Amo il calcio made in Japan dei ragazzini Bombe come Osama, stadi impazziti Mi piace quel campo verde e vasto C'era più disciplina lì che tra le quattro Non c'erano più, c'erano squadre Le tifavo tanto da farle odiare a mia madre Non ero contrario al resto ma non lo seguivo Ad esempio il volley non volli farmelo amico Era il calcio finto che mi attirava Il tiro della tigre, la super parata La goleada immaginata mi dava adrenalina Quella del piano reale non riscuoteva la mia stima.

[Napo] Un adolescente messo in mezzo a degli equivoci, circondato da ragazze che gli fan capire a botte che anche lui ha una parte femminile. Non che necessariamente questa parte influenzi i gusti in fatto di partners e parti basse; la femminilità si trova in molte stanze oltre che in camera da letto, ad esempio nel dojo di famiglia, la stanza da combattimento, ed all'inizio solo lui era un mezzo, ma ben presto gli si fanno attorno i soggetti che nel tempo hanno subito il mutamento che da principio sono sempre ostili. Ho sempre preferito la polifonia di personaggi che ti rendono completo, dove ognuno è una lezione che vanifica l'orgoglio, quindi tu definisci i confini del tuo ego.

[Campidilimoni] La gente spesso parla di "nave scuola" Però usa la parola pensando al sesso Io da sempre ho un punto fisso al quale penso Ma la donna insegna in un senso che è diverso Prendi ad esempio una donna con cui convivi Non la sfiori con un dito, non hai istinti primitivi Eppure da lei dipendi, per lei i tuoi soldi spendi Se con lei ti stendi fai cilecca La tua impotenza supera il giaciglio La convivenza pesa come un macigno Ho dei cattivi maestri, lenti nell'approccio Non puoi dare a me la colpa se mi danno del frocio È che so che non c'è vedova che vede meno opzioni Ma continua a sperare in un'inversione Sovvertirei l'amore se bastasse divertirsi Ma per chi ha già perso tempo e tempo ad incanutirsi.

[Napo] Non spiegare niente a due bambini che da soli si mantengono, che hanno visto più comportamenti di quelli che tu hai visto fino a diventare vecchio. Uno è Gioia, l'altro è Tetro, uno vede cieco nel futuro, l'altro affronta le persone in un presente troppo duro. I potenti si avvicendano dentro la città-tesoro, ma finché quei gatti sono in combo e sono uno, puoi mandare chi ti pare contro l'essere che contiene bene e male in parte uguale. Nei momenti in cui i miei lati son divisi uno anela alla violenza, l'altro cede alla speranza e da soli non combinano un granché, ed è solo se riunisco bene e male che io riesco a stare bene e non son cose che ti insegnano, sono fatti ispirati dall'intuito. Bianco e nero abitano in auto ma comandano città piene di colore.

[Campidilimoni ] Non ti parlo di santi che prego A parte questo è vero, io credo La devozione, si sa, è smisurata Specie se la tua forza è dovuta alla dorata emicrania La mia non forza, non coinvolge le alte sfere Qui in Italia il Papa ha potere Vorrei tenere Atene nel cassetto E vorrei che tutti avessero un cassetto, lo ammetto Immagina come saremmo belli Se ad esempio il verde illuminasse i capelli Se ci si amasse tra fratelli in modo strano E se si bramasse il metallo forgiato da un vulcano Saremmo tutti persone migliori Moriremmo di certo con tutti gli onori Io penso sempre alle stelle ma non le guardo Sono loro che guardano me quando faccio le battle.

[Napo] Non è solo da bambini che si impara dai cartoni, certe cose le capisci solo avendo dei dialoghi interiori. Quando svieni sotto i colpi dei combattimenti ti flashbackki nel passato od in altre dimensioni. Riflessioni sulla vita di persone artificiali che rivolgono domande più sensate degli umani che sono normali e non si vedono da fuori, son confusi questi linghen [???] che si scambiano nei ruoli tra creature e creatori e poi pretendono dei mondi perfetti dai contorni sempre netti per paura di conflitti di cui sono i responsabili. Ed è qui che arriva il cyborg che non sa però che impara, che se sbaglia non sbadiglia e non si agita, che non è il tuo deus ex machina ma è la nuova scuola per l'umanità che fabbrica e che si fabbrica. Il maggiore non mi ha mai insegnato l'etica, cosa è giusto e cosa no, il maggiore mi ha insegnato che i cartoni non sono adatti a insegnarti, che i cartoni educativi sono pezzi di cultura vecchi e ripiegati ed uniti e pieni zeppi di eufemismi edulcoranti e che per andare avanti sono necessari requisiti che risultano talmente grandi che a risolverli non bastan due giorni e due modelli di dicotomia perfettamente funzionanti. Io non ho la testa in altri mondi, non ho la testa fra le nuvole, non fuggo la realtà per preferire favole, piuttosto sono gli anime che mi filtrano all'interno, sono i cartoni che attraverso di me scendono dal loro mondo e metton piede sul terreno.

Citazioni e note random:


Se sei nero c'è la Zulu: La Universal Zulu Nation è un'organizzazione fondata, nel 1973, dal rapper e disc jockey statunitense Afrika Bambaataa con lo scopo di fornire delle indicazioni etiche ai giovani che si avvicinavano alla cultura Hip hop. 


Lista degli anime citati, in ordine:

1) O meglio la scuola c’era ma mica era vera [...]: Ken il Guerriero

2) Lui, rende amico ogni maestro, dopo averlo superato [..]: Dragon Ball

3) Il gioco del pallone è quello che preferisco [...]: Capitan Tsubasa

4) Un'adolescente messo in mezzo a degli equivoci: Ranma 1/2

5) La gente spesso parla di Nave Scuola [...]: Maison Ikkoku

6) Non spiegare niente a due bambini che [...]: Tekkonkinkreet

7) Non ti parlo dei santi che prego [...]: Saint Seiya (Cavalieri dello Zodiaco)

8) Non è solo da bambini che si impara dai cartoni [...] non so se l'ultimo pezzo sia relativo a un cartone, forse il "maggiore" può essere Kusanagi di Ghost in the Shell

04 Dialectatron punto vst 


Okay. Apri il menu a tendina. Non lo stai aprendo. Apri. Okay. Apri il menu a tendina… okay. Hai fa- sì. Seleziona la voce insidejokerdialectatronaberrantrepeaterultrafakegranulizer punto vst. Que- que- esatto. Okay. Input.

Siamo quelli che quando entrano all'interno del raccordo, quello grande, quello anulare, automaticamente cominciano a parlare con l’accento della capitale. Per imitazione, per voglia di parlare in modo che - diverso! - ci trasformi nel nostro ipotetico alter ego se noi fossimo di qui.

De certo nun te devi impressiona', nun me chiamare stronzo, se me magno pezzi del discorso tuo e te rivomito tutto addosso. Devi da capi' che anche il più purista der dialetto nordico quando arranca dentro al traffico deve da dì (?) li mortacci, e poi sti cazzi, e poi ma va a morì ammazzato, e nun ce scaja manco se te presenti tu, romano e je fai presente che il suo dialetto è tuo.

E noi siamo sul raccordo. E non smettiamo più di interregionalizzarci, pervasi dai dialetti forti, leggendo i cartelli delle industrie local ed inventandovici sopra una storia. Ogni città, ogni zona è sempre nuova ed impariamo distinzioni tra le sfumature linguistiche dei luoghi o gli abissi che ci sono tra romani e marchigiani, zoppicando a pronunciarli ma provandoci.

E forse devi da capì le differenze tra uno che parla dell’est e uno che sta all’ovest, tra quelli che è di roma e quelli che è maceratesi. E nun importa dove le persone è nati se hanno continuato ??? le espressioni dialettali, e nun è impossibile imparà, nun te dico una bugia! Sei tu che forse hai questa distinzione netta fra chi italiana e chi dialetta. Sei tu che dimostri appartenza e manchi di rispetto a quegli apolidi che ormai sono in maggioranza.

Anche se chi è un innesto non ha bisogno né di rispetto né di disprezzo e si fa infettare presto dal fraseggio che tu parli svelto non sospettando affatto che io ti comprendo benissimo.

Sì guarda che ho capito cumpa’, Io ric' cumpa’, ma ‘o saccie' bene che tu me vir' comma n' estraneo alla tua comunità. E ch’ aggia fa' mo? Me trasferisco? Così viv' tutt' e stori' e mezz' a vigl' e mezz' vit' a passo ad adattarmi e l’altra mezza - cumme nu' strunz'! - a dilaniarti in luoghi comuni di cui ora ti lamenti, ora li salvi perché li credi importanti e non puoi abbandonarli. No, sarebbe troppo sbatti.

E poi gli autoctoni mi guardano quando faccio quattro passi, mi ricordano che io non son di qui, massacrandomi di sguardi come se passando io violassi i loro spazi. Come se la mia presenza li levasse residenza, identità dalla carta di. La tua famiglia è qui da secoli, la mia famiglia ha provenienza sparsa da ben più di quattro angoli. Sono un nomade stanziale, appaio come un forestiero in ogni paese in cui vado ad abitare, persino nella mia città natale.

La mia lingua è un collage, la tua è gonfiata di collagene. Sono fissato con la genesi della parola, non con l'igiene della stessa. E tu per agitare quella massa di persone già convinte fai passare me per un purista di quella lingua priva di inflessioni solo perché uso il temine “inflessioni” mentre tu fai le flessioni.

Io non salgo sulle navi di crociate per gli apostrofi pur sapendo dove metterli, ma nemmeno navigo i baretti alla ricerca di quei motti custoditi dai vecchietti e non ti aspetto se ti aspetti di capire leggendo uno solo degli aspetti quando non aspetti di vedere gli altri.

Te capì? Sun minga un stupit. Voeri saper gnient, ti te parli cume te voret, poderia esse un magut - muratore - od un cummenda - imprenditore. E busa no, cucumer! che ti capisco uguale.

Ma te set propri un gras steros (???) una risat col suciarun (???), una risat col sussugul (???)!

E sta difesa della lingua e del dialetto si disperde: come tutti gli atti di purismo avviene sul cadavere morente di ciò che si vuol difendere. Quanto più c'è di inventato, quanto più c'è di mischiato e trasmodato, tanto più la lingua resta in grado di adattarsi alle vite dei parlanti.

E l'italiano corretto non esiste, la correttezza è al servizio delle lingue e serve solo per capirsi e per capirle.

Imparare i rapporti di consequenzialità dei tempi serve solo per articolare dei pensieri sempre più complessi; non a portare avanti quell'essere corretti che ti insegnano i maestri, e che serve al solo scopo di non essere corretti quando scrivi temi. Oppure a ridere di chi non coniuga bene i tempi verbali sentendosi geni. Quando parli con me devi farti un po' più sveglio per capire le sottigliezze del neologismo estremo. Che non sono solo vezzi ed esercizi, bensì contengono il pensiero che va più veloce della lingua.

Un purista non distingue un errore da un evoluzione perché mangia solo crusca, perché crede che la lingua giusta esista. Ma sui libri la parola è ferma, non si muove. Voglio nuovi generi nelle letterature, in cui trionfino il parlare e la trasmissione orale, dove non ci sia un oggetto come il libro come riferimento, ma solo ciò che ho appena detto e tu rispondi o statti zitto!

E tu chiedimi perché uso un po’ del tuo dialetto, perché uso la parola “swag” in un modo non corretto. Sarà forse che lo slang è nato privo di riferimento senza le pretese di insegnimento, si può prenderlo e reinterpretarlo a seconda del momento. Io non scrivo punchline ad ogni verso, io ti sto parlando per cui devi stare attento, stronzo! E non lo sai? non sono il solo, c’è qualcuno che fa meglio, c’è qualcuno che ad esempio ti riscrive (??? descrive?) dal di dentro lo sciacquare i panni in Arno.

Citazioni e note random: 

.vst: estensione di file solitamente usata dal programma Steinberg Cubase

quella lingua priva di inflessioni solo perché uso il termine “inflessioni” mentre tu fai le flessioni: In linguistica una inflessione è una modificazione di timbro che una vocale subisce talvolta per influsso di una vocale vicina, come caso particolare di metafonesi. Si chiama invece flessione una qualsiasi variazione morfologica delle parole realizzata per indicarne i tratti grammaticali o sintattici.

Un purista non distingue un errore da un’evoluzione perché mangia solo crusca: Le lingue cambiano. Quelli che una volta erano dialetti di una lingua possono eventualmente divergere abbastanza da non essere più intercomprensibili, e da essere considerati lingue separate. L'Accademia della Crusca (spesso anche solo la Crusca) è un'istituzione italiana che raccoglie studiosi ed esperti di linguistica e filologia della lingua italiana.

La parola “swag”: in generale SWAG si usa solitamente per indicare oggetti, vestiti, prodotti sfoggiati con fierezza del loro possedimento, molto spesso da allegri rappusi. Notare come dobbiamo forse a Bucknasty l’onore di l’aver insegnato a Napo e Rico questa parola magica durante la seguente intervista (@ 3:06):



Lo sciacquare i panni in Arno: Questo è un modo di dire raffinato, ereditato dal grande letterato Alessandro Manzoni. Si tratta di una metafora, in cui l'acqua del fiume Arno rappresenta la lingua italiana per eccellenza, ovvero il fiorentino. Il significato letterale è pertanto quello di conferire a uno scritto le caratteristiche del fiorentino.


05 Rest In Prose, Rest In Poetry feat. Murubutu


[Murubutu] conobbi il Verga sul tardi, che avevo già passato i vent'anni, con l'interesse di chi ha già ripudiato le lettere studiate sui banchi, e io che mi facevo di prosa francese, per quanto palese non mi ero accorto che il migliore lo avevamo già in paese. Ed era una prosa per meditare, si si: roba da meritare. Come i vestiti di fustagno nelle Novelle Rusticane; come lo stormire del castagno, il suono delle colombaie; come la vita in ogni stagno là fra le pievi solitarie; e la stampa bianca mostrava e tracciava tra le file di tigli e la strada; la distesa dai poderi screziata davanti all'aria screpolata, là dove dormon le galline in cortile con la testa sotto un'ala, dove il cane abbaia al confine all'alba che si staglia sulla ghiaia. M'incamminai con gli occhi pronti fra le righe delle pagine, fra le ampie gamme d'onde, fra le arie di ogni colle, fra le faglie tra le zolle, fra le zolle in ogni valle, fra le immagini sorte agli argini là dove osano le allodole. Ed era la gioia dei particolari che mi portava all'effetto complesso di un mondo ma invero, si, il riflesso di un cosmo perfetto dove muove l'eco del mattino fra le travi sotto il tetto e il fazzoletto a capolino dalla scarsella del farsetto. E a capo chino sulla carta sentivo il sole alzarsi e incombere e io che seguivo fra le righe spighe infine farsi onde, io che seguivo fra le vigne le linee dritte di ogni vomere, e se alzavo gli occhi per capire, erano ancora sporchi di polvere.


[Napo] sono stato a Recanati, ho cercato quei paesaggi, sono stato lì a guardarli per capire, al di là delle notizie, cosa fosse del poeta e cosa fosse proprio delle critiche. E ti dirò, non mi è servito troppo tempo per veder la tua natura come esempio: una siepe che nasconde rivelando un cosmo ombroso che è oltre la realtà; escluso il guardo apre un altro occhio che vede il fuori e il dentro nello stesso momento e questo mi era parso, ma non chiaro, già in seconda media nonostante già a quel tempo la tua poesia fosse coperta e da una fitta coltre di morale su quanto tu fossi un depresso e da quello schermo con cui i compagni di classe ti distraggono da un certo incanto oscuro con cui la tua professoressa ti dice di studiarla; ma quella poesia non le interessa nella sua interezza e sai: nemmeno ripetendo la lezione, nemmeno se me lo spiegavano altre persone con dovizia nel particolare, nemmeno leggendo lo scritto a chiare lettere sul manuale, in nessun caso e mai nella mia vita ho creduto che tu fossi un pessimista. Per leggere la tua poesia devo saltare più di un secolo di critica, devo guardare la tua statua in cui sei rappresentato triste e curvo ed immaginarti come quel cespuglio coi rami come fruste che resiste ante litteram. La resistenza di un uomo solo alla natura è superiore ad ogni resistenza politica in una Natura così grande da non avere e non doverti spiegazioni: manda al pasto dai leoni la cultura antropocentrica e il suo lettore si risente perchè cerca una morale in quelle che scherzosamente definisti le Operette; e il tuo lettore legge sempre più distrattamente, casca nella trappola dell'attenzione e guarda solo ciò che emerge: il lettore vede siepe se gli indichi la siepe, vede Silvia morta come ciò che tu non puoi più avere, crede che tu parli del male se descrivi il transito sentimentale nelle attese per le feste, nella quiete dopo le intemperie; ma io ti leggo non su carta dove scripta manent ferme come una natura morta, io ti leggo ovunque voglia. Io guardando una montagna e immaginando una valanga che mi travolgesse senza che io riuscissi poi a schivarla: morire senza un motivo col sorriso sulle labbra partecipando ad un evento così grande in un giorno felice, passeggiando nella neve, nella valle. Ho imparato i rudimenti dello Zen da te prima che dal Libro delle Porte; rifiutasti cattedre, non aderisti a nessuno di quei movimenti che ai tuoi tempi cominciavano a nascere. E ora che la tua vita ha fatto il suo corso, anche senza il mio scritto, trovi riposo in quella morte che non è sonno, non è sorte, non è dolore, non è cose.

Citazioni e note Random:


come i vestiti di fustagno nelle Novelle Rusticane: Giovanni Verga scrisse: "[...] vide Janu col suo bel vestito nuovo di fustagno, nelle cui tasche cercavano entrare per forza le sue grosse mani incallite al lavoro, con un bel fazzoletto di seta nuova fiammante che faceva capolino con civetteria dalla scarsella del farsetto [...]


là dove dormon le galline in cortile con la testa sotto un'ala: Verga scrisse: "all'ombra delle alte biche di paglia dove dormono le galline colla testa sotto l'ala, e l'asino lascia cascare il capo, colla bocca ancora piena di paglia, e il cane si rizza sospettoso, e abbaia roco al sasso che si stacca dall'intonaco"

fra le immagini sorte agli argini là dove osano le allodole: Verga scrisse: "e le allodole che trillavano in alto, al caldo, nell'azzurro! le belle sere di estate che salivano adagio adagio come la nebbia"

Sono stato a Recanati: Parlare di Recanati è come evocare il grande poeta Giacomo Leopardi che qui nacque nel 1798, e da questa graziosa cittadina delle Marche fu ispirato in molte delle sue liriche.


una siepe che nasconde rivelando un cosmo ombroso che è oltre la realtà: Leopardi scrisse: "Sempre caro mi fu quest'ermo colle, E questa siepe, che da tanta parte Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude." Mentre la gente colta su Wikipedia dice che "Leopardi perviene al cosiddetto pessimismo cosmico, ovvero a quella concezione per cui, contrariamente alla sua posizione precedente, afferma che l'infelicità è legata alla stessa vita dell'uomo, destinato quindi a soffrire per tutta la durata della sua esistenza"

e il suo lettore si risente perchè cerca una morale in quelle che scherzosamente definisti le Operette: Le Operette morali sono una raccolta di ventiquattro componimenti in prosa, divise tra dialoghi e novelle dallo stile medio e ironico, scritte tra il 1824 ed il 1831 da Leopardi.

Ho imparato i rudimenti dello Zen da te prima che dal Libro delle Porte: Il Libro delle Porte fa parte di quei testi funerari della religione dell'antico Egitto, che debbono accompagnare il defunto nel suo viaggio nell'aldilà, rappresentato come un deserto, per consentirgli di "vivere" ancora nel mondo ultraterreno.

06 Uranium Age Crew feat. Zona MC


[Zona MC] Quando l’hip hop era ancora un ragazzino io ero solo un ragazzino e tutto era ingenuo come me. Forse meno, forse me la meno, forse nella Grande Mela meno ma qui da noi era come un’unione di tutti i b-boy tutte unite le crew, più o meno. Almeno durante le jam ehm… no aspetta nemmeno. Comunque dicevamo: io ero solo un ragazzino e i genitori mi lasciavano andare solo quando il posto era vicino a queste feste, con piroette sulle teste, odore di vernici fresche, rime bruttine a velocità pazzesche e io stupito come sull’Olimpo, vestito come un mandingo, convinto di non essere solo un bimbo nè un bimbo solo, poiché gli amici non eran nel rap, e solo alle jam tutti erano proprio come me e quando i rapper facevano il cerchio ognuno poteva avere un minuto anche il più minuto e inesperto, anch’io potevo fare il mio concerto in questo show all’aperto chiuso nel cerchio, figura perfetta che unisce intorno a un centro. Poi la jam finisce, l’età dell’oro finisce e ognuno ha la sua versione come in ogni relazione che finisce. Per qualcuno è finita nel video, qualcuno nelle solitudini che affollano le web community, per altri è la sperimentazione che li porta su altri lidi o altri-tudini. Per qualcuno non è mai finita, ogni giorno una sfida da mettere in rima con fotta continua. Io invece non ci penso tanto, soltanto ogni tanto quando sono sotto la doccia e canto mi accorgo che canto quelle strofe. E se da piccolo quei rapper mi sembravano grandi, ora che sono più grande mi sembrano piccoli, forse è lo stesso per chi oggi tra i piccoli mi dice “sei un grande!" spero che poi mi stritoli! Poiché non c’è una cosa più preziosa come l’oro che rende un’età l’età dell’oro, magari l’età migliore sarà loro, ma che ne sai? Non puoi sapere tutto e di sicuro non lo troverai se rimani al Golden Age rap standard fuori tempo e sono fuori dal tuo standard e sono fuori di qua.
E no signore, l’uscita è dall’altra parte.
Ah… grazie.

[Napo] E mi è rimasta appiccicata questa idea di gruppo di amici marchiata hip hop anni 90, che combinata alla lettura continua e appassionata di certi manga mi ha installato degli occhi naif ed ora in ogni gruppo vedo un team, come One Piece.

Non riesco più a passare la serata con gli amici in modo normale: vado a dormire presto se il programma è quello di stare tutti assieme ad ascoltarsi un film o per vedere un disco. Mi unisco al gruppo solo se si va a fare qualche disastro, o solo in caso di disastro, o solo in caso di disastro da mettere a posto. Se qualcuno trova una carcassa di istrice o un capriolo appena morto. Se sto fermo mi viene sonno, e non sopporto l’espressione “far serata”. Preferisco passare assieme la giornata, la gente che conosco è in buona parte disoccupata. E allora a cosa serve riposarsi? Andiamo tutti quanti a fare un’attività non pagata, non programmata, a vedere una cascata o un’industria abbandonata. Qualcosa che provi che noi siamo fuori da quelle coesioni legate ai costumi da quelle spirali amicali che scrutano i nuovi, fissano i ruoli e da lì non ti muovi!

Io voglio amicizia che non si realizza, voglio una gang con la mia stessa stizza, che ha voglia di pizza se io ho voglia di pizza, come i rettili ninja che abitavano in fogna. O fame di prisma come forma perfetta: nel ruolo di Prismo organizzo una festa e poi sono il primo poco convinto, che rifiuta l’invito ad un rave al castello poi dopo ci penso, ci vengo e rincaso sul presto. Non voglio amici, ma voglio individui che intuiscano da soli se stare vicini o lontani, con gli occhi puntati sugli altri, saltando i saluti e passando ai discorsi più astrusi e pesanti. Senza soprusi, ma senza riguardi. Senza scusarsi, abbracciarsi e chiamarsi, ma pieni di sguardi d’intesa. Di attività intensa, che tesse una guerra senza violenza. È un’amiciza impossibile questa! come dicon sia quella tra un uomo e una donna. In un certo senso è vero e in questo stesso senso credo non sia possibile nemmeno tra individui dello stesso sesso, voglio troppo!

Il punto è che la parola “amico” e la parola “gruppo” già da sole dovresti scomporle ognuna in novanta sotto-parole. Come fanno gli eschimesi se dicono “neve. Figurati poi dicendole insieme, in espressione completa. Un gruppo di amici passerebbe una sera a discutere se sono novanta o trenta le parole per neve per un eschimese e senza fonte certa la discussione continuerebbe fino a una certa. Ed io, se fossi in questa banda, smetterei di parlarne, mi farei da parte e addormentandomi seduta stante. Sognando subito imprese amicali passate realmente avvenute, però ingigantite con un microscopio o con un teodolite e mai coi miei occhi: mi tocca sdoppiarmi e guardarmi da fuori, come fossi un mio amico ora solido, ora gassoso, ora liquido, ora gasato! Ti dico quello che è stato nel passato, le imprese-gag della mia crew al tempo delle jam; ma quanto eravamo coesi? E quanto non lo siamo mai stati? In entrambi i casi è vero, rompo il vetro di ciò che è stato nell’era dell’oro di mnemonici fake. Ora è tutto più complesso, siamo amici lo stesso nella Uranium Age.

Citazioni e note Random:

Poiché non c’è una cosa più preziosa come l’oro che rende un’età l’età dell’oro: L'età dell'oro dell'hip hop, dalla quale deriva lo stile Golden age hip hop, derivante da quello old school, è stato un periodo in cui il genere hip hop ha raggiunto il suo apice, iniziando (secondo molte teorie) con l'uscita dell'album Raising Hell dei Run DMC.



che ha voglia di pizza se io ho voglia di pizza, come i rettili ninja che abitavano in fogna: c'è da dirlo? Naturalmente qui si parla delle Tartarughe Ninja
Nel ruolo di Prismo: potrebbe forse intendere un personaggio di Adventure Time?

scomporle ognuna in novanta sotto-parole. Come fanno gli eschimesi se dicono “neve: Circola da molti anni una leggenda metropolitana secondo cui gli eschimesi abbiano un numero altissimo di parole per definire la neve: ogni tanto se ne riparla, la si smentisce o la si avvalora.

però ingigantite con un microscopio o con un teodolite: Il teodolite è uno strumento ottico a cannocchiale per la misurazione degli angoli azimutali (cioè contenuti in un piano orizzontale) e zenitali (cioè contenuti in un piano verticale), usato per rilievi geodetici e topografici.

07 talento e merito tradotti in inglese diventano altre cose feat. Miike Takeshi


[Napo] E sono dentro al club, il buttafuori del locale con il compito di sorvegliare si, precipita a guardare il tavolino a bordo pista sul quale io e una mia collega stavamo disegnando, ci facevamo un personal di visuals sul dj set di Luke Vibert. Il buttafuori che pensava di scoprire noi dietro a delle strisce tuttavia sorrise nel vedere che era solo inchiostro, lui alla fine è un pacioccone, noi dall'inizio fuori contesto, ma per questo ancora più dentro. Il disegno è un linguaggio analogo al parlare, va sottoposto al giogo del talento, e vi ricordo che molte volte sono il segno e la parola che creano i contesti ed i momenti giusti, non il contrario, anche se sembra strano sentire qualcuno che parla quando la musica è alta ed una persona che disegna in un locale è meno normale e più improbabile di un cocainico. Le persone che disegnano in un certo modo smettono di disegnare quando vengono occupate da alcune droghe o quando vengono distratte o quando stanno poco bene; quando poi escono da questa condizione statica automaticamente ricominciano una produzione fluente di disegni giornialieri in quantità pantagrueliche: disegni di una ricchezza mai vista prima. Alcuni escono da quelle trappole che si etero o si autocostruiscono senza bisogno di dottrina, no, non è uno sfogo come dice il tuo psicologo interiore: è una scoperta, è una piccola parte di universo che fluisce sulla carta da una penna e io potrei anche fare del disegno il mio mestiere, ma che cosa poi farei pagare a dei clienti? Potrei fare delle mostre e vendere i miei quadri, ma il valore di un disegno è quello che mi fa vedere o che fa vedere a te che vedi, come lo quantifico? E poi saranno fatti tuoi di ciò che vedi, faccio pagare giusto la carta su cui stampo e poco altro. Il fatto che sia io che un illustratore entrambi produciamo elaborati disegnati non significa che facciamo la stessa cosa: io non vendo ciò che non so cosa sia, ossia il talento. Il talento. Fare le rime, fare rime. Dai, magari salto qualche rima per spiegarmi meglio, però in questo disco di rime ne ho messe, quindi la scusa che non è rap perché non ci sono rime stavolta salta, tocca trovarne un'altra, quindi perché non è rap questo? Cosa non so fare io perché qualcuno si decida a non accludermi a una categoria nella quale essere o non essere accluso mi fa differenza solo a livello di gag? Risposta retorica: niente. Posso fare ed imparare tutto, quando voglio, un MC fa finta di ascoltarmi e poi mi dice: "Hey cazzo, non vai a tempo, una sola cosa devi fare, solo una: ANDARE - A - TEMPO!" Ecco, è tempo che si sappia che il tempo non è sabbia, ma si sposta come seppia in acqua con una volontà che non capisci con velocità, perché lo stile - il tuo stile - è una gabbia e tu, gabbiano, abbai come un alano alla catena se un randagio passa adagio adagio dal cancello, ricordando che non è il tuo territorio: si tratta della tua galera. Trovati una batteria e no, non impara, semplicemente suona; io vado a tempo ed il mio tempo varia mentre al rap in una cella a 4/4 è sufficiente un'ora d'aria in cui si giocano gli sport di squadra: pallavolo, oppallalai, iaaaa lalala-lala obbiezione di incoscienza come Morgendorffer Daria; e cosa c'è dentro 'sta scatola? C'è la voglia di tendere al modello, di essere un modello, dell'aver capacità di dire ad altri "no, non quello, QUEL modello!". Il tendere a raggiungere il perfetto dei pittori di botteghe nel Rinascimento, il talento è l'assomigliare e riprodurre il bello cambiandogli l'accento? Cosicché chi non ha quel dono possa assimilare e disporre qualità di un altro come fosse arreda-mento per un apparta-mento? A parte che chi non ha talento non potrebbe riconoscerlo perché non ne ha, ma questa è logica e non mi piace troppo, come non piace ai fruitori di talenti altrui mangiare cibo che non gli sia già stato cotto: e se si mostrasse un talento crudo e sporco che non fosse sottoposto a quel proposito, ma che sottoponesse ogni proposito alla visione del multi-causa e del valore composito? Eh? Che cosa ho detto? Ho detto che io non devo tutto al mio talento, al massimo a me stesso e neanche questo; il fatto che io non devo, non devo niente, niente debiti, cos'è sta storia che anche l'azione del creare in disegno in oratoria venga sottoposto ad un ennesima recondita azione creditoria? Il talento è ciò che forza ad un creare lento, ad un creare meno, e quello scoglio a cui si appiglia l'art director, il fruitorato, nell'impedirti la partenza per un viaggio nell'ignoto. Il talento in me nasce e muore dentro nello spazio di un momento e si vuol differenziare fino allo sparire per non esser tale e quale a quel suono di campane che non sono mai due sole, ma si dice di dover sentire entrambe se si vuol capire, se lo volessi dire direi che il mio talento è uno sguardo, un incanto fisso su ciò che non si può capire, è un lago nero in cui ogni tanto emergono le salme dei talenti altrui, è un gorgo oscuro che non mostro perché se no mi chiameresti mostro perché rovinerebbe irrimediabilmente il tuo giochetto del talento, che io rispetto anche se non mi piace affatto. Smettila di dire "genio" nella speranza che un qualche tale untuoso esca da una lampada e esaudisca un desiderio, tu commisura bene il desiderio e ti si accenderanno lampadine in testa che accecheranno il genio, che riscriveranno il Nuncius Sidereus, scoprirai l'arte del nunchaku come il processo siderurgico funereo, laverai i piatti e i piani di cottura con lo stesso intuito che spinge al settimo senso un Cavaliere dello Zodiaco
Ripulirsi dal talento
Le conferme fanno tornare indietro
Non prerequisiti, solo quesiti

[Miike Takeshi] Lunga vita alla vita, cos'è? Chi lo sa? Osar dire, ardire, serpentine nella concettualità, sofisma, ma che fisima! Infinitesimo loco, ritrovo, loculo, ritornello nello spazio strafico-la la la la la. Meriti una punizione figlio! Ma mamma, la maestra ha detto che il merito è bello e la punizione no ed io so distinguere ciò che è bello e ciò che è bello no, non è che... boh. Esangue sul pavimento il cervello trottava sulle piastrelle con sentimento, il padre morendo dentro, come se ci fosse un fuori... si schermì il volto ridendo, ritentò piangendo ma ripensando il tempo trascorso vivendo la vita avvilita nel suo compendio rise e derise le lise categorie ora, recise ed uccise e decise per antinomie, una morte era BEN FATTO! Una vita, cazzo fai? Se noti l'interpunzione sai non si vuole interpolazione tra i significati mai ma ormai le orme che ha mai ha mai di strati stratificati. La sala vuota, il cadavere, il figlio, il padre, il figlio-ricami dalla gola in esilio, esizio estrinseco ve relazione relatore, relatore di interrelazioni in nome posta giaciglio, giacquero nel medesimo talamo colpe e merito supini a consumazione ultimata il pasto famelico in data da destinarsi può darsi si avrà di che crogiolarsi arsi arsi arsi arsi

Citazioni e note Random:


ci facevamo un personal di visuals sul dj set di Luke Vibert: Luke Vibert, all'anagrafe Luke Francis Vibert, (Redruth, 6 gennaio 1973), è un musicista e produttore discografico britannico, noto per il suo lavoro in molti sottogeneri della musica elettronica.



obbiezione di incoscienza come Morgendorffer Daria: Daria è una serie animata statunitense creata da Glenn Eichler e Susie Lewis Lynn nata come spin-off del popolare Beavis and Butt-head, dove il personaggio di Daria già appariva, anche se con sembianze e look diversi. La serie è stata prodotta negli studi d'animazione di MTV ed è stata mandata in onda negli Stati Uniti dal 1997 al 2002.


che riscriveranno il Nuncius Sidereus: Il Sidereus Nuncius (che si potrebbe tradurre in italiano Annunciatore Celeste) è un trattato di astronomia scritto da Galileo Galilei e pubblicato il 12 marzo 1610

 

8) Krust and curious feat. Eell Shous

 


[Eell Shous] In quanto bipede piuttosto lento mi trovo più modi di muovere e smuovermi.

[Napo] E il tuo preferito?

[Eell Shous] La mia macchina amico! Giro la chiave e giro che si fa un giro e poi ti riporto qui. Portaoggetti a vista, strapieno di multe bibliche da mostrare al vigile sperando s’intenerisca - miao! Il fanale non è rotto, ti dico di no: sto facendo l’occhiolino alle signore - che coglione! Nero colore carbone tipo sauna d’estate equatore - Nilo - panda in estinzione ma è di moda - Valentino. Finestrino a manovella, non mi serve far palestra. Ma la pula poi m’arresta e di punti resto senza. L’autoradio suona talmente male che anche Miley Cyrus sembra sperimentale: I came in like a wreeee...

[Napo] Ed io entro nel locale con la macchina, la pista di ballo diventa di botto una pista da formula Nascar. La mia macchina mi porta fino in Alaska finché non fonde la testa, la tua fa casa-lavoro, o in centro a fare una vasca come una schiappa. In tutti i quei casi in cui non è necessaria tu lasciala a casa e cammina, o passi la vita bloccato in un tratto di strada di venti chilometri. Tempesta di clacson, fai tremare i telomeri. Ma sì, te lo meriti se quando guidi ti stressi e poi fai debiti e debiti per comprare analgesici. Guardami: io guido solo macchine a metano, per metà ti sono alieno, per metà no. La macchina ti serve quando devi andar lontano, quando hai una meta, no? E non è meglio un veicolo che ti obbliga ad una sosta ogni tanto, per far scendere quei demoni di fretta che ti stanno stressando? Non è meglio una macchina che va piano, e consuma meno, tanto con tutte le automobili che vedi stare in giro, in orario di entrata e di uscita dal lavoro puoi avere pure un SUV ultraleggero, veloce come il tuono, ma tratti di strada senza frizione e freno non ce ne sono. Ti rendi conto del costo? Il tuo veicolo classico ti rende peggio di un tossico.
Esempio: se la tua stabilità dipende da uno stare a galla con esigenze ben soddisfatte da un introito di soldi che in parte ti godi in parte reinvesti nei mezzi che servono per prendere i soldi, che cosa succede quando quei mezzi aumentano i costi e ti trovi costretto a un regime ristretto? Piuttosto ti spari. Piuttosto che in treno con i pendolari. Piuttosto che a piedi, piuttosto che in bici. Piuttosto mi dici che in macchina è l’unico modo. Piuttosto mi dici che è tutto basato sul fatto che sei macchinato. Da qui non si esce. Ho sentito alcuni malati terminali e alcuni eroinomani parlare così.
Il mio modello è che meno guadagno, meno spendo e quando guido magari bestemmio, ma non mi stresso. Il mio modello è fatto da Wipeout 2097, mostri ed astronavi. MacGyver, Interceptor, A-Team e conseguente passione per i furgoni. Il museo della scienza e della tecnica che mi diede visioni di treni e di navi.
Quando vedo una Ferrari penso sempre di graffiarla per gusto di finire in guai seri, litigi veri! Desidero vederla impacchettata dalla pressa delle autodemolizioni. È la violenza contro la bellezza estetica delle costruzioni. Sono stato fatto per vivere in paesaggi postnucleari, dove si costruisce coi rottami, dove non si considerano rottami dei macchinari ancora funzionanti, dove non si cambia ogni due anni solo perché il sua valore non è più solo il trasportarti. Che cosa posso farci? Amo i mezzi cingolati, le trebbiatrici, i mezzi pubblici più schifidi.
Tu, sogni zarri, di rubare carri, come GTA. Io: battaglie tra le scavatrici nei cantieri, come Life Sucks (???)
Voi a girare in Lamborghini a Montecarlo, miliardari. Io, che viaggio per trovare mio fratello con il Landini come A Straight Story. Da quando la mia autoradio è morta, dato che non posso ricomprarla al suo posto c’è una toppa con sopra scritto “fai beatbox”. La tua macchina è Windows, Mac OS, la mia è DOS.
Il mio rispetto ai meccanici sporchi di grasso, allo scienzato pazzo come Doc. Tu sei solo un utente di macchine che fa disastri come Michael J. Fox. Tu sei solo e vai veloce, Fast and Furious: Tokyo Drift. Io e il mio copilota guidiamo uno Jaeger connessi nel Drift, come in Pacific Rim!

[Ell Shous] La mia macchina è un verme-buco vettoriale. Tangibile e reale, per lo spostamento spazio temporale. Serrature rotte per disincentivare a rubare. Non ha l’alettone non serve per volare. Manca l’autoradio perché ci si può cantare. Pare si possano infilare pure le bare - pronte all’uso se ti vai a schiantare. Sorpasso calcolato, traiettorie. Amo il flusso fluido delle rotatorie. Odio gli agenti con le luci a tre colori e le code a tratti formate dai trattori. Macino cemento, caffè per la mia macchina. E’ una seconda casa, comoda e dinamica. Fuori come dentro, diresti mai che la mia macchina è solo una Seicento?
Sulla macchina ci vado con i broda ma senza broda non porti broda da nessun altro broda, allora faccio broda. Broda! Broda! Broda! Broda! L’unico difetto delle macchine è la broda, voglio fare i cash per metterci la broda, non voglio andare a piedi perché sono senza broda. Broda! Broda! Broda! Broda!
Mi sono spiegato male. Sono in REC? Okay. La mia macchina ha due ruote: è una mitsubici.

Ctazioni e note random:


Facile gioco di parole del titolo con “Fast and Furious

Anche Miley Cyrus sembra sperimentale: campione deturpato di Wrecking Ball

Entro nel locale con la macchina: non può che tornarci in mente In da club (da La chiave del 20), locale che verrà ripreso in Shake your assets e Talento e merito…

Il mio modello è fatto da Wipeout 2097: Wipeout 2097 è un videogioco di corsa sci-fi, realizzato e pubblicato da Psygnosis nel 1996.

MacGyver, Interceptor, A-Team: MacGyver è una popolare serie televisiva di avventura creata da Lee David Zlotoff e interpretata da Richard Dean Anderson, che interpreta l'ingegnoso agente segreto Angus MacGyver. Interceptor (Mad Max) è un film del 1979, diretto da George Miller, al suo debutto alla regia di un lungometraggio. A-Team (The A-Team) è una serie televisiva statunitense trasmessa in prima visione assoluta dal 1983 al 1987 sul canale televisivo NBC.

Tu: sogni zarri, di rubare carri, come GTA. Io, battaglie tra le scavatrici nei cantieri [...]: tralasciando il famoso GTA, non credo che Napo volesse citare alcunchè con le scavatrici nei cantieri, ma se sei particolarmente nerd esiste davvero un picchiaduro in cui si lotta con delle scavatrici, chiamato BCV Battle Construction Vehicles. Best VS game ever (dopo Duck Game, naturalmente).



Io, che viaggio per trovare mio fratello con il Landini come A Straight Story: Una storia vera (The Straight Story) è un film del 1999 diretto da David Lynch. Collegamento anche con il “Landini Turbo Diesel” che fa bella mostra di sè nell’album dei Laze Biose.

Scienzato pazzo come Doc. Tu sei solo un utente di macchine che fa disastri come Michael J. Fox: facile citazione da Ritorno al Futuro!

Io e il mio copilota guidiamo uno Jaeger connessi nel Drift, come in Pacific Rim: Pacific Rim è un film del 2013 diretto da Guillermo del Toro. Il film trae ispirazione dai Kaijū, i colossali mostri del cinema giapponese e dai vari mecha presenti in numerosi anime e manga.


09 shake your asset


E sono dentro al club!
Ma scusa... quante volte sono entrato in questo club, in questo disco? Tre? Quattro? Sembra che ci vivo qui dentro. Va bene questa è l’ultima adesso... poi torno a casa eh?
E sono dentro al club! In una situazione immaginata, ipotetica che però ha un’ipoteca sulla realtà. Ho fumato del crack all’amarena. Mi sono fatto una pastiglia di metanfetamina alla vaniglia direttamente in vena. Scendo ‘ste scale strette con quel passo da ubriaco un po’ simulato, un po’ distrutto dallo zucchero bianco. Il bianco della sicurezza mi perquisa nello zaino: sequestra un Leatherman, un Victorinox, le posate da viaggio di vanadio, il nero che mi squadra da di fianco chiede - cazzo guardo?
Guardo perché tu guardi perché io guardo. Perché gli esseri umani si guardano: i guardoni, i guardiani, le guardie - gli rispondo. Lui mi batte un cinque alto, un Ringo People con il buttafuori di Nairobi che ha studiato l’antropo non sui libri, ma guardandolo.
E sono ancora qui dentro a questo club che sembra un dungeon. Il dj mette dischi che non mi piacciono, poi mette dischi che mi piacciono, poi un pezzo che non mi piace però al triplo della velocità normale. È pieno di gente nel locale, ci sono i metà uomo i metà animale, gli spiriti del Natale passato, ci sono gli ospiti, i coscritti e un sacco di persone a caso. Ragazzine con il piercing al naso, alcune indossano felpe di raso, giacche con toppe di El Paso, alcune dark allegrissime, altre marionette come El Paso, altre marionette come Karasu. Noto un gruppo di ragazzi che le guardano - e qui ritorna il guarda guarda antropologico, ma sono troppo fatto di fruttosio, voglio sentire di che parlano e mi avvicino di soppiatto a questo gruppo, rappusi di vent’anni che fanno superbrutto: parlano con l’orifizio orale storto, mettono il cappello storto sul capello dritto, la collanina d’oro con Gesù Cristo il Nazareno, il pantalone nel calzino, lo sguardo truce di chi non si farebbe problema alcuno ad investire un gattino con il motorino rubato all’amico del suo vicino sputando ad un controllore uomo (???) dal finestrino del treno e tutto - e tutto! - senza mai dimenticarsi di mettere il dopobarba prima di uscire. Entro nel loro cerchio per sentire cosa dicono.
Parlano dei culi. Dei culi. Sì, par- parlano dei culi. I culi! Parlan- stan parlando di culi! Parlano dei culi, i culi!
Eh. Eh! Parlano dei culi di un gruppo di ragazze che stanno lì in un angolo, gli strati di leggings che li avvolgono conducono questi poeti urbani ad intessere rime col loro interesse sublime per quel favore femminile che vorrebbero avere in circostanze che descrivono con l’accuratezza di un ossimoro, con sfumature grezze apprese dentro un circolo od un vicolo, con toni giocosi che però nascondono l’archetipo ancestrale del possedere un altro essere umano. E basta! Okay, va bene, hai fatto le tue considerazioni antropologiche, hai scoperto cause su cause aprendo casse su casse ermetiche ma non ti serve a niente se non a soddisfarti da te stesso, a vivere racchiuso nella tua mente.
Ehi, ipotetico sapientone, è passato qualche tempo da Cuore Amore Errore Disintegrazione, nel frattempo sono successe delle cose, questa non è una sega mentale: fuori dal disco io agisco, con le persone ci vado a parlare. Adesso stai a guardare come si pianta il seme nelle teste di persone che tu credi io creda sceme ma che da qualche parte hanno potenzialità nascoste.
Ehilà ragazzi! Yo! Faccio brutto come voi! Ho un amico che fa bene il freestyle ma io no. Non ho potuto fare a meno di ascoltare i vostri discorsi su quel lato femminile ambito in ambito sociale ancorché prima di sessuale. Eh niente, volevo solo dirvi che io conosco un segreto, un importante tassello sul mistero del didietro: vi spiego come mai vi incanta. Che presunzione… vi spiego. È una finzione letteraria, io non posso mica leggervi nella mente e spiegarvi le cose. Ehm… così, lo dico così, è una finzione letteraria. Vi spiego come mai vi incanta, come mai cavalca la vostra voglia quando lo si vede o si sogna. Volete che lo dica?

[Napo-rappusi] oh sì grande diccelo zio! Bella zio dai dicci questo segreto dai grande zio, dai grande zio, lo zio ci racconta il segreto, bella zio.

[Napo] Il culo fa la merda. Quei teneri culetti che immaginate nei vostri letti, come grammatica porno trasmessa da schermi, sono cuscini su cui sedersi per espellere le feci. La parte terminale dei visceri dell’intestino nasconde un interesse oscuro che non ha niente di vicino all’istinto riproduttivo: è un interesse per la vita, per il processo alchemico di trasformazione che muta il cibo in cacca. Niente a che vedere con il sesso: è come dimenticarsi il senso di una melma che ti fa senso solo perché il senso comune ha detto che lo scarto si fa ma non si guarda; quando dopo l’occhio cerca e la mente non si chiede, cosa fanno le persone sopra quelle strane sedie? Le ragazze serie, come quelle più scherzose, quelle strane, zitte o misteriose, quelle più curate fino a quelle che ti stracciano a poker, anche quelle che non si fanno impressionare da chi fa il professionale, tutte quante, anche vostra madre: ad un certo punto andranno al cesso a liberarsi di quel peso.

Guardate attorno: dentro a questo club, pieno di gente, quantificate in kilogrammi la quantità approssimativa dei ripieni intestinali. L’inutilità dannosa del non parlare mai delle funzioni fisiologiche normali, o trattenerle con un’educazione che non servirà poi a niente quando l’intestino sarà pigro. Perchè quando siete in bagno non volete che si senta anche il minimo respiro: la cacca esce, e il silenzio non è la sua virtù. La cacca scorre tra voi e il mondo senza conoscere tabù, ti dimentichi di lei o la rimuovi, si fa sentire e non solo le ragazze ben vestite sanno essere omertose, timide, pudiche. Vi basti chiedere ad un esercito di managers quanti di loro trovano sangue nelle feci. Quanti commensali inghiottono bocconi amari di cibi inappropriati per i loro problemi emorroidali. Quanti paladini della sbronza, filologi dell’alcool, si trovano al mattino in panico, a scrutare nella tazza rossa.

Ve l’ho detto, il culo è una parte del corpo che trascende il sesso, che tu sia femmina o maschio non sottovalutarlo: consideralo alla stessa stregua del cuore, o del cervello. Vi regalo dei frammenti che vi permettano di sedervi e defecare senza sentirvi brutti o sporchi, che vi permettano la vista di un umano o un umana per intero senza doverli fare a pezzi, sono corpi su corpi che si smembrano con gli occhi, fiumi di culi separati da gambe e tronchi, ragazze a pezzi nelle vostre teste o nei vostri testi, un’iconografia che non parla in nessun modo dei difetti.

Ma sei stupido? Non sarebbe un’iconografia se venissero rappresentati gli apparati interni nei modelli. È una sintesi quella che vedi sui cartelli. Quelle foto sono idee, quelle idee sono fatte di fotografie, ogni persona mangia immagini e le trasforma nelle sue manie, e tu cosa fai? Vuoi privare l’uomo del piacere di scoprire che le fantasie in realtà sono realtà e le fantasie hanno un altro grado di profondità? E di chi parli quando dici “ascoltatori”? Hai la pretesa di svelare segreti a persone che immagini, che nemmeno vedi, persone che anche tu rappresenti, di cui prendi solo parti e chi ti ascolta non è in grado di capirti perché prende per insulti il tuo modo di imboccarli. Che tu racconti (???) o meno, scopriranno presto che l’umano è intero e il culo è anche la parte terminale di quei 13 metri di intestino e reagiranno come Adamo con la sua seconda moglie quando vide le sue spoglie generarsi dalla terra, vide una donna nascere dalle ossa e dai tessuti. Vide il tendine allacciarsi ai legamenti, vide i nervi ingarbugliarsi, vide tutti gli organi mescolarsi e solo infine vide pelle, occhi ed i capelli. Visto questo, provò la repulsione per la vista del dettaglio di ogni spiraglio, di ogni funzione. E tu sapresti preparare le persone? Ti senti in grado di mostrare meda ed ottenere comprensione?

[Rappusi] Minchia, bella zio! Ma questo non c’entrava niente con nessun riferimento biblico! Tipo che cioè, nella Bibbia Adamo c’ha una sola tipa, mica tre. Mi sa che quello l’hai preso tipo da un fumetto di Sandman, di Neil Gaiman, oh tanta roba. Comunque cioè, assurda questa storia della cacca, cioè… te non pensi che qualcuno poi la scambia per una roba identica a quel tipo che diceva “non ti piace il riso allora mangia la merda”? No, zio che coraggio… anche cioè, dare un po’ più di spessore a me come personaggio, tipo che di solito passo per lo scemo del villaggio perché cioè tipo cioè dico zio, tranquo, quando queste interiezioni le può usare ogni stronzo ed io ti sembro mongolo solo perché tipo è così che mi dipingono, generalizzano. Si vabbé che sono un pischels, e che finisco tipo nelle categorie fittizie di cui si ride dentro all’internet però zio anch’io c’ho le voci di coscienza e completezza che mi parlano… o no? Solo perché tipo non lo so, è come se ci sono mille voci esterne che mi dicono di non pensarci a quelle robe lì. E quando i canali, tipo che ne so? i video troppo fuori, vengono lì e mi indagano perché mi è venuta fuori una roba geniale allora zio, sto cazzo, ma chi me lo fa fare? Cioè dai, non so se è meglio dire che il culo è il culo quello vero o se il culo è l’intestino? Alla fine zio, non mi biasimare, ma le mie voglie, plasmate da me o no, sono queste, minchia! Potresti scriverci un pezzo con il tuo flow tutto tirato, stronzo, secco e dici tipo “questa non è una sega mentale! la comunicazione multimediale, ci sono cose che non può comunicare!” Dai zio, fallo! Aiutami ad uscire da ‘sto stallo in cui sto stando!

[Napo] Giovane rappuso, io posso provare a farlo ma tutto questo è un processo digestivo, io non posso accelerarlo. Io non sono solo, questo disco dovrebbe provarlo, c’è qualcun altro che parla diverso. È una realtà sistemica dove tutto ha un solo verso ma composto di versi che tra loro divergenti mostra aspetti differenti ulteriorizzando nel percorso, di secondo in secondo. Forse! Forse potremmo spiegarlo in parte, se ci fosse un secondo disco finito questo.

Citazioni e note random:


ci sono i metà uomo i metà animale, gli spiriti del Natale passato: All'una di notte di Natale appare lo Spirito del Natale Passato. È un fantasma circondato da una corona di luce che si sprigiona dal capo, facendolo assomigliare ad una candela e con in mano un cappello a forma di spegnitoio ed un ramo di agrifoglio, che sveglia e riporta Scrooge indietro nel passato a rivisitare la propria infanzia dimenticata

altre marionette come Karasu: Karasu (烏, Corvo) è la prima marionetta vista di Kankuro, personaggi del manha Naruto.

Sequestra un Leatherman: famoso attrezzo multiuso americano.

Un Victorinox: Victorinox è un'impresa svizzera con sede a Ibach, nel Canton Svitto. È famosa per la fabbricazione ed esportazione in tutto il mondo del coltellino svizzero multifunzionale.

Le posate da viaggio di vanadio: Il vanadio è l'elemento chimico di numero atomico 23. Il suo simbolo è V. È un elemento raro, duro e duttile, che si trova sotto forma di composto in certi minerali. Si usa soprattutto in metallurgia, per la produzione di leghe.

La seconda moglie di Adamo: in uno dei capitoli di Sandman di Neil Gaiman "The Parliament of Rooks" è incentrato sulle 3 mogli di Adam.


te non pensi che qualcuno poi la scambia per una roba identica a quel tipo che diceva “non ti piace il riso allora mangia la merda”?Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) è l'ultimo film scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini. Avrebbe dovuto essere il primo lungometraggio di una seconda trilogia di film considerata idealmente come la Trilogia della morte, successiva alla Trilogia della vita.



10) Whole Grain


Andare fuori dalla mia testa, andare fuori dalla testa di tutti quanti, dentro ciò che non è mente, non è cose. Qualcuno le chiama "seghe mentali", io le chiamo semplicemente "confini", "frontiere", "muri", "limes"; e c'è della semplicità nel mio voler andare, anche se "semplicità" è troppo complessa come idea, diciamo "elementarità", ma ancora più sotto "elementalità", e ancora più sotto ancora "essenzialità", e vuoi vedere che scavando ancora e ancora ci troviamo a non aver più bisogno di parlare? Per questo rimaniamo qua. Partiamo da questo livello, da questa espressione sbrigativa che a me non piace: "seghe mentali". Al contrario dei riguardi che ho per il mio corpo, io non ho un forte istinto di autoconservazione dei miei pensieri, della mia mente: mi trovo sempre a pensare a cose da cui non si esce per allenarmi ad uscirne, e ci riesco; e nel momento in cui davanti alla mia pratica tu ti annoi od hai paura che qualcuno ti obblighi a seguire questa o un'altra via pronunci la formula "seghe mentali". Ho bisogno di dire certe cose a voce alta e registrata, non per esigenza di conferme o per insegnare agli altri cose che io imparo, non per condividere visioni od intavolar dibattiti, ma solo per far si che ciò che penso prenda corpo: niente altro

11) Una Cena


Ci sono svariati passaggi creativi tra lo stilista e il sarto, tra il regista e chi sta dietro la macchina da presa. Eppure per via di una semplificazione necessaria alla prima comprensione che poi da provvisoria diventa definitiva si tende a concentrare l'attenzione sulla modella o sull'attore, fino a quando un abito non diventa il quasi vuoto di un'indossatrice e un film non diventa la vita di un attore. Quei registi che anche solo modificano i loro personaggi consolidati e cristallizzati nelle teste degli spettatori, quei registi che seguono il passo delle modifiche che loro stessi hanno attraversato nel tempo suscitano rivolte di pubblico indignato oltre che i miei inviti a cena ipotetici. Ecco che il giudizio oggettivo su di un film o di un'opera si mostra per quel che è: una condivisione di sensazioni simili ma non uguali di fronte ad una stessa esperienza che cerca di raggiungere ponti di oggettività asfaltando un sottobosco di differenze nella fruizione. Una mente concentrata può trarre l'energia di cui necessita anche guardando una sfilata di moda, una pubblicità di disinfettanti o un film di Bud Spencer e Terence Hill, una sala cinema piena di gente che si alza contemporaneamente per mandare a fanculo Hideaki Anno: non ha guardato Evangelion 3.0 ma la rappresentazione giudiziale-storico-contemporanea di Esto. Suona così strano amare i personaggi anche se cambiano nel tempo? Indirizzate la visione tecnica ai momenti in cui starete scrivendo, creando o dirigendo un film. Che un'opera sia bella o brutta ormai non importa più, dal momento in cui chi fruisce è accluso il film, disco, libro, gioco; quando qualcosa non è bello o fa cagare tutte le espressioni da lì in giù, non siete belli neanche voi: i media vi guardano, lo sapete, smettete di fare come se nulla fosse, come se fosse tutto materiale da passare al vaglio e cestinare, glorificare o rivalutare per qualche giorno. I film vi guardano e non tutti nello stesso modo, i film non finiscono coi titoli di coda, non credete ai titoli di coda: il film finisce quando si smette di pensarlo; e non badate alle leggende sul denaro che gira attorno ai film altrimenti diverranno ulteriormente vere, diventeranno quelle il vero film che vi intrattiene. Un tipo mi interrompe e mi chiede se ho visto La Société du spectacle di Debord, io gli dico: "no", lui mi dice: "è impossibile perché quel che dici è uguale a quel che dice lui", "ma da qualche parte Debord avrà guardato per scrivere e dirigere ciò che ha, forse abbiamo notato cose simili io e Debord". Il tipo dice che: "eh non lo so, sarà", io gli dico che sarà ora di passare ad un'osservazione più avanzata di "questo assomiglia a quello quindi siccome questo è venuto dopo allora è poco originale". Anche i commenti sulle somiglianze si assomigliano tutti spaventosamente: devo dedurre che l'arguzia si sta riproducendo in modo incontrollato come una cellula mutata che può dare origine a un tumore? Togliete tutti questi filtri per favore, se vi guardate un film a sera più la TV, più le serie, più il cinema, più uno sproposito di vite, diventerete insensibili ad ognuna di queste visioni. Tempo fa vi dissi di guardare meglio, ora preciso che guardare meglio può anche esprimersi con guardare meno. Chiudete gli occhi, assaporate il silenzio della vista, riposatevi nell'odore del vuoto: amor vacui e quando aprite gli occhi saranno brevi i flash caotici e non seguite le luci se non ad occhi chiusi

Citazioni e note Random:


una sala cinema piena di gente che si alza contemporaneamente per mandare a fanculo Hideaki Anno: non ha guardato Evangelion 3.0: Hideaki Anno è un regista e animatore giapponese. Con il suo stile visivo che si caratterizza per vividezza e realismo, Anno è uno dei registi e animatori più influenti degli ultimi decenni, conosciuto principalmente per il lavoro svolto con la famosa serie tv d'animazione Neon Genesis Evangelion.

Un tipo mi interrompe e mi chiede se ho visto La Société du spectacle di Debord: Guy-Ernest Debord è stato uno scrittore, regista e filosofo francese, tra i fondatori dell'Internazionale Lettrista e dell'Internazionale Situazionista. Nel 1967 scrive il suo saggio più celebre, La società dello spettacolo, che denuncia profeticamente il potere di controllo esercitato dai mezzi di comunicazione di massa e la trasformazione dei lavoratori in consumatori nel sistema economico capitalista.
Tempo fa vi dissi di guardare meglio: Kamil mi fa notare che questa parte potrebbe riferirsi a una frase ne "L'Estetica" in cui Napo ci dice: "Forse se mi facessi un tatuaggio con scritto "osservazione" capireste che cosa faccio tutti i giorni, io! "

12) Urina Spray


Quando la scritta sul muro mette da parte la sua fruizione di avvisarti, raccontarti e mostrarti qualcosa per passare a diventare un tipo di attacco al luogo in cui viene impressa avviene una perdita di forza della scritta stessa, dell'autore e di chi la legge. Nessuno di fronte ad una scritta incredibile potrebbe esimersi dall'esserene pervaso, ma di fronte a quelle scritte che si ripetono alla nausea, chiuse e dai caratteri ormai pubblicitari ancor più che sloganistici, le idee che emergono in chi le legge sono spesso tutt'al più delle basse considerazioni su quale diritto queste scritte abbiano di stare dove son state messe. Insomma: territorialità. Il diritto come lo conosciamo oggi è nato in conseguenza della pratica di scrivere su creta o pietra, ma da questa consequenzialità c'è un ostacolo, quindi io considero le scritte sia l'inizio che la fine del diritto; ed è per questo che quando il diritto si occupa di regolamentare le scritte e lo scritto non sta facendo altro che autodivorarsi e da una digestione di se stesso il diritto espelle gli escrementi come una grossa parte di ulteriori scritte, avvisi, slogan, murali virtuali o cartellonistici. La situazione sembrerebbe senza uscita, se non fosse che ogni tanto la nostra equipe di archeologia del presente trova ancora delle scritte che impressionano per il loro acume cosmico, scritte con o senza autore che insegnano una delle verità molteplici, delle verità possibili, piccole note di umorismo e non-pertinenza che trascendono la superata idea di libertà. Queste sono i miei maestri di scrittura, ho buttato via i miei libri, le fanzine di writing, le fanzine di tutto ciò che è venuto dopo il writing, i manuali di calligrafia storica, di grafica o di stampa antica, ho fatto stracci per la polvere delle magliette coi messaggi sagaci, politici, brand, anti-politici od attitudinali: solo disegni e religione manga. Se voglio scritte scrivo

13) vai a FFT!


Tutto, tutto, tutto, tutto, tutto, tutto, tutto, tutto è politica. Tutto è politica. No, no, no. No, facciamo ordine: il tutto è il tutto e la politica è di certo un sottoinsieme del tutto. È una frase che, diffusa, può darti la malsana idea che le strutture che l’essere umano crea siano eterne ed omnicomprensive e che solo l’atto di votare o di schierarsi può darti le possibiltà di cui hai bisogno. Ma se ci sono due parole diverse ci sono anche ordini di idee diverse, ad esse connesse. Le parole troppo ripetute, sezionate, masticate, smettono la loro funzione e il loro colore, diventando sciape: rimane solo il nome e le paure di cercare parole nuove e forme di comunicazione che non consistano in parole. Si potrebbero impiegare delle forme senza comunicazione, dei vuoti che pieghino il tempo per qualche anno o qualche secondo, lasciando la comunicazione in secondo piano. Come dilatare quegli attimi in cui si pensa niente o deconcentrarsi sui vuoti di memoria.

È più facile trovare ciò che è già stato cercato ma non sempre è ciò che serve. Se qualcosa non è ancora stata trovata è ugualmente stupido credere che non esista o credere che esista. Un motore di ricerca funziona male solo nel suo titolo: se dicessimo “motore di credenza” capiremmo meglio quel meccanismo che ci porta a verificare informazioni in rete quando non si è sicuri di, non si crede a, o si deve risolvere una controversia o si vuole conferma sull’oggettività. Verificare in rete non assicura nulla, come del resto non assicura nulla nemmeno toccare la realtà ma credo che sia solo dovuto al fatto che è necessario chiamare la realtà con un nome per avere la certezza matematica, anzi linguistica, che la realtà esista.

E quanto detto si può applicare anche alla musica, con la postilla che anche dividere la musica dal rumore, dalle arti visive, dalla cucina e dal lanciare sassi dentro il lago, è comunque un modo di dividere ciò che è sempre stato unico. E va bene. E va bene! Va bene, che si divida: ma che l’interezza faccia da attrattore gravitazionale, da guida. Si può decidere da cosa farsi attrarre? Eh… forse no, o forse ancora no. So che oggi si può essere pagati per fare cose sempre più specifiche e particolari, e che l’idea che esista il lavoro cambia con l’idea che si matura o deteriora ed è proprio in virtù di questo che io posso decidere di non considerare lavoro quello che faccio con i dischi o quando suono. È una questione di formalità, preferisco dare un nome che già in partenza non implichi limitazioni rigide ma elastiche alla mia attività. Capito? Sto ammettendo che i limiti esistono! Però hanno la consistenza che gli si vuole dare: se non si può decidere cosa, almeno si può intervenire sul come.

14) Linea Temporale


Ho una rappresentazione di linea temporale che vedo chiaramente davanti a me
Si tratta di una linea con le tacche con sopra scritti gli anni
Riducendone la visuale vedo i mesi, le stagioni, fino ai giorni e alle settimane ed alle ore
Sotto l'ora la visualizzazione diventa un orologio di quelli con le lancette
Se poi ingrandisco questa vista sulla linea vedo i secoli e i millenni, ma non molto più indietro della storia
Più ingrandisco più la linea si trasforma in elementi ed immagini di fatti sparsi come le glaciazioni, i dinosauri, l'assestamento delle zolle, frammentazione universale e vuoto
Dall'altra parte, dalla parte opposta, nel futuro
Invece abbiamo il cyberpunk, i conflitti nucleari, l'evoluzione, il sole che finisce di bruciare e poi di nuovo il vuoto
Ho provato molte volte a disegnare questo schema temporale che mi compare in testa forse più di mille volte al giorno
Ma nonostante sia l'immagine più dettagliata che richiamo, non riesco a dare corpo a tutti gli elementi che ci vedo incastonati
Sia perché son troppi, sia perché molti di essi solo in parte sono visibili
Nonostante io abbia un concetto chiaro e forte di ciò che viene prima e ciò che viene dopo, ho delle altre rappresentazioni temporali che utilizzo in modo intenso, anche se da meno tempo
Chiamarle rappresentazioni è poco appropriato, dato che tutte le mie rappresentazioni vengono ordinate su questa macro-linea temporale di cui ho parlato poco fa
Quindi le ulteriori idee di tempo riscrivono il mio sistema rappresentazionale ogni volta che le penso
Per questo è così difficile parlarne e per questo devo assumere zuccheri in continuazione, in continuazione... gag
Per questo quando percepisco il prima e il dopo uniti e gli istanti come anni e viceversa, mi sento come sulla cima di un vulcano mentre esplode
Un battito di ciglia e tu non hai visto niente
Non riesco neanche a disegnartelo
Generalmente gli eventi attorno a te ti autorizzano a credere che il passato determini il presente ed il presente determini il futuro
In molti casi però non ti autorizza ad accorgerti che invece è il futuro che con la sua prospettiva determina il presente e poi, in chiave col passato
E sì, stiamo parlando di cose non concrete
E sì, vi sto parlando di cose astratte
Astratto però non vuol dire inesistente

15) Clisper


Non c'è metro di misura che quantifichi quanto le visioni del futuro degli umani siano influenzate - anzi, diciamo composte - dalla visione del presente combinata alla letteratura e filmografia fantascientifica e distopica o nel suo equivalente reticolato di mitologia mediatica fatta di brandelli stemperati della suddetta letteratura. Anche chi vive in zone della terra dove c'è poco campo ma molti campi aperti probabilmente immagina anche semplicemente partendo da un frammento di racconti, di racconti, di racconti, di racconti e la sua iconografia si compone di frasi o detti

Quale che sia la sua sostanza, l'immaginario del futuro è un ottimo compendio di ipotesi, spunti e soluzioni su come si comporterebbe l'uomo al cospetto di propri lati oscuri estremi, progrediti e decisivi. Ci sono una marea di libri, film, cartoni e giochi che proiettano questo insieme di immaginazioni e nel tempo variazioni vi si son stratificate passando da una visione alla Asimov, fantasioso osservatore e sistemico, fino ad una alla Philip Dick, più crudele, tragico ed aperto. E ancora più evoluti Ōtomo, Nihei e Masamune. In questi ultimi due anni dell'era si succedono divagazioni derivative come Psycho-Pass o Shinsekai yori, storie composte di elementi provenienti da diversi immaginari ma con la peculiarità sottile di una protagonista che scopre le contraddizioni di un sistema disperato che nasconde le ingiustizie e nefandezze con metodi che vanno dall'hypertecnologico al telecinetico. Fino a qui tutto già affrontato, sennonché la protagonista, scoprendo questa complessa ragnatela e rimanendovi appiccicata, vede comunque una via per fare in modo che il sistema si trasformi senza rivoluzioni olocaustiche o inversioni di tendenza stravolgenti, tanto volute ma tanto insostenibili per la coscienza umana. La chiave è proprio la profonda percezione della protagonista che la rende più qualificata di altri a prendere le redini dei vertici del sistema: è il sistema stesso che raggiunge un eccesso dopo l'altro e piano piano si guarda in faccia capendo di non poter continuare a perpetrarsi così come è sempre stato. I parametri di astuzia od insensibilità non sono più adatti ad una società che cade o che è tenuta insieme dall'ordine troppo rigoroso, così il sistema riconosce la saggezza come ultima risorsa tutelando una fervente ragazzina, consegnandole la conoscenza al contrario di come era sempre stato fatto. QUESTO è un pensiero davvero estremo e complesso, non dico che questo sia il futuro, è solo un pensiero passato in testa a chi ha scritto questi anime, qualcuno ha visto queste cose e le ha volute scrivere e rappresentare; l'idea di una rivoluzione improvvisa è uno sguardo sul passato, non sul futuro, al contrario dell'implementazione della propria stessa sensibilità e percezione. Certo, potrebbe anche non andare come scritto nei cartoni, obbietterete che dare retta a dei cartoni non è un modo serio di curarsi della società, ma una visione del futuro ha la stessa consistenza che sia basata sulla politica, sulla scienza, sulla letteratura, sui dati o su una mia impressione. Una visione del futuro non vale più di un'altra in base alla credibilità perché le fonti di informazioni sul futuro non esistono. Vince chi ha più immaginazione, chi si permette di fare passi dentro a ciò che non è ancora oggetto di comunicazione. State ancora lì a pensare ai difetti di una serie di cartoni animati? State ancora lì a pensare a come potrebbe un libro di storia parlare del presente? I veri e propri libri di storia sono stati sgretolati dalla rete, ora c'è una rete di storia ed io, personalmente, preferisco andare a naso e sbagliarmi di grosso piuttosto che perdermi qualche pesce che sta fuori dalla rete


Citazioni e note Random:


Psycho-Pass
: Psycho-Pass (サイコパス Saikopasu?) è un anime giapponese del 2012, scritto da Gen Urobuchi, prodotto da Production I.G e trasmesso su Fuji TV dall'Ottobre 2012

Shinsekai yori: Shinsekai yori (新世界より? lett. "Dal nuovo mondo"), altresì noto come From the New World, è un romanzo giapponese di Yusuke Kishi che è stato pubblicato il 23 gennaio 2008. Un adattamento manga di Tōru Oikawa è stato serializzato sulla rivista Bessatsu Shōnen Magazine di Kōdansha tra il 9 maggio 2012 e il 9 giugno 2014. Un adattamento anime di venticinque episodi, prodotto dalla A-1 Pictures, è stato trasmesso in Giappone tra il 29 settembre 2012 e il 23 marzo 2013.

16) corpus sonico


Se si trattasse di un momento - questo! - che prelude ad una grossa rivoluzione forse ci sarebbero segnali più chiari ed escalation di violenza e di pressione porterebbero a veri e propri rovesciamenti dei sistemi. Tuttavia sempre più leader reali o immaginari si reinsediano con il nome cambiato ma con le stesse caratteristiche maturate dagli uscenti.
I tentativi di rivoluzione si moltiplicano e diminuiscono i successi, l’approccio al cambiamento è sempre più simile alla rimozione. La radicalità è diventata il compiere certi atti che ormai non sono più alla radice di niente: si capisce molto bene che ciò che sta per accadere è un cambio di era il cui confine temporale non si può segnare su di un calendario o sulla mia linea del tempo.
I segnali vanno intensificandosi da un paio di secoli a questa parte e sono anche precedenti all’inizio dell’era che intende finire a breve. Questi segnali vengono osservati nei loro effetti primari immediati ma trascurati in quelli secondari a lento rilascio, più sistemici. Ad eccezione di quei desideri di vedere un quadro generale tipici del complottismo, che cerca un collegamento tra più fatti con fili che convolano dentro bare dove attaccarsi.
Ma sappiamo che una spiegazione completa e comprensibile necessita di tralasciare dettagli e fatti detti ininfluenti. Comunicare quello che sta succedendo, la fine di un’era, tende all’impossibile perché la comunicazione non è in grado di racchiudere micro-movimenti globali che sono sopra i temi dei movimenti comunicativi umani, tipo i tempi zerotici (?) o il concetto di vuoto (?).
Si può capire con applicazione, si può agire di conseguenza ma la risultante è irrappresentabile e questa rappresentazione imprecisa che vi stiamo dando ne è una prova intangibile. Se volete qualcosa di astratto ma tangibile dovete aspettare la fine.
La
fine
la
fine
la
fine del
la
fine del
la
fine del
era del
la
fine del
era del
la
fine del
era della
comunicazione
la
fine dell’era dellacomunicazione.


6 commenti:

  1. Sai perché ti seguo volentieri? Perché mi fai sempre scoprire cose nuove... Che non conosco :O

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    1. è sempre un piacere condividere cose che possano interessare ad altri :) come sempre ho una lista infinita di album, giochi, musica, film di cui vorrei scrivere sul blog, ma devo limitarmi visti i tempi ridotti :\

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  2. “UVZ come i bannheads” i bannheads era un gruppo underground composto da dj pio, ramtzu e non ricordo chi altro che hanno fatto un solo disco “mitico” che si intitolava appunto UVZ

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    1. FAVOLOSO. Grazie infinite per aver svelato questa citazione e gruppo a me completamente sconosciuto prima :O Dopo lo aggiungo alla pagina!

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  3. Per quanto riguarda Bim Bum Cha ho sempre pensato che la parte "Un adolescente messo in mezzo a degli equivoci.." si riferisse a una puntata di Great Teacher Onizuka

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  4. Mi sono appena accorta che su krust and curious, quando Napo dice “se la tua stabilità dipende da uno stare a galla”, manca “senza pensieri” e poi dice “con esigenze ben soddisfatte”.

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