2 luglio 2011

Alle quattordici economie preferisco le 3 libertà

Ieri mi hanno dato la mia prima quattordicesima! Praticamente mezzo stipendio in più per lo scorso mese. Non ne capisco molto la motivazione originaria, ma è sicuramente apprezzata. Questo è il primo anno che lavoro a tempo indeterminato, quindi negli scorsi anni mi davano solo lo stipendio normale a fine maggio :P Però devo sbrigarmi a trovare un altro conto deposito in cui lasciare i risparmi, visto che per il conto corrente in posta hanno deciso di mettere gli interessi a 0%, quindi tu paghi loro per tenerti i soldi, WTF? Vabhe, cose da adulti che non capirò mai e neanche ho molta voglia di comprendere. Finchè ho i soldi per comprarmi il gelato, qualche gioco, fumetti che si leggono al contrario e CD, io son già contento.



Non mi hanno ancora risposto dal lavoro qui vicino a cui avevo mandato il curriculum, però ho visto che anche oggi c'è lo stesso annuncio su un altro sito, quindi provo comunque a mandare un'altra volta il curriculum leggermente modificato, giusto per vedere se cambia qualcosa e magari chiamano.

Siamo ormai a luglio, quindi fra un mesetto ferie! 3 settimane di riposo totalmente dedicate ai miei interessi (e un po' anche a sistemare casa). Quanti anni di schiavitù lavorativa resisterò ancora prima di riuscire a fuggire dal sistema in qualche modo?
In an industrial society which confuses work and productivity, the necessity of producing has always been an enemy of the desire to create. What spark of humanity, of a possible creativity, can remain alive in a being dragged out of sleep at six every morning, jolted about in suburban trains, deafened by the racket of machinery, bleached and steamed by meaningless sounds and gestures, spun dry by statistical controls, and tossed out at the end of the day into the entrance halls of railway stations, those cathedrals of departure for the hell of weekdays and the nugatory paradise of weekends, where the crowd communes in weariness and boredom?

From adolescence to retirement each 24-hour cycle repeats the same shattering bombardment, like bullets hitting a window: mechanical repetition, time-which-is-money, submission to bosses, boredom, exhaustion. From the butchering of youth's energy to the gaping wound of old age, life cracks in every direction under the blows of forced labour. Never before has a civilization reached such a degree of contempt for life; never before has a generation, drowned in mortification, felt such a rage to live.

The same people who are murdered slowly in the mechanized slaughterhouses of work are also arguing, singing, drinking, dancing, making love, holding the streets, picking up weapons and inventing a new poetry. Already the front against forced labour is being formed; its gestures of refusal are moulding the consciousness of the future. Every call for productivity in the conditions chosen by capitalist and Soviet economy is a call to slavery.
Raoul Vaneigem - 1967

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